Un miliardo di
affamati
Oggi la Fao lancia un nuova ambiziosa campagna di comunicazione a livello
globale – il progetto
"1billionhungry" (un miliardo di affamati) – che intende offrire uno sbocco
costruttivo ai sentimenti
di rabbia e frustrazione di tutti coloro che sono indignati che ancora nel XXI
secolo ci siano oltre un
miliardo di persone che soffrono la fame.
Nello stesso mondo in cui si spendono miliardi di dollari in armamenti,
quasi un miliardo di persone
ogni sera va a dormire a stomaco vuoto. Solo l´anno scorso si sono aggiunti
altri 100 milioni di
persone.
Ogni sei secondi da qualche parte nel mondo, spesso nel continente africano,
un bambino muore di
malattie connesse con la sottoalimentazione e la mancanza di cibo. Questo
significa oltre cinque
milioni di bambini ogni anno.
Questa situazione non è più tollerabile.
La mancanza di reazione, l´assuefazione a dati ogni anno
sempre più allarmanti, il considerare
ormai la fame un dato strutturale delle economie dei paesi poveri contro cui non
si può fare nulla, è
diventato uno degli ostacoli maggiori contro cui bisogna ribellarsi. La
verità è assai semplice: negli
ultimi trent´anni i leader mondiali hanno fatto poco o niente per affrontare
questa situazione.
Questo non è più tollerabile.
A partire dagli anni ´80, gli aiuti all´agricoltura dei paesi in via di
sviluppo invece che aumentare si
sono quasi dimezzati. Qualcuno potrebbe obiettare che almeno adesso se
ne parla e che la fame è
ormai all´ordine del giorno di tutte le riunioni internazionali ad alto livello.
Vero. Tra una foto e l
´altra si sono sentite parole vibranti e forti risoluzioni. Ma consentitemi di
indignarmi ancora una
volta.
Al G8 dell´Aquila, nel luglio dello scorso anno, i leader là
riuniti hanno solennemente promesso di
investire 22 miliardi di dollari in tre anni per aiutare i paesi in via di
sviluppo a produrre il cibo di
cui hanno bisogno. Ma dieci mesi più tardi quanto di questi soldi promessi
sono arrivati? Quasi
niente.
Nel corso degli ultimi 17 anni, in veste di direttore generale della Fao, ho
fatto più volte appello al
mondo politico e ho messo in guardia contro il rischio di disordini per la
mancanza di cibo, che
infatti nel corso del 2007/2008 si sono registrati in ben 32 Paesi. Ma
inesorabilmente il numero
degli affamati è continuato a salire.
Oggi, con eventi in tutto il mondo, viene lanciata la campagna
"1billionhungry". Poster e striscioni
giganti appariranno sui mezzi di trasporto e sugli edifici di molte grandi città
del mondo con la
scritta "I´m mad as hell": Sono fuori di me e voglio che le cose
cambino.
Chiedo a tutti coloro che trovano questo stato di cose
intollerabile e che vogliono un cambiamento
di direzione ad unirsi a questa iniziativa.
Il primo degli Obiettivi del Millennio, adottati dall´Onu nel 2000, è dimezzare
la proporzione di
coloro che soffrono la fame entro il 2015. Allo stato attuale è assai
improbabile che si riesca a
raggiungerlo.
Il dato che resta immutabile nella sua brutalità è il numero spropositato di
persone che soffrono la
fame, di bambini che muoiono per mancanza di cibo.
Questo autunno, il prossimo 28 ottobre, presenterò al Palazzo di vetro una
petizione che sarà
l´espressione di questa mobilitazione mondiale.
Affinché questo appello sia forte dovranno esserci almeno un milione di
firme. Spero che saremo in
tanti ad essere indignati ed a trovare il tempo di andare on line e
cliccare la petizione su
http://www.1billionhungry.org/home/it/
Jacques Diouf la Repubblica 11 maggio 201
*L´autore è il direttore generale della Fao, l´Organizzazione delle Nazioni
Unite per l´alimentazione e l´agricoltura