Un Paese da incubo


Se la percezione è la realtà realmente vissuta dalle persone, allora la realtà in cui vivono gli italiani
assomiglia a un incubo. Una fiction nera, di quelle che, non a caso, hanno tanto successo in questi
tempi. Come CSI. Gli italiani: immersi, a tempo pieno, in una Scena del Crimine.

Protagonisti vulnerabili di un mondo ostile. È l'immagine proiettata dall'Osservatorio Demos-Coop, in base a un
sondaggio condotto nelle scorse settimane. Naturalmente, i sondaggi collezionano soltanto segni.
Sollecitati, talora perfino "estorti". Tuttavia, si tratta di segni di inquietudine assolutamente
inquietanti, se letti in sequenza.

1. Quasi 9 italiani su 10 ritengono che la criminalità in Italia sia aumentata, negli ultimi anni. Il 53%
lo pensa, in rapporto alla zona di residenza. Quasi metà degli sostiene, quindi, che la criminalità sia
cresciuta. Altrove. In Italia, ma lontano dal loro luogo di vita. Il 23% degli italiani si dice
"frequentemente" preoccupato di subire un furto in casa, il 20% di essere scippato. La stessa
percentuale teme di essere derubato dell'auto o del motorino. Poco più di quanti (19%) hanno paura
di essere raggirati attraverso bancomat o carta di credito. Mentre il 14%, infine, teme di cadere
vittima di aggressioni o di essere rapinato. Se, però, consideriamo anche coloro che ammettono di
sentirsi preoccupati solo "qualche volta" per questi motivi, le misure indicate si gonfiano
notevolmente. Perlopiù raddoppiano. Talora salgono anche oltre. Timori fondati, si dirà, visto che il
numero dei reati "minori" - nel linguaggio dei media, ma di certo "maggiori" per le persone comuni
- è effettivamente in crescita. Con il risultato che oggi oltre la metà degli italiani confessa di aver
paura. A tempo pieno oppure parziale.
 

2. Il mondo intorno a noi, d'altronde, ci appare affollato da estranei e stranieri.
Estranei: due italiani su tre ritengono che "gli altri, se gli si presentasse l'occasione,
approfitterebbero della mia (loro) buona fede". Per cui guardano con sospetto crescente chiunque
esca dalla loro cerchia più stretta. Famiglia, località, categoria professionale .
Ma soprattutto, temiamo gli stranieri. Siamo diventati, stiamo diventando xenofobi. Gli stranieri ci
sembrano tanti. Troppi. D'altronde, quasi un italiano su due guarda con malcelata inquietudine gli
immigrati. Regolari, irregolari o clandestini. Non c'è grande differenza, nel sentire comune. Anche
perché, in effetti, la differenza non è così chiara. Gran parte dei regolari sono entrati da clandestini.
Gran parte degli irregolari sono entrati regolarmente, da turisti; oppure erano regolarmente occupati.
E oggi lo sono come prima. Ma irregolarmente.
 

3. Gli stranieri più stranieri di tutti, però, sono gli zingari. Tanto che non riusciamo neppure a
definirli. Nomadi, rom, sinti. Chissenefrega. Sono zingari e basta. Mendicanti. Ladri di bambini.
Ladri e basta. Senza fissa dimora. "Nomadi", appunto. Anche se e quando sono stanziali. Come i
sinti veneziani, che si esprimono in dialetto, meglio di molti "indigeni". Per noi italiani, popolo
immobile (quasi nove su dieci residenti nella stessa provincia in cui sono nati i genitori), con il mito
della casa (in proprietà, per oltre 7 famiglie su 10). Una eresia. Da cancellare, semplicemente. Per
cui oltre il 75% degli italiani chiede di sgomberare campi nomadi e quartieri illegalmente occupati
da stranieri. In buona parte, senza preoccuparsi di trovare altre sistemazioni. D'altra parte, progetti
volti a riqualificare la presenza e l'esistenza degli zingari attraverso la costruzione di zone
residenziali attrezzate e dignitose, come a Venezia, hanno suscitato moti popolari. Organizzati,
perlopiù, dai leghisti, che sull'insicurezza locale hanno costruito le recenti fortune elettorali. E
giustificati da uomini del governo (come ha fatto Gasparri). Insomma, gli zingari: meglio farli
scomparire. In un modo o nell'altro.
 

