Un protagonismo sintomo di crisi

Desta una certa meraviglia l'attività dei vertici cattolici in questi giorni. Attività, protagonismo, forse addirittura aggressività: soddisfazione per alcuni, preoccupazione per molti altri. Crisi della laicità
Da anni - i tempi dei referendum su divorzio e aborto - i rapporti fra stato, società e chiesa cattolica non erano stati così tesi come oggi. Il papa all'Università Sapienza, la ripresa del dibattito sull'aborto, le molte genuflessioni dei politici e dei mass media, ecc. Come mai? Che cosa sta succedendo?
Si può provare a rispondere invocando un aumento di presenza del cattolicesimo e quindi un suo successo. Io penso, al contrario, che questa situazione sia il sintomo di una crisi. Crisi del cattolicesimo nel suo complesso e tentativo - vano - di reagire. Un reazione che tocca i titoli dei media, ma non, come vorrebbe, le coscienze.
Gli elementi negativi sono sotto gli occhi di tutti. Sintomi di un allontanamento più consistente che nel passato.
Basti pensare ai numeri dei matrimoni civili, delle coppie di fatto. E' proprio la famiglia che sta cedendo, come, d'altronde, denunciano i vertici vaticani. Denunciano ma non riescono a rimediare.
Anche a livello culturale la crisi si fa sentire: si stanno moltiplicando i testi che discutono e criticano. Contributi anche di notevole valore: non soltanto, come era una volta, sparuti nomi di anticlericali. La critica, serena e ben documentata, si diffonde anche nelle aree più vicine ai campanili.
Non credo che si possano vantare, al contrario, le folle in piazza San Pietro. Sappiamo bene quanto, ormai, le folle siano condizionate dai mass media e quindi scarsamente significative.
Un discorso più approfondito meriterebbe, invece, l'analisi degli argomenti con i quali il vertice cattolico giustifica la sua aggressività. Argomenti antichi, tradizionali: oggi, però, tutti in forte crisi. Si pensi a tutto il discorso sulla cosiddetta legge naturale.
Un argomento oggi continuamente ripetuto, nonostante la sua fine.
Il Vaticano, infatti, continua ad attestare le sue posizioni su una presunta legge naturale che dovrebbe valere per tutti i tempi e tutti i popoli, sotto ogni cielo. Proprio il Vaticano ne sarebbe promulgatore e custode, sulla base non tanto dei testi biblici quanto della ragione umana.
La presunta legge naturale riguarderebbe proprio la persona e soprattutto il matrimonio e la famiglia. Un'etica civile che unirebbe tutti i popoli, all'ombra di San Pietro.
Un discorso ormai molto debole.
Da quando? Forse dalla scoperta dell'America: usi e costumi che si rivelano molto diversi secondo i tempi e i luoghi. E' ormai difficile poter parlare di «una» legge naturale, una ragione al singolare, quella che, appunto, porterebbe ad un abbraccio con la fede cristiana (cattolica). Quella che, fra l'altro, consentirebbe a un papa di dare lezioni all'università.
Ormai siamo consapevoli che le ragioni sono molte, e diverse fra di loro, come proprio il matrimonio e la stessa famiglia insegnano.
E' finita un'epoca, quella del rapporto stretto fra la ragione e la fede, quella della legge naturale.
Se ne sono ormai accorti quasi tutti: da molto tempo i protestanti, ma oggi anche molti pensatori cattolici (penso, fra gli altri, a Panikkar e alla sua analisi della fine della «cristianità»). Sembra che ancora non se ne sia accorto solamente il Vaticano e le sue gerarchie.

 

Filippo Gentiloni     Il manifesto 14/02/08