Un sovversivo a Palazzo Chigi
Il presidente del Consiglio Berlusconi non accetta la presa di posizione del
Capo dello Stato che ha annunciato di non esser disposto, per motivi
costituzionali, a firmare il decreto del potere esecutivo sulla vicenda di
Eluana Englaro. Berlusconi prova invece a far approvare in tre giorni un disegno
di legge con lo stesso contenuto.
Occorre sottolineare, innanzi tutto, che è la prima volta che si verifica un
simile scontro istituzionale nell’Italia repubblicana. In tutti gli altri casi
negli ultimi trent’anni (con il presidente Pertini il 24 giugno 1980 e il 3
giugno 1981, con il presidente Cossiga il 10 luglio 1989 e il 6 febbraio 1990,
con il presidente Scalfaro il 7 marzo 1993) i presidenti del Consiglio,
rispettivamente i democristiani De Mita e Andreotti, decisero di rinunciare ai
loro provvedimenti. Rispettarono, insomma, con il loro comportamento le funzioni
di garante della costituzione che ha nel nostro ordinamento il presidente della
repubblica. Ma questa volta il capo del governo, rappresentante del potere
esecutivo, ha voluto forzare la situazione, mostrando di rifarsi a quel
“sovversivismo dall’alto” o “delle classi dirigenti” che Antonio Gramsci aveva
già segnalato nei suoi Quaderni del Carcere e che ha costituito, nella nostra
storia, una pericolosa anomalia da cui è nato il fascismo e ogni altro tentativo
di autoritarismo antidemocratico.
Non sappiamo come la vicenda si concluderà nelle prossime ore ma dobbiamo
segnalare il diverso comportamento della seconda e della terza carica dello
Stato. Il presidente del Senato onorevole Schifani si è schierato nettamente al
fianco del capo dell’Esecutivo, ignorando la lettera e lo spirito della
costituzione, e il presidente della Camera onorevole Gianfranco Fini, al
contrario, ha rispettato il testo costituzionale in vigore e, in una sua
dichiarazione, ha esortato il capo del governo a rinunciare al provvedimento.
I due opposti atteggiamenti da parte delle due massime cariche parlamentari
mostrano gli effetti negativi di una condotta come quella di Berlusconi che di
fatto nega le prerogative attuali del Capo dello Stato e ignora la costituzione
vigente. C’è da chiedersi se un simile comportamento non si configuri di fatto
in un attentato alla Costituzione repubblicana con le conseguenze che l’atto
potrebbe comportare sul piano costituzionale.
Se poi ricordiamo che proprio questo capo dell’Esecutivo non ha risolto il grave
conflitto di interessi da cui è investito e continua a imporre leggi ad personam
come il lodo Alfano e altri lodi in via di fabbricazione, ci rendiamo conto in
maniera sempre più chiara che lo Stato di diritto corre in Italia gravi pericoli
e che il rischio di una via autoritaria è sempre più vicino.
Nicola Tranfaglia l'Unità 8.2.09
Pericolo pubblico
Anche nelle tragedie sono sempre i dettagli a dare la misura del disastro, a
rivelare l'inganno. Uno sguardo, un gesto, una scarpa slacciata. Qualcosa che
rompa l'ipnosi e illumini d'improvviso la scena per quello che è. Ieri, per
Berlusconi, è stato il linguaggio. Sì certo il bonapartismo. Sì l'attentato alla
Costituzione, l'aggressione al capo dello Stato, la democrazia in pericolo,
Eluana che fa da pretesto per una partita di potere. La corsa al Quirinale, lo
scardinamento delle regole, l’arbitrio assoluto di uno solo: sì certo, tutto
questo saliva in un crescendo omeopatico segnato ogni tanto da un sussulto. Poi
quelle parole: «Eluana mi dicono ha un bell'aspetto, funzioni attive, il ciclo
mestruale». Il ciclo mestruale, ha detto il presidente del consiglio ai
microfoni. Poi: da parte di suo padre «non c'è altro che la volontà di togliersi
di mezzo una scomodità». Togliersi di mezzo? Una scomodità? Ma come parla. Di
cosa parla. Ecco cosa fa veramente paura, cosa sveglia decine di migliaia di
persone: l'assenza di freni inibitori, il delirio di onnipotenza che fa
straparlare senza controllo proprio come chi abbia perso definitivamente il
senso di realtà, di misura e di rispetto. Un pericolo pubblico, collettivo:
guida a folle velocità senza freni, l'Italia è a bordo. Bisogna scendere. Non
c'è tempo da perdere.