4. Abbiamo e sentiamo un crescente bisogno di protezione. Dai nemici che ci assediano e ci
insidiano, dovunque. Per cui oltre il 90% chiede di allargare la presenza dei poliziotti sulle strade e
nei quartieri. La stessa percentuale di persone che rivendica l'aumento della videosorveglianza nei
luoghi pubblici. Oltre un terzo degli italiani, però, non si fida neppure di poliziotti e di video
poliziotti. E contro la criminalità dilagante non vede che una sola, unica soluzione: difendersi da
soli.

5. Abbiamo paura perché ci sentiamo seguiti, scrutati. Ma, al tempo stesso, chiediamo
provvedimenti che aumentino il controllo sulla nostra vita quotidiana. Sul nostro privato. Che sta
scomparendo rapidamente, con il nostro attivo contributo. Così, quasi metà degli italiani è d'accordo
nel consentire alle autorità pubbliche di "monitorare le transazioni bancarie e gli acquisti con carta
di credito". Oltre un quarto, invece, (a dispetto dei propositi di Berlusconi) è disposto a concedere
alle autorità di leggere la nostra posta elettronica e di intercettare le nostre telefonate. Ovviamente a
nostra insaputa.
 

6. In nome della sicurezza. Accettiamo che il territorio venga militarizzato. La moltiplicazione di
poliziotti, pubblici e privati. E di ronde. Viste con favore da oltre il 60% degli italiani. Non solo nel
Nord, dove sono state inventate e sperimentate. Dovunque. L'area in cui sono viste con maggior
favore, anzi, è il Mezzogiorno. Dove, d'altra parte, l'insicurezza poggia su buone e solide basi. Dove
lo Stato è più debole. Perché, come è facile intuire, la diffusione di questo bricolage securitario, di
queste iniziative di giustizia-fai-da-te, sottolinea soprattutto il distacco dallo Stato. La sfiducia nelle
istituzioni. E se le ronde sono simulacri di una comunità locale che non c'è più, che importa? Mica
servono a combattere la malavita. Ci mancherebbe. Ma a proteggerci da noi stessi.
 

7. Nessuno è al sicuro dall'insicurezza. Certo, la maggiore domanda di ordine e polizia viene dagli
elettori di destra. (Ben assecondati dai loro leader politici). Ma anche a sinistra le paure sono
diffuse. Le zone rosse, in particolare, sembrano più reattive delle altre. Impaurite e sensibili alle
soluzioni più rigide. D'altronde, i leader politici e gli amministratori (compresi quelli di sinistra)
temono di apparire deboli e tolleranti quando i cittadini chiedono uomini forti e tolleranza-zero.
Per difenderci dagli stranieri, vista l'impossibilità di erigere "muri reali" intorno alla nostra penisola,
penetrabile da ogni punto, si alzano "muri simbolici". Come ha sottolineato in modo esplicito il
ministro Umberto Bossi, riferendosi al reato di clandestinità. La politica, cioè, preferisce inseguire e
monetizzare la nostra insicurezza, piuttosto che curarla. La destra per tradizione e vocazione, la
sinistra per … insicurezza.
 

8. L'insicurezza è una moneta pregiata, dal punto di vista del consenso. Ma anche dell'audience.
Mischiata alla paura, riempie i nostri schermi, le pagine dei giornali. Le serate, ma anche le mattine
e i pomeriggi tivù. Ispira serial e fiction di successo. D'altronde, la paura del futuro, degli stranieri,
il richiamo all'autodifesa militante, il sostegno alle ronde: raggiungono i livelli massimi fra coloro
che trascorrono, ogni giorno, oltre 4 ore davanti alla televisione. Asserragliati (quasi imprigionati)
in casa e separati dal mondo: da antifurti, porte blindate, mura inaccessibili, cani mostruosi…
Tuttavia, conviene diffidare dei sondaggi. Leggerli con scetticismo. Collezionano percezioni
"estorte". Il Paese descritto da questo Osservatorio certamente non è credibile. A confronto, "La
notte dei morti viventi" è un film dei fratelli Vanzina. Non può essere vera una società così
spaventata. Francamente un po' spaventosa. Da paura.

di Ilvo Diamanti

in “la Repubblica” del 9 giugno 2008