Vaticano: "Difendere gli embrioni è democrazia" "Sconfitta l’etica"
Obama: "Via i limiti alla ricerca, dobbiamo aiutare chi soffre"


Finalmente una buona notizia


Finalmente una buona notizia. Obama toglie i ceppi che Bush aveva posto alla scienza, permettendo agli scienziati americani che lavorano nel pubblico di riprendere le ricerche anche sulle cellule staminali embrionali. Era davvero sorprendente il vincolo posto da Bush, che ha sicuramente rallentato la ricerca. Adesso la locomotiva americana riprenderà e le speranze si riaccendono. Il guadagno non riguarda solo la ricerca sulle cellule staminali, ma il nuovo atteggiamento sui temi della vita.
Mentre prima la linea era quella di un ritorno al vitalismo ippocratico che si limita solo ad aiutare il processo naturale, senza modificarlo - quasi credendo che l'eventuale modifica sia una sorta di profanazione del disegno divino insito nel processo biologico - adesso anche in ambito biomedico si accetta la possibilità di intervento. Questo mi sembra l'aspetto più nuovo e importante della questione, che sarebbe un errore vedere in maniera isolata: non c'è solo la ripresa della ricerca sulle staminali embrionali, ma va considerato anche il discorso sull'aborto e più in generale sull'assistenza sanitaria. Se li mettiamo tutti assieme, dobbiamo prendere atto che Obama sta operando una vera e propria rivoluzione rispetto alla precedente amministrazione. Speriamo riesca a continuare, visto che l'impresa si presenta davvero non facile ed irta di ostacoli.
Non vale la pena ripetere perché le presunte obiezioni "morali" alla ricerca sulle staminali embrionali sono inconsistenti. Dire che la distruzione di un embrione è un "omicidio" è una sciocchezza, come quella che "l'embrione è uno di noi". Purtroppo, nel nostro paese sono continuamente ripetute e questa ripetizione costante ha generato una sorta di inquinamento del clima intellettuale da far sì che a volte appaiano proposizione sensate. Ma l'errore è palese ed equivale grosso modo al dire che un uovo è la stessa cosa del pollo, e che fare una frittata equivale a fare una strage nel pollaio! Ecco perché è assurda l'accusa ricorrente di "omicidio" o "genocidio" e via dicendo. Se poi ci si limita a dire che la distruzione è "immorale" si tratta di chiarire in che senso lo sia e quale precetto lo vieti. Perché altrimenti l'affermazione è troppo generica per essere presa in considerazione.
L'altra grande obiezione è che la ricerca sulle embrionali sarebbe inutile, sia perché non ha prodotto alcuna terapia sia perché ci sono modalità alternative che consentono di far regredire le cellule adulte alla pluripotenza e quindi evitare la distruzione degli embrioni. Ma entrambe le critiche non sono cogenti. Nessuno vuole creare illusioni promettendo la panacea con le staminali embrionali. Siamo ancora nella fase della ricerca teorica tesa a capire i meccanismi di base, e prima di giungere all'applicazione ci vorrà ancora molto tempo.
Ma la distanza temporale non è un buon motivo per bloccare la ricerca ora. Si è aperta una nuova linea di indagine che sembra promettente: lasciamo che sia esplorata e poi trarremo le conseguenze. Solo i pregiudizi insiti nell'idea che l'embrione è uno di noi inducono a credere che si debba impedire di esplorare il nuovo territorio. Per quanto riguarda i metodi alternativi, ben vengano: la ricerca va fatta a tutto campo, ma senza preclusioni di sorta, proprio perché non ci sono solide obiezioni morali a studiare le cellule staminali embrionali (per una analisi più ampia, si veda il fascicolo Notizie di Politeia XXIII, 2007, pp.95-231).
L'ultima obiezione, infine, è la più abietta e insensata: Obama, in sostanza, avrebbe ripagato le lobbies che lo hanno sostenuto. E' interessante osservare che quest'ipotesi fantastica in Italia viene avanzata da alcuni pseudo-ricercatori nostrani abituati a guadagnare popolarità e ricevere lauti finanziamenti dalle lobbies religiose sulla scorta di promesse di esperimenti miracolosi i cui risultati non sono poi mai presentati e lasciati cadere nel dimenticatoio. Né si capisce la ratio di questa obiezione, dal momento che la ricerca privata non è mai stata intaccata dai divieti, i quali hanno colpito la ricerca pubblica. Pertanto, l'abolizione del divieto è benvenuta proprio perché consente un maggiore controllo pubblico degli studi e la diffusione dei risultati.
Solo ciechi pregiudizi possono quindi ispirare quest'obiezione, tesa a gettare discredito evocando l'idea del denaro come sterco di Satana. Peccato che a dir questo sia chi di denaro ne ha in abbondanza e non chi il denaro fa fatica a trovarlo e dalle nuove ricerche si aspetta maggiori risorse. Il problema non è se le nuove ricerche producano nuova ricchezza, ma che questa sia ridistribuita equamente. Questo è l'obiettivo da perseguire.

