Una nuova Bibbia
per un magistero cattolico più biblico
È sotto gli occhi di tutti, in questi giorni, la pubblicità di una nuova
edizione della Bibbia. Una
buona notizia per i cristiani italiani. Ne avevamo bisogno: fino a ieri le
edizioni italiane della Sacra
Scrittura non brillavano né per esattezza né per il linguaggio. Speriamo che
molti italiani comperino
la nuova edizione e soprattutto non la custodiscano chiusa in un bello scaffale.
Il rischio è che non
la leggano: un rischio tutt'altro che infondato nel nostro mondo cattolico.
Un rischio radicato nei
secoli e nella storia del nostro cristianesimo. La nuova edizione riuscirà a
invertire una tendenza
radicata così profondamente? Da secoli il cattolicesimo romano ha posto la
Bibbia negli scaffali. La
ha citata mille e mille volte, ma non ne ha fatto, come avrebbe dovuto, la fonte
del magistero.
Citazioni come ornamento, come nota a margine. Mentre la sostanza del
magistero, la fonte
principale non derivava dalle pagine bibliche ma quasi sempre da una legge
presunta «naturale».
Una legge che permetteva al Vaticano di rivolgersi a tutti, anche ai non lettori
della Bibbia.
Cambierà ora questo atteggiamento? Lo speriamo, ma non basta una nuova edizione,
per quanto
perfetta. È proprio il Vaticano che deve acquistare una nuova mentalità
biblica. Un nuovo modo di
considerare le verità religiose e la storia. E soprattutto l'autorità.
Basti osservare quanto del
magistero pontificio riguardi le questioni di etica sessuale e quanto poco e
scarso sia il fondamento
biblico di tali questioni. Nel confronto-conflitto fra le due autorità,
quella vaticana e quella biblica,
finora la prima ha prevalso nettamente. Ora si tratterebbe di una vera
rivoluzione che avvicinerebbe
decisamente la mentalità cattolica a quella protestante. Qualche segnale in
questo senso non è
mancato, soprattutto nello spirito del Concilio Vaticano II. Speriamo che
la nuova traduzione non
soltanto sia letta dagli italiani, ma giovi a rendere più biblico lo stesso
magistero cattolico. Più
biblico: meno autoritario, più legato alle vicende storiche e alla mentalità
corrente, meno spaventato
dal rischio del relativismo. La Bibbia non è un codice, né un catechismo, ma un
percorso, una
grande racconto.
Filippo Gentiloni il manifesto 24 maggio 2009