Una visita sopravvalutata
 

Domani il Papa va in Sinagoga. I mass media italiani sono tutti mobilitati: sembra che non si possa
parlare d'altro, anche se non tutti gli ebrei sono d'accordo sulla esaltazione di questo nuovo incontro.
E anche sulla esaltazione dello stretto rapporto fra ebraismo e cristianesimo.
Ma i «fratelli maggiori», così definiti da papa Giovanni, questa volta sono divisi: non pochi
rifiutano la gioia di un incontro che dovrebbe cancellare momenti importanti e tristi di storia.
L'entusiasmo di oggi e domani, comunque, non deve far dimenticare qualche riflessione, per così dire, a margine.

È forse opportuno, in queste giornate solenni, citarne almeno qualcuna.
La prima riguarda, anche se indirettamente, la situazione del Medio Oriente: l'abbraccio di oggi e
domani non può e non deve far dimenticare la politica di Israele nei confronti dei palestinesi. Una
politica che anche gli ebrei italiani non possono e non devono ignorare.

Ma l'abbraccio di oggi non può e non deve cancellare la storia. Per troppo tempo - troppi secoli - il
cristianesimo ha schiacciato l'ebraismo. Fino a ieri.
L'ebraismo ridotto a difendersi, a sopravvivere
con difficoltà nei ghetti organizzati proprio dal mondo e dalle autorità cristiane, quasi sempre
cattoliche. Ben prima della shoah. Una lunga vergogna storica che certamente qualche moderno
gesto gentile come quello di domani non basta a cancellare.

Ma non vanno ignorate le altre dimensioni del problema religioso nel mondo. Ebraismo e
cristianesimo insieme sono ben lontani dall'esaurire il panorama, e non devono dimenticarlo. Né
possono pretendere una sorta di primato, come se soltanto l'asse ebraico-cristiano potesse vantare
l'esclusiva della verità.
Una pretesa tipica di Roma e non soltanto. Una pretesa che deve essere
superata, anche a prescindere dalla situazione delle componenti dell'asse ebraico-cristiano.
Il mondo delle religioni richiede ormai - al tempo dei mass media - un approccio ben più aperto e
positivo. Basti pensare alla diffusione dell'islam e anche di un atteggiamento «fai da te» molto
diffuso anche nell'ambito del cristianesimo, sia cattolico che protestante. Il rapporto fra ebrei e
cristiani anche nuovo è, sì, importante, ma non può e non deve essere sopravvalutato, come se le
altre religioni non fossero altrettanto importanti e altrettanto significative per la «salvezza».

È importante che all'interno dell'asse «biblico» il cristianesimo non sia soffocante e schiacciante,
con la pretesa di superiorità, come è stato quasi sempre nel passato. Ma è anche importante che tutta
la tradizione biblica e cristiana - ebraico-cristiana - non dimentichi i propri limiti e riconosca il
valore delle altre tradizioni religiose, sia di quelle più aggressive come l'islam, sia di quelle che lo
sono in misura minore, ma alle quali ormai i mass media riconoscono un eguale diritto di esistenza
nel mondo e di parola.
Che la solennità di domani sia un omaggio non soltanto alla grande tradizione biblica ma alla
ricchezza e alla libertà della verità.


Filippo Gentiloni     il manifesto 16 gennaio 2010