Un sindaco anticlericale a Roma

Alla vita di Ernesto Nathan, radicale e massone di origine ebraica, dal 1907 al 1913 a capo della giunta capitolina, è dedicata la biografia di Nadia Ciani «Da Mazzini al Campidoglio» per Ediesse

 

Nathan, chi era costui? Correva l'anno 1907, quando un italiano di origine ebraica, radicale e massone, nato in Inghilterra, diventava sindaco di Roma. Era la clamorosa rottura di una tradizione: fino ad allora la capitale del nuovo Regno d'Italia, che si avviava a celebrare il suo cinquantenario di esistenza, per i trentasette anni seguiti a Porta Pia, era stata dominata da conservatori e clericali, gli esangui rampolli delle famiglie nobiliari che avevano signoreggiato nella città per secoli.
L'intensa vita di Nathan ci viene restituita ora da una biografia divulgativa, ma informata e di piacevole lettura (Nadia Ciani, Da Mazzini al Campidoglio. Vita di Ernesto Nathan, Ediesse, prefazione di Walter Veltroni, pp. 292, euro 15), che consente di collocare il personaggio nelle varie stagioni da lui attraversate, fra i moti risorgimentali, il cosmopolitismo ebraico-massonico, gli ideali democratici, e le tante battaglie volte a strappare il potere ai ceti privilegiati, in nome di ben più alte idealità.


Da Londra al Tevere
E di idealità Nathan ne ebbe molte, fin dalla prima giovinezza, quando, folgorato da Mazzini, ne divenne adepto ardente. Proprio Mazzini, a seguito della breccia di Porta Pia, il 20 settembre 1870, portò a Roma il giovane inglese, ormai sposato con una donna di non comune temperamento, Virginia, da cui aveva avuto due figlie, Liliath e Mary, destinate a farsi coinvolgere nell'azione politica e educativa paterna. Non poteva che essere forte l'impulso pedagogico nella famiglia Nathan (fra l'altro imparentata con la famiglia Rosselli), dato il forte ascendente di quel formidabile educatore che fu lo stesso Mazzini, il quale nell'esilio londinese aveva considerato la loro dimora come la sua seconda casa.
I Nathan dunque giunsero a Roma, nel 1870, quando la città, dopo secoli di dominio incontrastato dei papi, era ridotta alle condizioni di una arretrata città di provincia, assediata dai campi, spesso incolti o malcoltivati degli aristocratici latifondisti. Mazzini affidò a Ernesto la direzione amministrativa del giornale La Roma del Popolo: prima di ciò, l'inglese si era cimentato con successo, infatti, in imprese commerciali, ma ormai il demone politico lo aveva contagiato.
Cominciò allora una lunga carriera politica, che passò attraverso battaglie memorabili come quelle per il monumento a Mazzini, dopo la sua morte, nel 1872: ponendosi in contrasto con la maggior parte dei mazziniani, Nathan propose di usare il denaro invece che per una statua, per realizzare biblioteche per il popolo.
La fine dell'ultimo giornale fondato da Mazzini fu il trampolino di lancio dell'intraprendente britannico, che passò di giornale in giornale, da un consiglio comunale a un consesso provinciale, da un comitato scolastico a un gruppo d'azione. Tante furono le cause, generalmente buone, alle quali egli diede, sovente in prima fila, il suo sostegno: fra le altre, particolarmente importante fu la battaglia per difendere Roma caduta preda della più selvaggia speculazione edilizia, nel primo dopo-Unità. Non mancarono anche amministratori di ascendenza risorgimentale che tentarono di opporsi, ma senza fortuna, e forse senza convinzione.


Battaglie per Giordano Bruno
Il «blocco edilizio» era una macchina tritasassi che né leggi, né governanti, né campagne d'opinione, riuscivano a fermare, e del resto, ormai, con il progressivo ammorbidimento della Chiesa verso i suoi fedeli - un po' alla volta lasciati liberi di votare, purché per i partiti conservatori - la situazione del Campidoglio diventava difficile per i democratici. E il ceto politico liberale di spirito fieramente laico, talora anticlericale, era costretto a difendere le sue posizioni dagli assalti frontali del «partito dei preti», lobby potentissima grazie agli appoggi d'Oltretevere.
Fu così che Nathan, eletto al seggio comunale come rappresentante di una lista anticlericale (bei tempi, quelli, in cui v'era cittadinanza anche per gli anticlericali!), dovette impegnarsi a fondo per il monumento a Giordano Bruno. Erigere quella statua (opera di Ettore Ferrari) e collocarla là dove il grande filosofo era stato bruciato dalla «Santa» Inquisizione, ebbe uno straordinario significato simbolico. Un messaggio al papa, e al Vaticano: un monumento alla libertà di pensiero, che oggi, forse persino più di allora, rivela la sua importanza. Anche allora fu coinvolta l'Università: e gli studenti e molti docenti della Sapienza furono tra i sostenitori più convinti di quell'avvenimento, alla fine realizzatosi il 9 giugno del 1889, con una imponente manifestazione cui parteciparono, fra gli altri, esponenti di logge massoniche e di Società operaie.


Le scuole dell'Agro romano
Il vento dunque sembrava favorevole. E su quell'onda lunga, tra vittorie e rovesci, Nathan - sempre custode vigile della grande ombra di Mazzini (era fra l'altro presidente della commissione per l'edizione nazionale delle sue opere) - definiva la sua fisionomia di amministratore corretto, di politico coerente, di militante progressista. Divenuto Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, perfezionò il suo laicismo, affilando le armi. Sovente dovette precisare che la battaglia contro il clericalismo non era contro la religione. Distinzione opportuna, e necessaria; ma chi non vuole intendere, ieri come oggi, non intende.
Infine, all'ombra protettrice di Giolitti, nel 1907, giunse allo scranno più alto del Campidoglio, alla testa di un blocco laico-popolare. Fu l'inizio di una nuova storia per Roma: esemplare correttezza amministrativa, municipalizzazione dei servizi, piano regolatore, creazione di scuole laiche, pubbliche e gratuite, in specie nell'Agro romano, operazione che vide la partecipazione entusiasta di molti intellettuali, quasi un'anticipazione della campagna di alfabetizzazione di Fidel a Cuba, dopo la presa del potere.
Più in generale fu l'avvio della democrazia in un ambiente, quello cittadino, che mai l'aveva avuta. Ma troppi erano gli interessi che l'azione del sindaco scalfiva; e ormai i liberali andavano all'abbraccio con i clericali. Nel 1913 la Giunta Nathan si dimise. Poco dopo, diventava sindaco di Roma Prospero Colonna. Il clericalismo reazionario aveva vinto. Si sarebbero dovuti aspettare molti decenni prima che, con Giulio Carlo Argan, al Campidoglio sedesse un sindaco progressista.

 

Angelo d'Orsi      Il manifesto 23/03/08