Una Chiesa che non ha risposte
Vaticano. Il deludente incontro Chavez-Ratzinger non va al di là di formalità e blande rivendicazioni da parte del Papa. Silenzio sui veri problemi del Paese

"Bienvenido", ha detto l'anziano tedesco. "Encantado", ha risposto il cinquantenne dalla faccia da indio. L'incontro in Vaticano tra Benedetto XVI e il presidente venezuelano Hugo Chavez è cominciato e si è concluso all'insegna del bon ton, è durato in tutto 35 minuti, e ha segnato ancora una volta una presa di posizione netta della Chiesa cattolica romana. Chiesa cattolica che in Sudamerica ha tradizionalmente una politica sola: ostilità verso i movimenti operaisti, sindacali e pauperisti (indimenticabile il vero e proprio "litigio" tra Giovanni Paolo II e la folla di giovani sandinisti in Nicaragua, zittiti con un tonante "Silencio!"), e tolleranza se non vera e propria complicità verso i regimi più reazionari, a partire dall'Argentina della dittatura dei militari e dal Cile di Pinochet, grande amico del nunzio Pio Laghi, e amato fino all'ultimo dalle alte gerarchie cattoliche.

Inevitabile, con questi precedenti, immaginare che faccia avrà fatto papa Ratzinger quando l'ineffabile Chavez gli ha porto in dono una serigrafia di Simon Bolivar, il Libertador venezuelano che il presidente considera un riferimento ideale e politico. Una sorta di proto-Che Guevara, non a caso l'altro più concreto modello di Chavez, che è tuttora il più filocubano tra i leader dell'America Latina. Apprezzabile il tentativo di Chavez di riscattare davanti al severo pontefice la figura di Bolivar, ricordando che il testamento del rivoluzionario cominciava con "In nome di Dio onnipotente" e si chiudeva con "Sono un cattolico e fedele cristiano". Probabilmente il colto papa Ratzinger avrà ricordato che uno dei motti che Bolivar amava ripetere era "...La loro credulità fa dei cattolici una setta di idolatri..." Fatto sta che i regali papali non hanno concesso sconti: l'enciclica, le medaglie del pontificato e soprattutto la lettera di cui tanto si è discusso, con le richieste della Santa Sede al governo venezuelano.

Come al solito, e vale per il Sudamerica come per l'Italia, le preoccupazioni vaticane sono ormai esclusivamente legate agli spazi politico-sociali che i governi concedono alla Chiesa, senza nessuna attenzione alle istanze ecclesiali di base, ai missionari, alle chiese dei poveri, ai tentativi di migliaia di preti latinoamericani di fare fronte comune con le masse contadine e popolari vessate dai grandi latifondisti. E infatti, puntuali, queste sono le richieste del Vaticano: ''Innanzitutto - ha spiegato il portavoce Navarro - il Papa ha ribadito la libertà della Santa Sede nella nomina dei vescovi e ha auspicato che l'Università cattolica 'Santa Rosa da Lima' possa sempre mantenere la sua identità cattolica''. Ratzinger ha ''anche espresso la sua preoccupazione per un progetto di riforma dell'istruzione in cui non troverebbe posto l'insegnamento della religione. Ha chiesto, inoltre che i programmi di salute pubblica mantengano come punto basilare la protezione della vita fin dal suo inizio. Infine, ha sottolineato l'esigenza dell'indipendenza dei media cattolici''.
Secondo il portavoce vaticano il presidente del Venezuela ''ha assicurato il suo interesse circa le richieste del Santo Padre ed il suo impegno per superare ogni tensione nel rispetto dei legittimi diritti di tutti''. Insomma, le consuete richieste, che sembrano sposare su tutta la linea la politica pervicace che la chiesa venezuelana sta portando avanti da 7 anni, da quando fu varata la Costituzione bolivariana.

Le "colpe" di Chavez? Il presidente-indio ha introdotto la libertà di culto, garantendo diritti e spazi (specie sui media) ai movimenti evangelici; ha tagliato dell'80% i finanziamenti statali alla Chiesa cattolica (che erano i più elevati di tutto il Sudamerica, in una nazione povera e travagliata da enormi contrasti sociali); sta varando una legislazione scolastica che privilegi la scuola pubblica, e via di questo passo. Non si parla di un mangiapreti, insomma: Chavez non ha mai detto, come un altro dei suoi idoli, Garibaldi, che "i preti andrebbero buttati tutti nel Tevere". E' un tipico leader populista sudamericano: marxista si, ma anche cristiano. Più Mazzini che Bakunin. Uno che ama dire che Gesù è socialista, o meglio è un "Vergatario ", parolaccia dei bassi fondi della capitale venezuelana usata per definire il piú agguerrito e feroce boss delle bande che circolano nelle baraccopoli. Un mix di Stato laico e cristianesimo protestante-socialista, pallido nipote di quella potente sintesi teologica che fu la teologia della Liberazione, stroncata all'epoca da Wojtyla e da Ratzinger.

Inutile dire che l'episcopato venezuelano in massima parte inorridisce di fronte a questo coktail, che dimostra una maggiore attenzione per i poveri e gli emarginati, ma toglie la terra sotto i piedi alla gerarchia e alla fitta rete di privilegi e di controllo reciproco intessuta sotto i governi fascisteggianti di Lusinchi e di Perez. Buona parte del clero è legata all'Opus Dei, ai Legionari di Cristo e ad altri movimenti ecclesiali di destra. Una minoranza (il 15 per cento circa) tenta ancora di inseguire la grande chimera del cristianesimo sudamericano: la scelta dei poveri. Sono le Comunità Ecclesiali di Base (Ceb) che portano il proprio contributo nelle organizzazioni popolari col cooperativismo, l'educazione liberatrice di Paulo Freire, la coscientizzazione politica. Oggi il governo favorisce organizzazioni sociali, cooperative, progetti endogeni, e i coraggiosi preti delle Ceb, partendo da un'esperienza comunitaria cristiana, partecipano attivamente a questi processi.

Ma niente di tutto questo è stato affrontato nelle stanze riccamente adorne del Vaticano. In questo senso l'incontro del papa tedesco col rivoluzionario sudamericano è deludente e profondamente indicativo anche per il futuro. La Chiesa sulla povertà, come ammise Wojtyla, "non ha soluzioni da offrire". Ha molto da dire, invece, sui fondi alle scuole private, e sull'infinita querelle su divorzio, aborto e contraccezione.

 

Paolo Giorgi         AprileOnLine n.160 del 12/05/2006