Una pietra sopra la teologia della liberazione

L'intervento vaticano sulle teorie del teologo Jon Sobrino rappresenta una ulteriore significativa indicazione sulle posizioni teologiche del pontificato di Benedetto XVI e insieme sulla pietra tombale che il Vaticano vuole apporre alla teologia della liberazione. Non è una condanna, ci si è affrettati a dire, ma una «notificazione», il cui significato, comunque, è chiaro: le tesi di Sobrino (i suoi libri principali sono noti in tutto il mondo e anche tradotti in italiano) sono state giudicate «erronee e pericolose», e le spiegazioni da lui fornite sono state giudicate «insoddisfacenti». In buona sostanza Sobrino è accusato di avere eletto i poveri a «luogo teologico fondamentale», cioè a principale fonte di conoscenza per la chiesa, al posto della «fede apostolica trasmessa dalla chiesa a tutte le generazioni». Una ulteriore condanna, dunque, di quella teologia della liberazione che era uscita dal Concilio Ecumenico Vaticano II e che ben presto si era affermata fra i teologi cristiani - cattolici e non - dell'America latina e di tutti i paesi più poveri del mondo. Una vera boccata di ossigeno contro una teologia troppo spesso alleata dei ricchi e dei potenti, contro un centralismo ecclesiastico che non dava la parola ai poveri, i primi protagonisti dell'annuncio evangelico. Dura la reazione vaticana, immediata. A provocarla non tanto le posizioni teologiche rivoluzionarie, quanto il timore della possibile alleanza fra la nuova teologia e il comunismo ateo che in quegli anni sembrava destinato a diffondersi soprattutto fra i poveri del terzo mondo. Roma lo temeva più di quanto temesse il potere del capitalismo più sfrenato. Così la repressione guidata da Roma e sostenuta dai poteri politici più reazionari (Pinochet e molti altri) riusciva se non proprio a soffocare per lo meno a rendere molto arduo il cammino della teologia della liberazione. Ma ancora oggi, dopo la «notificazione», Sobrino ha dichiarato che «sottomettersi alla sentenza emessa contro di lui sarebbe di poco aiuto per i poveri di Gesù e per la chiesa dei poveri». Interessante, però, la reazione di buona parte dei teologi cattolici di tutto il mondo che hanno dichiarato che nelle opere di Sobrino non c'è niente che sia contrario o incompatibile con la fede cristiana. Una spaccatura, dunque, fra Roma e buona parte della teologia. La ritroveremo, con probabilità, il prossimo maggio, quando avrà luogo in Brasile la conferenza dei vescovi dell'America latina, solennemente inaugurata dallo stesso Benedetto sedicesimo.

 

Filippo Gentiloni   il manifesto 25/3/207