Una nuova geografia con la scomparsa del limbo

 Vale la pena di riflettere su alcune recenti prese di posizione del magistero vaticano: qualche cosa sta cambiando proprio sulla «geografia» dell'al di là: la rinuncia, ormai esplicita, all'affermazione dell'esistenza di un «limbo» per i bambini morti senza battesimo (si pensi al canto IV dell'Inferno di Dante). Bambini che, però, sarebbero persone umane come ripete l'attuale polemica cattolica contro l'aborto.
Allora, quale la loro sorte nell'al di là? Due le strade che i cristiani dei secoli scorsi avevano battute. Una preferiva negare la vera natura umana di un bambino concepito ma non arrivato alla nascita. Di persona umana - sosteneva anche Tommaso d'Aquino - si poteva parlare soltanto dopo qualche mese di vita.
La seconda via aveva inventato il limbo. Un «luogo alternativo sia all'inferno che al paradiso. Niente pene, ma all'eterna beatitudine, secondo la teologia, non si poteva accedere senza la "grazia" del battesimo. Una soluzione quella del limbo, a dir poco, artificiosa, che oggi il Vaticano dichiara insostenibile» (il testo su La Civiltà Cattolica del 5 maggio 2007).
Ma le perplessità non mancano. Le propongono gli stessi numeri: i bambini morti prima della nascita e dell'uso di ragione sono una quantità enorme: un paradiso, dunque, affollatissimo? Una nuova geografia che ci può far piacere, corrispondendo bene alla misericordia e restringendo, invece, lo spazio del male e della pena. Ma come collegare questo paradiso ai dogmi della «grazia» e alla necessità del battesimo?
Forse bisogna ancora una volta distinguere l'immortalità (pagana) dalla resurrezione (cristiana; e per chi?).
Un notevole ridimensionamento della dottrina cattolica sembra inevitabile. Più spazio, dunque, alla discussione e alla interpretazione. Anche al dubbio. Grazie alla vicenda del limbo e alla sua scomparsa.

 

Filippo Gentiloni     Il manifesto 20/5/07