ROMA - Gli aiuti
umanitari producono più male che bene? Il dibattito sulla questione, peraltro
non nuovo, è tornato particolarmente vivace tra economisti, opinionisti e
addetti ai lavori dopo la pubblicazione dell'ultimo libro di
William Easterly,
professore alla New York University, per 16 anni 'reseach economist' della Banca
Mondiale. Il titolo del saggio è 'The White Man's Burden - Why the West's
efforts to aid the rest have done so much ill and so little good'
(Il fardello dell'uomo bianco
- Perché i tentativi dell'Occidente di aiutare il resto del mondo hanno prodotto
così tanto male e così poco bene).
'The White Man's Burden', rileva nella sua ampia recensione al lavoro di
Easterly l'economista indiano premio Nobel per l'economia Amartya Sen, è la
citazione di una lirica elogiativa del ruolo dell'uomo bianco, portatore di
civiltà, di Rudyard Kipling. Ma così come l'uomo bianco non ha portato la
civiltà all'epoca del colonialismo, oggi non riesce a esportare neanche la
ricchezza, o almeno degli stardard di vita minimi, vicini alla decenza.
"L'Occidente non può trasformare il Resto - scrive Easterly - E' una fantasia
pensare che l'Occidente possa trasformare società complesse, con storie e
culture molto differenti, in una qualche immagine di se stesso. La più
importante speranza per i poveri è avere i propri ricercatori, che prendano
a prestito idee e tecnologie dall'Occidente solo e nella misura nella quale
queste siano adatte alle loro esigenze".
I ricercatori locali, ecco la chiave per Easterly. Nel suo libro li
contrappone ai 'planners', ai pianificatori che calano i loro progetti
dall'alto, a cominciare dai criticatissimi 'Obiettivi del Millennio' messi a
punto dall'Onu e sostenuti a spada tratta dai principali Paesi occidentali. "I
pianificatori vogliono elaborare un piano globale per eliminare la povertà -
spiega Easterly in un'intervista al quotidiano francese Le Monde - e io
penso che questo sia impossibile. Porta solo a una sorta di teatro politico per
cui i Paesi ricchi cercano di convincersi che intendono compiere grandi cose. Ma
non arrivano mai fino in fondo. Le Nazioni Unite hanno già riconosciuto che gli
Obiettivi del Millennio non saranno raggiunti alla data prevista (il 2015,
ndr). Nessuno dispone di informazioni sufficienti per elaborare un piano
mondiale che abbia una sola possibilità di riuscita. Le realtà sono talmente
differenti a livello locale, talmente complesse".
Al contrario, sostiene invece Easterly, i ricercatori "hanno un approccio
molto più pragmatico, più decentralizzato. Cercano delle soluzioni concrete
a problemi circoscritti, come ha fatto Muhamed Yunus in Bangladesh creando la
Gramen Bank, la prima banca per il microcredito. E' questa la strada. L'aiuto
deve rispondere, caso per caso, ai bisogni locali ed essere sottoposto a una
verifica sistematica".
Infatti i cosiddetti aiuti umanitari, secondo l'economista americano, non solo
mancano di una efficace programmazione (i piani globali delle istituzioni
mondiali non sono credibili) ma hanno anche l'handicap di non essere sottoposti
ad alcun tipo di controllo. "I due elementi necessari per far funzionare gli
aiuti - ha spiegato Easterly nell'audizione al Senato Usa del 28 marzo di quest'anno
- l'assenza dei quali è stata fatale per la loro efficacia nel passato, sono
FEEDBACK e ACCOUNTABILITY (ritorno e responsabilità)". In definitiva, deve
essere attentamente valutata l'efficacia di ogni singolo contributo e di ogni
azione e, in mancanza di efficacia, qualcuno deve essere considerato
responsabile.
Altrimenti, si arriva agli assurdi attuali, stigmatizzati senza mezzi termini e
senza troppa gentilezza per le istituzioni internazionali da Easterly: "L'Occidente
- ha detto l'economista al Senato Usa - ha già speso 2.300 miliardi di
dollari per gli aiuti umanitari negli ultimi cinquant'anni, e ancora non è
riuscito a far avere a tutti i bambini medicine dal costo di 12 centesimi
per prevenire le morti per malaria. L'Occidente ha speso 2.300 miliardi e non è
ancora riuscito a far avere reti per il letto dal costo di 4 dollari alle
famiglie povere. L'Occidente ha speso 2.300 miliardi e non è ancora riuscito a
far avere alle madri tre dollari a testa per prevenire la morte di cinque
milioni di bambini. E' una tragedia che così tanta compassione non porti neanche
questi risultati minimi per chi ne avrebbe bisogno".
Easterly ha ricevuto un certo plauso da parte degli economisti, a cominciare da
Amartya Sen che, pur rimproverandogli una certa retorica 'anti-Onu', anti Banca
Mondiale e così via, riconosce la validità delle sue argomentazioni. E così i
principali giornali finanziari: "Promettere denaro all'Africa è stata
l'attività più alla moda l'anno scorso", esordisce Daniel W. Drezner nella
recensione pubblicata dal Wall Street Journal. E, pur criticando la
dicotomia forse troppo semplicistica tra ricercatori e pianificatori dall'alto,
Drezner conclude sostenendo che sostanzialmente le osservazioni di Easterly sono
corrette.
"The White Man's Burden" come "The Elusive Quest for Growth" (il precedente
libro di Easterly, ndr) - scrive Virginia Postrel nel New York Times
- è un libro importante. Easterly pone le domande giuste, mettendo insieme
compassione e senso della realtà. Bono e i suoi seguaci dovrebbero prestare
ascolto a quello che dice".
Naturalmente Easterly ha anche ricevuto ampie critiche, da un lato da chi ha
colto in modo estremo il suo messaggio, come se l'economista intendesse
sostenere che è meglio non far nulla per i Paesi più poveri (ma niente è più
lontano dalle sue analisi, come rileva anche Amartya Sen). Soprattutto, Easterly
è stato attaccato dalle istituzioni internazionali, che hanno difeso i loro
progetti.
In particolare, c'è stato un vivace scambio di lettere tra l'economista e il
vicedirettore del Millennium Project dell'Onu John McArthur sul quotidiano
canadese National Post. "Gli Obiettivi del Millennio non hanno nulla a
che fare con il 'Big Plan' calato dall'alto descritto dal signor Easterly -
protesta McArthur - Sono semplicemente un insieme di obiettivi trasparenti e
temporanei per ottenere progressi graduali nei confronti delle forme più estreme
di povertà, proprio quel tipo di obiettivi che Easterly raccomanda".
Ma l'economista non ci sta, e replica che basta leggere il corposo documento
dell'Onu per ritrovare un numero infinito di volte termini come "piano",
"strategia" e "struttura". Cioè, secondo Easterly, l'ennesimo, inutile ed
estremamente dispendioso 'Big Plan' pianificato a monte e calato
dall'alto. Che lascerà, ancora una volta, le cose come stanno, là dove non le
renderà peggiori. "Purtroppo - conclude infatti l'economista - i fantasiosi
piani dell'Onu non individuano alcun responsabile, e non fanno nulla per
vaccinare un solo bambino, o per rendere l'acqua potabile per un solo adulto.
Questi buoni risultati si ottengono soltanto quando le istituzioni e le agenzie
mondiali sono ritenute responsabili per la distribuzione degli aiuti, per
aiutare gli indigenti ad aiutare se stessi".
di
ROSARIA AMATO
(25 aprile 2006)
www.repubblica.it