Troppo indipendenti
i gruppi «fai da te»
Si discute sugli spazi da concedere ai musulmani nel nostro paese. Spazi
soprattutto di preghiera.
Una forte oscillazione: alcuni concederebbero addirittura ai musulmani di
partecipare agli spazi
cattolici, mentre altri li vorrebbero relegati in spazi circoscritti e ben
delimitati. Un dibattito
destinato a crescere e allargarsi, sia per l'aumento dei musulmani immigrati nel
nostro paese, con
tutti i rischi - e i vantaggi - legati all'immigrazione, sia per la coscienza
sempre più diffusa della
globalità e multiculturalità. La questione del rapporto fra cristianesimo e
islam è destinata a
diventare sempre più importante anche nel nostro paese. Non basta festeggiare -
o scandalizzarsi per
il battesimo di Magdi Cristiano Allam. Sarà sempre più necessario prendere
posizione. Una
posizione che deve collegare le periferie delle nostre città piene di musulmani
con le grandi città
dell'Africa, dell'Asia e anche dell'America. In che senso parlare - ancora - di
conversioni e di
salvezza? Insistere ancora - come un tempo - sulle distinzioni e sui privilegi o
camminare verso le
possibili forme di eguaglianza e di equiparazione? In concreto: «La sfida
che sta oggi di fronte al
dialogo fra le fedi è quella di contribuire a salvaguardare uno spazio pubblico
che non privilegi né
favorisca alcuna opinione religiosa, o ideologia, ma rivendichi, per tutti, la
stessa libertà»: così ha
dichiarato in un recente incontro Daniele Garrone, esponente di spicco del
protestantesimo italiano.
Il grande tema, dunque, della democrazia e della libertà anche religiosa. Un
tema che oggi nel
mondo è reso più tragico e più difficile dalla situazione politica e economica.
Il mondo musulmano
appare - a ragione o a torto - come il mondo dei poveri. E il cristianesimo
rischia di apparire come
la religione del mondo ricco. Forse a torto, se si vogliono sottolineare
i musulmani ricchi,
ricchissimi di alcune regioni del mondo e i cristiani poveri di Asia e Africa.
Ma tant'è. L'idea si
diffonde e il dialogo religioso si complica e si intorbida. Si diffonde
l'idea di un papa di Roma
cappellano della Casa bianca. Un vero pericolo. Roma non sembra
particolarmente impegnata a
scongiurarlo. Più efficienti e efficaci i molti gruppi «fai da te» che sorgono
nell'area cattolica
specialmente sudamericana: Roma, però, ne teme la diffusione, proprio perché
troppo indipendenti
e carismatici. Così l'idea di un cristianesimo adatto ai ricchi più che ai
poveri non viene
sufficientemente smentita. La stessa immagine del Vaticano, efficiente e
centralizzatore, sembra
confermarla. Per Roma un problema non da poco nei confronti dell'islam e
non solo.
Filippo Gentiloni il
manifesto 14 dicembre 2008