Le calamità naturali che toccano le aree povere del mondo non fanno notizia
Quando gli uragani non entrano in tv
 

Non solo gli Stati Uniti sono alle prese con il maltempo. Nei giorni scorsi, nonostante l’attenzione dei media fosse concentrata esclusivamente sul gigantesco esodo dei cittadini texani in fuga dall’urgano Rita, una tempesta tropicale si è abbattuta sul golfo del Bengala, causando almeno 36 morti e un numero imprecisato di feriti e dispersi; oltre 60mila persone sono rimaste senza casa. I Paesi più colpiti sono stati India e Bangladesh. Lo Stato indiano dell'Andhra Pradesh è ora in ginocchio: le piogge hanno distrutto paesi e villaggi, costringendo migliaia di persone ad abbandonare le loro case per cercare di mettersi in salvo. Gli sfollati sarebbero, secondo le prime stime, almeno 140mila. Le strade sono bloccate, interi villaggi allagati; interrotti molti collegamenti ferroviari. Il Governo indiano ha predisposto 465 campi di accoglienza nei distretti di Khammam, East e West Godavari e Krishna. Nella sola città di Khammam circa 30mila persone sono state costrette a lasciar e le loro case e a recarsi nei campi. Situazione estremamente critica anche in Bangladesh, dove, nei giorni precedenti la tempesta, 300 persone sono state date per disperse a causa di inondazioni che hanno colpito i distretti meridionali del Paese. Oltre 50mila persone sono state costrette ad abbandonare i propri villaggi dopo l'esondazione di alcuni fiumi, tra cui il Pusur. Nel silenzio generale dei media, anche la Cina è stata colpita da un uragano: nelle scorse settimane, un tifone ha spazzato la zona di Shanghai provocando la morte di almeno 14 persone, otto dispersi e l'evacuazione forzata di oltre un milione di persone. L'agenzia di stampa cinese Xinhua ha dato notizia di alcune persone disperse nei pressi del porto di Ningbo. In precedenza Khanun aveva colpito l’isola di Taiwan, provocando un morto, 24 feriti e centinaia di migliaia di dollari di danni. Anche in Giappone il tifone Nabi ha ucciso 15 persone nell’isola meridionale di Kyushu. Nabi (che in coreano signifi ca “farfalla”) ha rovesciato più di 1 metro di pioggia sulla terza isola del Giappone, scatenando alluvioni e smottamenti. Centinaia di abitazioni sono state distrutte o gravemente danneggiate. Decine di migliaia di persone sono state evacuate. Infine ieri il tifone Damrey ha investito la Cina meridionale e il Vietnam, con un bilancio provvisorio di 6 morti e 500mila persone evacuate.
Forse però, per avere l’attenzione dei media, un tifone deve avere un nome occidentale, o meglio americano, e fare danni valutabili in dollari, e non in yen o yuan.


Paolo Tosatti
   da www.aprileonline.info    n° 16 del 27/09/2005