Maurizio Mori     Liberazione 10.3.09
 

 

 


L'America attraversa una crisi di fede: tutte le confessioni perdono terreno mentre raddoppia rispetto al 90 il numero degli atei.

Staminali, Obama firma
Il Vaticano contro la svolta


Via il bando di Bush. Siglato il decreto che autorizza il finanziamento pubblico della ricerca
Linee guida. Entro 120 giorni il decalogo per gli scienziati. Il presidente: «No alla clonazione»
Obama autorizza il finanziamento pubblico alla ricerca sulle staminali embrionali. Entro 120 giorni le linee guida per i ricercatori. Siglato anche un memorandum per definire i confini tra politica e scienza.


Superman un giorno forse potrà tornare a volare. Il presidente Obama ha cancellato il bando sul finanziamento pubblico alla ricerca sulle cellule staminali embrionali, imposto da Bush a due riprese in omaggio alla sua base teocon. Non solo la ricerca avrà la benedizione della Casa Bianca, ma anche il suo «supporto vigoroso» per procedere veloci anche su altri terreni, come la conversione delle staminali adulte. «Vogliamo che l’America guidi il mondo nelle scoperte che un giorno potranno venire», ha detto Obama, dedicando a Christopher Reeve - il superman cinematografico finito su una sedia a rotelle e scomparso cinque anni fa - l’ennesimo strappo dall’oscurantismo di Bush. Applaude Nancy Reagan, in nome del marito, l’ex presidente Ronald, morto nel 2004 dopo 10 anni di discesa negli abissi dell’Alzheimer, una delle malattie per le quali le staminali potrebbero aprire prospettive. Pollice verso del Vaticano: per l’Osservatore romano una «reale democrazia» non può prescindere dalla tutela dell’embrione.
ALLEVIARE LA SOFFERENZA
C’era qualcosa di tragicamente grande e fragile nell’immagine di Reeve, con la sua faccia da bravo ragazzo made in Usa e la sua montagna di muscoli resi inutili da una lesione spinale: un superman tradito dalla sua umanità, che fino all’ultimo si è battuto - inutilmente - per la ricerca sulle staminali. Per se stesso, per altri come lui, il diritto almeno di poter continuare a sperare. «Se perseguiamo questa ricerca forse un giorno, forse non durante la nostra vita, o nemmeno quella dei nostri figli, ma forse un giorno altri come lui potrebbero farcela», ha detto ieri Obama, criticando il suo predecessore per aver privilegiato l’ideologia sulla ricerca. «Ha imposto quella che io ritengo una falsa scelta tra solida scienza e valori morali - ha aggiunto il presidente americano -. Come persona di fede credo che siamo chiamati a prenderci cura gli uni degli altri e a lavorare per alleviare la sofferenza umana. Credo che ci sia stata data la capacità e la volontà per portare avanti questa ricerca e l’umanità e la coscienza per farlo responsabilmente».
Obama ha escluso esplicitamente la possibilità di aprire la strada alla clonazione umana ed ha dato mandato al direttore del National Institute of Health di presentare entro 120 giorni le linee guida alle quali gli scienziati dovranno attenersi.
Altra novità con potenzialità persino maggiori del rivoluzionario via libera sulle staminali - vero salto di qualità rispetto al passato - è però il memorandum sulla libertà della ricerca scientifica siglato ieri dal presidente. Obama ha dato mandato al direttore dell’Office of science and technology policy della Casa Bianca di sviluppare di qui a 120 giorni una strategia per «ristabilire l’integrità scientifica nell’iter delle decisioni del governo», per impedire cioè che scelte dettate dalla politica o dall’ideologia possano limitare la scienza. Rispetto all’era Bush, una virata di 180 gradi.
A lutto i vescovi Usa, che parlano di «una triste vittoria della politica sulla scienza e l’etica», giudicando «un’azione moralmente sbagliata» la ricerca sulle staminali embrionali «perchè incoraggia la distruzione di vite umane innocenti». Tanto più sbagliata perché «ignora il fatto che ci sono a disposizione e in attesa di un maggior sostegno modalità solidamente etiche per l’avanzamento della scienza sulle cellule staminali». Critiche che tornano sull’Osservatore romano, convinto che «una volta oltrepassata la fondamentale linea morale che ci impedisce di trattare gli esseri umani come meri oggetti di ricerca, non ci sarà più un punto di arresto».
«FINE DI UN INCUBO»
Bush aveva ammesso la ricerca solo su 60 linee di staminali già create prima del 9 agosto 2001. «È la fine di un incubo burocratico e da ragioniere che ha rallentato il nostro lavoro», ha detto ieri Douglas Melton dell’Harvard Stem cell Institute. Il via libera di Obama non riguarda il divieto sulla creazione di embrioni umani per finalità di ricerca, l’emendamento Dicker Wicker, in vigore dal ‘96 e sempre rinnovato.

Marina Mastroluca     l’Unità 10.3.09

 

 


