Un secolo difficile per il cattolicesimo

Non è difficile indicare le maggiori difficoltà che oggi rendono aspri i rapporti fra il Vaticano e
molti cattolici «critici». Alcune le ha indicate, fra gli altri, lo stesso cardinale Martini: fra queste, in
primo piano, l'ammissione alla comunione dei cattolici divorziati e risposati. Questione che
angoscia non pochi cattolici, soprattutto nei paesi anglosassoni.
A questa difficoltà ne vanno aggiunte parecchie altre, forse anche maggiori. Fra queste la questione
dei lefreviani che continuano nel loro rifiuto alle disposizioni di Roma. Giudicano Roma eretica
mentre molti cattolici giudicano eretici i lefreviani e Roma troppo debole e remissiva.
Di tutt'altra natura la crisi sull'etica sugli anticoncezionali in Africa e la rigidità delle posizioni di
Roma. Viene notevolmente contraddetta da molti cattolici e disobbedita. Altrove, soprattutto in
America latina, non pochi si sono allontanati da Roma per l'opposizione alla teologia della
Liberazione.
Per Roma dunque si apre un secolo non facile. Le speranze aperte dal Concilio Vaticano II
sembrano se non proprio sepolte molto lontane.
Né i rapporti con le altre religioni né quelli con le
fedi cristiane hanno fatto passi avanti significativi. Nel campo della religione per ora il secolo XXI
segna il successo delle comunità cosiddette «fai da te» e quello dell'islam.
Per il cattolicesimo molte
difficoltà. Sia all'interno che all'esterno del mondo cattolico. Il grande successo mondiale di Obama
non giova certamente alle posizioni cattoliche. Come non aiuta il cattolicesimo quella sottolineatura
dell'etica che in questo periodo lo caratterizza. Nel mondo si ha l'impressione che Roma invece di
predicare la fratellanza e l'amore predichi soprattutto un codice di etica, quasi sempre sessuale.
Una
brutta impressione. Perciò non pochi commentatori, anche cattolici, invocano un nuovo Concilio
Ecumenico. Ma altri obiettano che ancora si deve attualizzare il Vaticano II.
Forse c'è bisogno più che di un Concilio, di un nuovo rapporto fra centro e periferia. Forse Roma
insiste troppo in un accentramento che, secondo parecchi commentatori, non sarebbe più adatto al
tempo di oggi, il tempo dei mass-media e dei computer. Forse il cattolicesimo è eccessivamente
individuato e caratterizzato dal papato, che secondo molti dovrebbe ritornare ad essere soprattutto il
vescovato di Roma, più che di tutto il mondo.

Filippo Gentiloni    il manifesto 19 luglio 2009