Un alleato per le donne

 

Da oggi abbiamo un alleato in più. E un alleato importante, competente, autorevole. Tutte noi, che

ci battiamo per il mantenimento e l'applicazione della legge 194. Coloro che sono già scese in

piazza nelle passate settimane per protestare contro l'aggressione di cui è stata vittima, a Napoli, una

madre che si era sottoposta ad aborto terapeutico, tutte coloro che si propongono di manifestare il

prossimo 8 marzo, a difesa della loro dignità di cittadine, tutte noi insomma da oggi siamo meno

sole. Abbiamo da oggi al nostro fianco un alleato in più. E un alleato importante, competente,

autorevole. La Federazione degli Ordini dei Medici si è espressa infatti ieri a difesa della legge 194

sull'interruzione di gravidanza che, a trent'anni dalla sua approvazione, dimostra, scrive il

documento, «tutta la solidità e la modernità del suo impianto tecnico-scientifico giuridico e morale»

Non basta. La stessa Federazione si esprime contro le «surrettizie limitazioni» all'uso della pillola

RU486, il farmaco abortivo già in uso da tempo in quasi tutti i paesi europei e adottato tra mille

polemiche anche in alcuni ospedali italiani (tra cui quello di Torino, ad opera del medico Silvio

Viale).  Non basterà certo questa ragionevole presa di posizione dei medici italiani a convincere coloro,

come Giuliano Ferrara, che hanno voluto introdurre in questa campagna elettorale il tema

dell'aborto e della sua «moratoria» come tema centrale, discriminante. Da una parte cioè i «pro-life»

coloro che pretendono di difendere fin dal suo inizio la vita, dall'altra parte le donne che fanno

ricorso all'aborto o in nome di un astratto diritto all'autonomia personale o, ancor peggio, in nome di

un irragionevole desiderio del figlio perfetto (orrore dell'eugenetica…).

Ci piacerebbe considerare questa presa di posizione della Federazione dei Medici italiani come la

richiesta o il segno di un «fine partita» su questo tema. O meglio come l'invito a rinunciare ad

agitare il tema dell'aborto nel corso di questa campagna elettorale, con le sue inevitabili violente,

demagogiche contrapposizioni. Temiamo però che non sarà così. E che ci sarà ancora chi, come

Ferrara, continuerà a parlare della Pillola RU486, come di un veleno, di un «prezzemolo moderno»

chiedendone il divieto per legge. E continuerà nella sua campagna di colpevolizzazione delle donne

che alla legge 194 fanno ricorso, o meglio sono costrette a fare ricorso per ragioni che attengono

alle loro condizioni sociali o di salute.

Noi, per parte nostra, continueremo, nel corso di questa campagna elettorale e dopo a chiedere non

solo il mantenimento della legge 194 e il rispetto delle donne che vi fanno ricorso, ma anche la sua

totale applicazione. E per totale applicazione intendiamo un migliore funzionamento dei consultori

anche per quanto si riferisce all'aiuto da offrire alle donne in difficoltà.

Siamo il paese in Europa che meno di tutti gli altri (dalla Francia alla Germania) sostiene il

desiderio o il diritto delle donne alla maternità. Siamo un paese nel quale una donna che mette al

mondo un figlio è lasciata sola, priva di ogni assistenza tutela che non le venga dalla sua famiglia.

Siamo un paese nel quale esistono ancora, sia pure illegali, i cosiddetti «licenziamenti per

gravidanza o maternità». Siamo un paese, in Europa, con il minor numero di posti nei nidi e negli

asili. Sono convinta che solo un diverso, generoso sistema di assistenza alle madri e ai loro bambini

potrebbe far diminuire ancora il numero degli aborti, già fortemente ridotto, più che dimezzato nel

corso degli ultimi anni. Chi vuole davvero una diminuzione degli aborti lungi, dal colpevolizzare le

donne costrette a farvi ricorso, dovrebbe invece impegnarsi a chiedere e ottenere il rispetto delle

leggi già esistenti a tutela della maternità e l'approvazione di nuove misure adeguate (e generose) a

favore delle famiglie, di tutte le famiglie, di diritto e di fatto che esistono nel nostro paese.

Alcune misure annunciate nel programma del Partito Democratico muovono in questa direzione. Si

tratta, dopo un lungo silenzio o sottovalutazione del problema, di un segnale positivo. Capace, se e

quando verranno adottate, di ridurre ancora il numero degli aborti nel nostro paese.

 

Miriam Mafai     la Repubblica    24 febbraio 2008