Investire nella ricerca. Una lezione per l’Italia


Faceva un certo effetto leggere i commenti di Michael Moore, regista di Farenheit 9/11 e oppositore di George W. Bush, sull'elezione di Barack Obama. «Come sarà avere un presidente intelligente? Ritornerà la scienza, messa al bando per otto anni». Quindi, mentre il mondo si interrogava su cosa sarebbe cambiato col nuovo presidente a Wall Street e in Iraq (tranne quelli che facevano gli spiritosi sul colore della sua pelle), in America si pensava anche al futuro della scienza. In Italia non ce ne potevamo accorgere, presi come eravamo a discutere su come sbarazzarci della ricerca e dell'Università pubbliche, ma neanche negli Stati Uniti gli scienziati se la passavano bene. La presidenza Bush si è caratterizzata con iniziative pesantemente ideologiche, che hanno avuto conseguenze negative sullo sviluppo della ricerca.
E invece, adesso, in America la ricerca è una priorità. Fra i primissimi provvedimenti del presidente Obama c'è infatti l'abolizione del regolamento che aveva di fatto fermato la ricerca sulle cellule staminali embrionali. La notizia, seguita dall'annuncio di nuovi studi clinici e di grossi investimenti pubblici, ha provocato immediate prese di posizione: positive da parte di molti, con annunci di ulteriori investimenti privati e annunciate migrazione di scienziati verso gli Stati Uniti; negative da parte di alcune associazioni e della stessa Chiesa Cattolica.
Allora, è giusto investire denaro pubblico sulle staminali embrionali? È evidente che, nel distribuire i fondi per la ricerca, i governi devono considerare molti elementi, tra cui la diffusione delle malattie che si intendono curare; la bontà del progetto scientifico; le questioni etiche; l'armonizzazione con la legislazione e le disposizioni di altri paesi. Gli ultimi due punti rappresentano il nodo più complesso, un nodo che stringe anche i ricercatori italiani (la legge 40, oggetto del noto referendum). Ma cosa sono le cellule staminali embrionali e in cosa si differenziano da quelle adulte? Leggiamo le definizioni date dal MeSH database (il più grande dizionario medico: http://www.ncbi.nlm.nih.gov/sites/entrez?db=mesh). Le cellule staminali embrionali sono «Cellule derivate dalla massa cellulare interna della blastocisti, che si formano prima dell'impianto nella parete uterina; queste cellule mantengono la capacità di dividersi e proliferare, e forniscono le cellule progenitrici che si possono differenziare in cellule specializzate». Le cellule staminali adulte sono «Cellule con elevate capacità proliferative e di auto-rinnovamento derivate dall'adulto».
Secondo il MeSH database, quindi, conta la provenienza: per le embrionali la blastocisti, per le adulte gli organi dell'individuo adulto. Attenzione: la blastocisti non è l'embrione come comunemente inteso, cioè un minuscolo individuo con aspetto già riconoscibilmente umano; si tratta invece di una piccola sfera contenente le cellule da cui si formeranno l'embrione e poi il feto.
