Il Vaticano invade
l'Italia
La Chiesa non demorde. “Eluana Englaro è stata uccisa”, scrive Avvenire, il
quotidiano della
Conferenza episcopale italiana martedì 10 febbraio, l'indomani della morte di
questa donna in coma
da diciassette anni. “Eluana non è morta di morte naturale, è stata
assassinata”, ha dichiarato il
presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, sul quotidiano Libero. “Uccisa”? E
da chi? Si può
supporre che questa accusa si rivolga al padre della ragazza, che ha voluto
questa fine, ai giudici
della Corte di cassazione, che l'hanno permessa, ai medici laici, che l'hanno
preparata, e al
presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che si è opposto, venerdì 6
febbraio, ad un
decreto-legge che avrebbe potuto “salvarla”.
Ottant'anni dopo il concordato, l'Italia resta sotto la costante influenza del
più piccolo stato del
mondo? “La Chiesa si sente forte in Italia, spiega Marco Impagliazzo, uno dei
responsabili della
comunità di Sant'Egidio. Non cerca di intimidire, ma esercita il suo magistero
in nome della parola
di Dio e del Vangelo. Anche se perde delle battaglie, le deve condurre
ugualmente.” Le battaglie
perse? L'autorizzazione al divorzio, nel 1975, dell'aborto nel 1981, quest'ultimo
collegato ad un
diritto dei medici a far valere la loro “obiezione di coscienza”. Le battaglie
vinte? La pillola del
giorno dopo è introvabile; i “pacs” non sono stati introdotti; la legge sul
testamento biologico si fa
attendere da anni; il risultato del referendum del 2005 sulla procreazione
assistita non ha potuto
essere convalidato per mancanza del numero sufficiente di votanti dopo che la
Chiesa e il Vaticano
avevano invitato all'astensione.
Nell'ufficio del direttore dell'Osservatore Romano, il “Giornale ufficiale” del
Vaticano, Gian Maria
Vian assicura: “Sono innanzitutto la storia e la geografia che spiegano la
specificità dell'influenza
della Chiesa in Italia. Il Vaticano è in Italia, non c'è niente da fare. Già nel
“Purgatorio” Dante
affermava: “Cristo è romano”. “Questa specificità – evidenziata anche dal fatto
che lo stato paga lo
stipendio dei preti -, altri la chiamano “intrusione permanente” e ricordano
l'epoca in cui il
Vaticano spingeva Alcide de Gasperi ad allearsi coi fascisti del Movimento
sociale italiano e
scomunicava i comunisti. Oggi, questa strategia frontale non funziona più. Ma,
ogni settimana, il
cardinale Tarcisio Bertone, segretario di stato della Curia romana, incontra dei
ministri e dei
dignitari dello stato italiano. Tentativi di intimidazione? “Piuttosto una
preoccupazione, spiega
Vian, per l'aria che tira, per le opinioni veicolate da gruppi di pressione, per
la rivendicazione di
nuovi diritti.”
Eppure, dopo la caduta della Democrazia Cristiana (DC) nel 1992 – epoca nella
quale Giovanni
Paolo II fece dire una “preghiera per l'Italia” - si poteva pensare che la
Chiesa avrebbe perso una
parte della sua influenza. Ma, benché il papa non sia più italiano dal
1978, la penisola resta il
“giardino” del Vaticano, il paese in cui ha stabilito la sua linea di difesa.
Con la DC, molti piccoli
partiti laici di sinistra e di destra che avevano saputo stabilire un dialogo
critico con il Vaticano,
sono scomparsi nella tempesta dell'operazione “Mani pulite”.
L'elettorato cattolico si è diviso tra
centro destra e centro sinistra.
“I partiti sopravvalutano il peso di questo elettorato, spiega Marco Politi,
vaticanista del quotidiano
la Repubblica e autore di La Chiesa del no (Mondadori). Ma nel sistema bipolare
attuale, dove la
maggioranza si può giocare su 20 000 voti, nessuno può rischiare di metterseli
contro, anche se,
secondo i sondaggi, la maggioranza degli italiani desidera l'indipendenza del
processo
legislativo.”
“Subappaltando” alle parrocchie e alle associazioni caritative cattoliche
buona parte della politica
sociale, lo stato ha fatto della Chiesa un potente protagonista del dibattito
pubblico. Ma è sbagliato
immaginare che essa si esprime solo a favore di una forma di reazione destrorsa.
Su molti punti
(immigrazione, razzismo, sicurezza), essa si allinea sulle posizioni della
sinistra. Alternando
ripiegamenti timorosi e dichiarazioni generose, la Chiesa fa girare il dibattito
attorno alle sue
posizioni, e lo Stato, che ha costruito la sua unità riducendo la superficie
dell'ex stato pontificio alle
dimensioni di un fazzoletto da tasca, le concede una forza che essa per altri
versi non ha. “La
Chiesa è una delle rare istituzioni che sia uscita praticamente indenne dal
periodo fascista, spiega
Jean-Dominique Durand, professore di storia all'università Lyon-III, appena
nominato “consulente”
presso il Pontificio Consiglio per la cultura. Il vescovo resta il difensore
della città. Lui ha l'autorità
e, secondo lui, il diritto di intervenire nel dibattito pubblico.”
Questo “diritto” gli è contestato dalla piccola Unione degli atei ed agnostici
razionalisti (UAAR).
Come ogni anno, si appresta a “celebrare” a suo modo l'anniversario degli
accordi lateranensi. Per
il 2009 aveva previsto, come a Londra e a Barcellona, di far circolare a Genova
dei “bus atei”.
Sindaco, vescovi e conducenti in subbuglio, questi ultimi appellandosi alla
“obiezione di guida”, e
quindi ritiro della campagna. Eppure, secondo Raffaele Cascano, uno dei
dirigenti dell'associazione
“un numero sempre maggiore di italiani ne ha abbastanza del cattolicesimo
divenuto una sorta di
religione civile”. L'UAAR si prepara ad aprire una sede a Roma, nel cuore del
cattolicesimo. Ma il
comune, che si assume una parte delle spese delle associazioni della città, per
aiutare questa
associazione non ha trovato neanche 1 euro.
Philippe Ridet in “Le Monde” del 12 febbraio 2009