Un appello cristiano contro l'occupazione israeliana

Leggo su «Riforma», il settimanale delle Chiese Evangeliche (25 dicembre), un documento che vale
la pena di conoscere, anche perché non è stato raccolto da altri organi di stampa. Molto rilevante il
tema: un appello cristiano perché cessi l'occupazione israeliana delle terre palestinesi,
qualificandola come «peccato contro Dio e contro la persona umana».
Rilevantissime le firme, tutte di leaders cristiani: il patriarca latino cattolico emerito Michel Sabbah,
il vescovo luterano di Gerusalemme Musib Yunan, l'arcivescovo Theodosios del Patriarcato
Ortodosso greco di Gerusalemme.
Un raro ecumenismo cristiano che vale la pena di segnalare, anche perché certamente molto raro.
Il documento - presentato l'11 dicembre a Betlemme - sottolinea che gli sforzi portati avanti fino ad
oggi in Medio Oriente si limitano ad una gestione della crisi, senza trovare soluzioni adeguate a
lungo termine. E continua: «L'occupazione israeliana dei territori palestinesi è un peccato contro
Dio e contro la persona umana, perché priva i palestinesi dei diritti fondamentali che Dio ha
concesso loro e sfigura l'immagine di Dio negli israeliani - diventati occupanti - come nei
palestinesi sottomessi all'occupazione
».
L'iniziativa, che raggruppa i responsabili della maggior parte delle chiese cristiane della Palestina
ed eminenti teologi cristiani, era stata lanciata già più di due anni fa, ma è in questi giorni che gli
iniziatori dell'appello si sono fatti sentire, condannando tutte le forme di razzismo, compresi
l'antisemitismo e l'islamofobia, e chiedendo ai cristiani di tutto il mondo di dire una parola di verità
e di amore circa l'occupazione del territorio palestinese da parte di Israele.
Ma, a tutt'oggi, di parole cristiane in questo senso se ne sono intese ben poche.
Poche, soprattutto, da parte delle autorità delle varie chiese cristiane.


Filippo Gentiloni     il manifesto  3 gennaio 2010