L'intervento di Obama è volto a consentire l'utilizzo di cellule provenienti da blastocisti generate in soprannumero nella fecondazione assistita, che già si trovano in congelatori e che quindi andrebbero comunque incontro alla morte. Dal punto di vista pratico, la differenza più importante sta nel fatto che, mentre le cellule staminali embrionali sono in grado di produrre tutte le parti dell'organismo, quelle adulte sono in grado di generare solo le cellule che compongono il tessuto entro il quale si trovano. Per gli scienziati, è ovviamente preferibile avere a disposizione l'intero ventaglio di possibilità, che include anche altre tipologie cellulari come le iPS (cellule indotte alla multipotenza). Al momento possiamo dirci convinti del fatto che le cellule staminali consentiranno di trattare molte gravi malattie, ma non sappiamo quale tipo si rivelerà migliore. Solo studiandole e confrontandole con quelle adulte capiremo in quali circostanze siano meglio le une o le altre, e perché: cose che dobbiamo ancora esaminare a fondo perché ad oggi, a dispetto di annunci eclatanti sulla stampa e sul web, l'unica terapia con staminali sicuramente efficace resta il trapianto di midollo osseo.
Ma allora, se davvero la ricerca è una priorità, se davvero le cellule staminali rappresentano la più promettente strategia per il trattamento di malattie devastanti e incurabili, perché non dovremmo investire nella ricerca sulle embrionali?
Com'è noto, il problema è etico: se va attribuito status di persona alle cellule della blastocisti (meglio essere precisi e non usare il termine embrione, che suscita reazioni emotive non corrispondenti alla realtà). I sostenitori del sì ritengono che queste cellule siano una persona perchè hanno il genoma (il DNA) dell'adulto e la potenzialità per diventare individui adulti. Ad altri, la tesi che una blastocisti sia già una persona non convince, perchè è possibile (e spesso succede) che essa si divida e dia origine a gemelli, cioè individui che hanno lo stesso genoma ma non sono certo la stessa persona.
È curioso che, mentre la scienza si interroga su come dalla materia biologica possano emergere funzioni superiori (emozioni, memoria, intelletto, ciò che davvero definisce la persona), alcuni si concentrino sui meccanicismi della genetica. Con fatica, stiamo superando l'idea che una persona possa essere definita in base ai propri geni: varrebbe la pena di non tornare indietro. Se no, sarebbe come dire che è il colore della pelle («l'abbronzatura») quello che conta davvero…
(Guido Barbujani è professore di Genetica e Michele Simonato professore di Farmacologia all'Università di Ferrara).

Guido Barbujani    l’Unità 10.3.09