Dopo due anni di lavoro un gruppo di esperti del WWF Internazionale ha pubblicato il nuovo rapporto sul pianeta, il "Living Planet Report 2006", dove si scopre che gli ecosistemi naturali si stanno degradando ad un ritmo impressionate, senza precedenti nella storia della specie umana.
Il rapporto analizza lo stato naturale del Pianeta ed il ritmo attuale di consumo delle risorse (quali il terreno fertile, l'acqua, le risorse forestali, le specie animali, comprese quelle ittiche), e indica che la popolazione umana entro il 2050 raggiungerà un ritmo di consumo pari a due volte la capacità della Terra: un processo davvero insostenibile, visto che il Pianeta è un sistema biologico chiuso. Il Living Planet Report conferma, poi, una continua perdita di biodiversità, così come analizzato nelle precedenti edizioni.
Il 1984 è l'anno in cui la Terra ha raggiunto il limite della sua capacità di sostenerci. Da allora noi consumiamo le risorse naturali più velocemente di quanto si rigenerino. Questo porta a conseguenze estreme ed anche molto imprevedibili ed è giunto il tempo di assumere scelte radicali per quanto riguarda il mutamento dei nostri modelli di produzione e consumo. Siamo tutti consapevoli che i cambiamenti necessari per ridurre il nostro impatto sui sistemi naturali non saranno facili da attuare, ma si possono basare su straordinarie qualità umane, come la capacità di innovazione, di adattamento, e di reazione alle sfide. E' da come impostiamo oggi la costruzione delle città, da come affrontiamo la pianificazione energetica, da come costruiamo le nostre abitazioni, da come tuteliamo e ripristiniamo la biodiversità, che dipenderà il nostro futuro.
Dal 1970 al 2003 le popolazioni di vertebrati hanno subito un ‘tracollo' di almeno un terzo e nello stesso tempo l'Impronta Ecologica dell'uomo - ovvero, quanto ‘pesa' la domanda di risorse naturali da parte delle attività umane - è aumentata ad un punto tale che la Terra non è più capace di rigenerare ciò che viene consumato. L'impronta ecologica infatti è più che triplicato nel periodo tra il 1961 e il 2003 e ha già superato nel 2003 del 25% la capacità bioproduttiva dei sistemi naturali da noi utilizzati per il sostentamento. In particolare, l'Impronta relativa alla CO2, derivante dall'uso di combustibili fossili, è stata quella con il maggiore ritmo di crescita dell'intera Impronta globale: il nostro ‘contributo' di CO2 in atmosfera è cresciuto di nove volte dal 1961 al 2003.
E le cose non vanno meglio quando si parla del nostro paese: l'Italia infatti ha un'Impronta ecologica di 4.2 ettari globali pro capite con una biocapacità di un ettaro globale pro capite, dimostrando quindi un deficit ecologico di 3.1 ettaro globale pro capite. Nella classifica mondiale è al ventinovesimo posto, ma in coda rispetto al resto dei paesi europei. E' di tutta evidenza che anche il nostro Paese necessita di avviarsi rapidamente su una strada di sostenibilità del proprio sviluppo integrando le politiche economiche con quelle ambientali. Solo tenendo in conto la natura saremo in grado di fornire il giusto valore al nostro "benessere" e di procedere a politiche energetiche, dei trasporti, e di uso del territorio, capaci di rispettare il nostro straordinario Bel Paese, facendo fruttare al massimo i suoi elementi di qualità. Per maggiori informazioni e per consultare il rapporto vai al sito http://www.wwf.it/
*WWF Italia
Aprile online 25/10/2006