Veleni
ecclesiastici e morte del sacro
Questi velenosi intrighi ecclesiastici che stanno emergendo in relazione al caso
Boffo chiamano in
causa responsabilità personali di altissimi prelati. Non è escluso che prima o
poi venga tirata dentro
la persona stessa del pontefice. Anzi c'è già chi parla di un suo coinvolgimento
personale nella
vicenda. C'è pane in abbondanza per i media che si nutrono di scandali. Ma
è molto riduttivo e
secondo me fuorviante questo ridurre tutto all'orizzonte scandalistico della
colpa personale. Gli
intrighi vaticani che stanno emergendo dovrebbero essere visti e analizzati
come segnali potenti del
fatto che è marcio nella radice il sistema ecclesiastico e più ampiamente il
sistema del sacro.
Non elaborare una tale analisi ci fa perdere ancora una volta un'occasione
storica per la crescita
culturale globale. Porre l'attenzione e forse la scure alla radice del
sistema ecclesiastico vuol dire
detronizzare non solo il papa ma il Dio stesso dell'onnipotenza e il Gesù
divinizzato dal mito e reso
il perno della cultura sacrificale.
Uno dei più noti testimoni della necessità di una tale
crescita culturale è Dietrich Bonhoeffer.
Rampollo dell'alta borghesia tedesca fonda insieme ad altri pastori la «chiesa
confessante» in
alternativa e opposizione all'ufficialità della Chiesa evangelica che si era
compromessa con il
nazismo e finisce in vari lager fra cui Buchenwald e Flossemburg dove viene
impiccato il 9 aprile
1945. Nei due anni di internamento scopre l'assenza del Dio delle religioni.
E in una serie di «lettere
dal lager» scritte a un amico delinea una sorta di teologia della fede
non-religiosa che consiste nel
vivere nel mondo «come se Dio non ci fosse». Il fare a meno dell'ipotesi Dio
nelle relazioni sociali
e nella politica è finalmente il raggiungimento della maturità
dell'esistenza umana e la condizione
per l'assunzione piena della responsabilità. Lo stesso cristianesimo
dovrà diventare una non-
religione, come del resto era all'inizio. È complesso il pensiero del
teologo dell'assenza di Dio ben
oltre la mia semplificazione. E non è affatto nuovo. La novità sta nella sua
contestualità storica
legata all'assunzione della laicità come valore e nella sua diffusione
planetaria.
Il messaggio di padre Ernesto Balducci mi sembra che si
ispiri con forza a Bonhoeffer e anzi lo
approfondisca: «Dio è la cifra assoluta dell'aggressività umana (...) Le
religioni, nate come sono in
questa cultura di guerra, sono sempre religioni di guerra, nonostante che esse
magari esortino alla
pace, invochino la pace. Esse legittimano il costume di guerra, le categorie
mentali della guerra
(...)Per vivere, esse devono morire». Sono affermazioni forti. E soprattutto
sono centrali
nell'elaborazione dello scolopio, figlio di un minatore dell'Amiata, rimasto
fedele alla cultura
popolare delle proprie origini.
Con altri accenti dice le stesse cose un grande maestro buddista zen,
vietnamita, cresciuto nella
solidarietà con la lotta anticolonialista del suo popolo,Thic Nhat Han: il
buddismo deve morire
come dottrina della «Pura terra senza sofferenza». Nella Pura terra il canto
degli uccelli celesti è la
voce del Dharma. Ma il canto di un uccello è il terrore dei vermi e degli
insetti. Lo stesso suono che
evoca bellezza può anche ispirare paura e dolore. La pratica buddista muta il
samsara nella Pura
terra ma può impedirci di vedere il dolore, l'angoscia, la sofferenza, le
bombe, la fame, la corsa alla
ricchezza e al potere. E la Pura terra può diventare anch'essa oppio.
Bonhoeffer, Balducci, Thic Nhat Hanh, testimoni esemplari fra
tanti, danno voce e forma a
un'inquietudine e a un impulso che sentiamo scaturire in noi dal profondo.
I cattolici progressisti,
quelli del «disagio», dell'accoglienza, dell'ambientalismo e della pace dovranno
prima o poi
incominciare a porre la scure alla radice della violenza nell'intimo dei sistemi
religiosi. I cattolici
dell'associazionismo progressista fanno propri i temi dei movimenti dal basso
portando talvolta la
radicalità e la forza dell'ispirazione evangelica. Questo è positivo. Ma il
compito dei cattolici nei
movimenti non può limitarsi ad essere una voce in più. Hanno un compito
specifico specialmente
nell'era dei fondamentalismi: sradicare la violenza dall'intimo degli apparati
religiosi ed ecclesiali.
Mentre anche loro di fronte al sacro si bloccano.
È il caso ad esempio dell'incontro di cattolici che si svolge oggi a Firenze per
il secondo anno
chiamato appunto «Firenze 2». Un settore significativo del cattolicesimo
fiorentino aperto rivolge
una critica agli organizzatori dell'evento: vi state adattando ai soliti
«convegni di dottrina teologica
calati un po' dall'alto ...pensiamo infatti che anche la stessa impostazione
della giornata, pur su un
tema così attuale e con momenti di preghiera, risenta della volontà di
prescindere dalla contingenza
che quei temi portano quando invece noi crediamo che la contingenza del tempo
presente necessiti
in certi momenti storici della forza dello svelamento, della traduzione di quei
principi, di quelle
linee nella nostra vita ecclesiale, senza silenzi che non sarebbero compresi».
Ma aiutare le religioni
a morire, con tutta l'incertezza e il rischio che comporta, e con tutta la
saggezza che richiede, non
può essere ancora una volta un impegno per soli religiosi. Ha ragione il
sociologo Franco Ferrarotti
nel sostenere che la fame di sacro e il bisogno di religione vanno sottratti
all'abbraccio mortifero
della religione-di-chiesa, burocratica e gerarchicamente autoritaria, ma
aggiunge che ciò va fatto
con una lotta su più fronti, «dentro ma anche fuori della chiesa».
Insomma i laici non possono più continuare a chiamarsi fuori dai problemi
religiosi, ecclesiali e
perfino teologici. Le frontiere della laicità non si possono più disegnare in
base al muffito metro del
credere/non credere. C'è bisogno di consapevolezze nuove e di percorsi
inediti. Val la pena di
tentare?
don Enzo Mazzi il manifesto 6 febbraio 2010