Una cappella
“laica”, la sfida dell'ospedale
La «Stanza del silenzio» sarà anche politically correct ma, com’è
evidente dall’ingresso
videosorvegliato, a qualcuno potrebbe non piacere. Per esempio a vandali,
antisemiti, anti-islamici o
integralisti di questa o quella religione. Magari gli stessi che nelle scorse
settimane hanno spedito
lettere di minacce al direttore generale Giuseppe Galanzino (che
ieri l’ha inaugurata) o al ragazzo
dell’amministrazione che ha seguito il progetto. Frasi farneticanti («brucerai
nelle fiamme
dell’inferno») oppure critiche feroci per l’apertura a tutte le fedi di un luogo
che fino a ieri è stato
invece uso esclusivo dei cattolici.
«È semplicemente una stanza che dà la possibilità a chiunque, anche a chi
non crede, di ritrovarsi
nello spirito», spiega Galanzino, sicuro che il progetto funzionerà, e
senza intoppi. Le minacce? Il
direttore sminuisce, «dev’essere stata una vecchia madama... » e dice che «ci
staremo attenti,
soprattutto i primi tempi, perché qualche pazzo può sempre arrivare. C’è la
telecamera e poi faremo
fare dei giri di controllo». La sua «stanza silenziosa», ricorda, «è stata
realizzata con pochi soldi e
con la disponibilità assoluta del cardinale Poletto». La diocesi ha messo a
disposizione la cappella
del vecchio ospedale dermatologico (oggi un’ala del corpo principale), quasi mai
usata perché alle
Molinette è in funzione una chiesa ben più grande. Ed è nella chiesa che hanno
trovato posto la
madonnina, i crocefissi e gli altri simboli cattolici spostati dall’ormai ex
cappella per far posto a
pareti con diverse sfumature di azzurro, colore scelto con un sondaggio fra i
rappresentanti delle
diverse religioni. Scartati all’unanimità il giallo, l’arancio e il rosso,
escluso l’affresco dei muri con
scene panoramiche («cose che non favoriscono la meditazione»), vietati i
simboli di ogni
confessione perché nessuna possa prevalere sulle altre. Accesso
consentito a tutti, degenti, parenti,
amici, personale ospedaliero. Unica concessione ai simboli: i libri sacri dei
vari culti, a disposizione
in un armadietto all’ingresso della sala. Accanto ai libri anche un registro per
scrivere impressioni e
suggerimenti, «un modo — dice Galanzino — per monitorare il gradimento di questa
iniziativa che
è anche la prima, nel nostro Paese, in un ospedale pubblico».
A giudicare dalle telefonate arrivate ieri in amministrazione dai vari reparti
l’interesse sembra
assicurato. Ci scommettono anche le decine di consulenti spirituali da un anno
al lavoro, proprio
alle Molinette, per garantire «l’assistenza dell’anima» a tutti, musulmani,
ebrei, evangelisti,
buddhisti, cattolici, ortodossi, induisti...
Giusi Fasano Corriere della Sera 3 aprile 2009