Che accusi Napolitano di voler uccidere, che giudichi la Costituzione
«bolscevica» e che prometta di cambiarla lui da solo, che i regolamenti gli
sembrino antiquati dunque anche questi da spazzar via sono solo altri sintomi
dello stato di alterazione. L’onnipotenza è del resto in buona misura reale: le
leggi che si è costruito su misura glielo permettono. Potrebbe far irruzione a
Sanremo, se gli garba, e dall'Ariston parlare al paese per giorni: raccontare
barzellette, irridere il capo dello Stato. In veste istituzionale, naturalmente.
Come ieri a Cagliari, a una settimana dal voto: «visita istituzionale» hanno
spiegato docili i tg.
Beppino Englaro, maschera tragica di un'Italia sommersa dalla melma, gli
si è rivolto direttamente: venga a vedere mia figlia, ha detto. A
Berlusconi e a Napolitano ha chiesto: venite da padri, venite a vedere com'è
adesso. Gli sarebbe bastato, in questi mesi, scattarle una foto e mostrarla per
zittire chi grida: non l'ha fatto, un esempio maestoso di amore paterno. Chi
abbia assistito un malato terminale sa cosa intenda dire. Non servono le parole.
Per tutto il giorno al giornale abbiamo fatto ieri da telefonisti e
dattilografi. Hanno chiamato e scritto per dare sostegno a Napolitano gente
comune e premi Nobel, ministri e presidenti stranieri, studenti e scienziati. Il
francese Pierre Moscovici, già ministro per l'Europa, lo spagnolo Enrique Barón
Crespo, ex presidente del Parlamento Europeo, il tedesco Martin Schultz
presidente del Pse (il kapò, ricordate? Ma allora il linguaggio era più
controllato) hanno firmato il nostro appello. Rita Levi Montalcini e Dario Fo,
premi Nobel, Umberto Veronesi e Ignazio Marino, Roberto Benigni e Pedrag
Matvejevic hanno messo le loro firme sotto quelle di Furio Colombo e di Umberto
Eco, di Pietro Ingrao e di Andrea Camilleri. A notte continuavano a chiamare.
Trascriveremo ogni nome. Esiste un'altra Italia. Non faremo silenzio.
Concita De Gregorio l'Unità 8.2.09
Ma dove comincia il fascismo?
Da tempo, nelle discussioni pubbliche e private, si oppone questo argomento
all’espressione linguistica di un’indignazione politica considerata iperbolica:
non siamo in un regime, non è giusto abusare della parola «fascismo», altrimenti
cosa diciamo di fronte alla sopraffazione fisica, alla violenza, al confino,
alla deportazione che caratterizzarono il ventennio fascista? A parte che il
fascismo storico non fu una «parentesi», e il concetto di fascismo è stato poi
ampiamente usato da sociologi, politologi e filosofi in ogni parte del mondo, la
mia replica è che, per designare un Paese in cui le libertà individuali sono
ridotte o negate, la verità manipolata e falsificata, la Storia rivisitata, una
parte crescente della popolazione discriminata, in una dimensione di propaganda
permanente, non occorre che «fascismo» rimandi a modelli del passato. Può anche,
in attesa di nuove, efficaci parole (sempre difficile coniarle in presa
diretta), designare una realtà contemporanea con caratteristiche nuove.
All’epoca di Mussolini i mass-media si riducevano alla radio e ai cinegiornali,
oggi, lo ha insegnato perfino James Bond, si conquista il mondo col controllo
delle tv e dell’informazione, col monopolio di parole e immagini. La
neo-lingua del governo si caratterizza da anni con un rovesciamento del senso
delle parole - e le dittature cominciano sempre col violare la lingua, prima di
violare le persone. Controllare le parole, «fare cose» con le parole, si coniuga
oggi col peggiore potere, quello bio-politico. Il controllo del corpo, della
vita, della morte, della cura. «Dannare» Eluana Englaro a una morte
vivente si dice «salvare», anche se è solo i cinico e barocco pretesto a un
attacco all’equilibro dei poteri, alla democrazia, alla Costituzione. La mia
domanda, oggi come ieri, è questa: ma allora, dove «comincia» il fascismo?
Beppe Sabaste l'Unità 8.2.09
Tecnica di un colpo di Stato
A lui non frega nulla di Eluana. A lui interessa affermare il principio che una
sentenza definitiva può essere ribaltata per decreto, o per legge ordinaria, o
per legge costituzionale. A lui non frega nulla della vita e della morte.
A lui interessa compiacere il Vaticano con un decreto impopolare ma a costo
zero, fatto già sapendo che il Quirinale non lo firmerà, dunque senza pagare
alcun prezzo di impopolarità. A lui non frega nulla delle questioni
etiche. A lui interessa coprire il colpo di mano contro la giustizia e la
civiltà: i medici trasformati in questurini e delatori contro i malati
clandestini; le ronde illegali legalizzate; le intercettazioni legali proibite;
gli avvocati promossi a padroni del processo, che faranno durare decenni
convocando migliaia di testimoni inutili per procacciare ai clienti ricchi
l'agognata prescrizione; i pm degradati ad «avvocati dell’accusa», come negli
stati di polizia, dove appunto la polizia, braccio armato del governo, fa il
bello e il cattivo tempo senza controlli della magistratura indipendente; dulcis
in fundo, abolito l'appello del pm contro l'assoluzione o la prescrizione in
primo grado, ma non quello del condannato (non hai vinto? Ritenta, sarai più
fortunato), sempre all'insegna della «parità fra difesa e accusa». Tutte leggi
incostituzionali che, dopo il no del Quirinale al decreto contra Eluanam, hanno
molte possibilità in più di passare. Per giunta, inosservati. Parlare di
colpo di Stato è puro eufemismo. E poi, che sarà mai un colpo di Stato? Se la
Costituzione non lo prevede, si cambia la Costituzione.
Marco Travaglio l'Unità 8.2.09
5 risposte da Dario Fo Franca Rame
1Eluana
Ormai la volgarità di Berlusconi non ha limiti. E non si ferma di fronte a
niente. Ma come si fa a dire che «ipoteticamente» Eluana è viva al punto da
poter mettere al mondo un bambino?
2La trivialità del premier
Stai a vedere che ora la questione diventa se quella povera donna riesca pure a
fare l’amore... Poi si sveglia e dice: «chi è il padre di mio figlio?».
Berlusconi è di una trivialità talmente incredibile che per stupire si attacca
persino ad argomentazioni pseudo scientifiche.
3Epater les simples
Il nostro premier è disposto a qualunque cosa pur di stupire ed incantare
l’immaginazione della gente semplice. In francese si dice épater les simples...
È questo il suo modo di fare. Sempre.
4Gioca coi sentimenti
Non ha rispetto per nessuno. Neanche per la famiglia di Eluana. È abituato a
giocare coi sentimenti più profondi. Uno così dovrebbe contare fino a dieci
prima di parlare.
5Un momento tragico
È davvero un uomo senza qualità. E per il nostro paese è un momento tragico.
Berlusconi sta giocando il tutto per tutto perché il suo obiettivo è arrivare al
posto di Napolitano. E per questo sta usando anche la Chiesa.
Gabriella Gallozzi l'Unità 8.2.09
4 domande a Gino Strada
«Ora Eluana viene usata per fare le
prove di un golpe»
Gino Strada, fondatore di Emergency, ieri era in piazza a Milano contro
l’intervento del governo sul caso Englaro.
Perché è andato in piazza?
«Il caso di Eluana è stato preso a pretesto per una prova di forza e una
dimostrazione di oscurantismo clericale. Si annuncia un golpe, si disegna un
percorso per uscire dalla Costituzione. Berlusconi usa questa vicenda per dire
“in questo Paese il padrone sono io”. Non mi sorprende, ma non si era mai
arrivati a un livello così esplicito».
Nel merito come valuta la discussione intorno al caso Eluana?
«Ho sentito tanta ignoranza, non c’è nulla di razionale in quello che viene
detto. Dalla Chiesa c’è una ingerenza continua nella vita e nella coscienza
delle persone. Le decisioni di una persona, di una famiglia, non interessano. La
Chiesa pretende di decidere quando una vita va salvata e quando no: di volta in
volta benedicono massacri o dittatori, come hanno fatto per centinaia di anni,
poi si ricordano della vita quando fa comodo per imporre la loro forza».
La sua opinione sul caso Englaro?
«Ognuno ha diritto di di decidere se e come vivere. E se il soggetto non può
esprimersi, c’è comunque una storia, una famiglia e dei medici. Pensare che
questioni così delicate siano affrontate un governo che istiga i medici a
denunciare gli immigrati mi fa orrore. Queste due vicende hanno lo stesso
denominatore: l’ignoranza. Ma se siamo arrivati così in basso la colpa è di
tutta la casta politica, nessuno escluso».
Cosa pensa dell’eutanasia?
«Ognuno deve avere il diritto di decidere sulla propria vita e i medici
dovrebbero assecondare questa volontà. Sono a favore dell’eutanasia».
A.C. l'Unità 8.2.09