Il trono al posto della stalla

Il Bambino Gesù nasce quest'anno in un mare di polemiche sul tema della laicità. L'anno scorso il problema erano i presepi. Sembrava un questione puramente simbolica. Invece chi poneva il problema della laicità in relazione all'uso pubblico dei simboli religioso-confessionali non era un fissato che inseguiva chimere. Dietro ai simboli si celava ancora una volta il problema del potere. Se c'era bisogno di verifiche, durante l'anno che sta morendo ne abbiamo avuta più d'una. Le pressioni del potere ecclesiastico sostenuto da laici devoti per orientare la legislazione statale in modo consono al dogma cattolico e agli interessi di chiesa hanno raggiunto livelli che dopo il Concilio si pensavano superati. Tutto questo sconcerta fuori e dentro la chiesa. E rende problematico vivere serenamente una festa così popolare quale il Natale.

Resa dei conti

Come se non bastasse - il pantano del consumismo natalizio che avvilisce i valori evangelici e questo lo denuncia anche il papa - ci troviamo pressati da un'intrigante e penosa schizofrenia, sulla quale invece il papa tace essendone fra i responsabili.
Quel Gesù gettato così pesantemente nell'agone politico non è il bambino che nasce in una grotta, fuori dalle stanze e dagli interessi del potere. Ci troviamo con due Gesù, uno del Vangelo e uno del potere.
E' sempre stato così da quando il cristianesimo si è fatto religione imperiale, imposta spesso con la forza. Del resto l'ipotesi storicamente più accreditata sostiene che la chiesa di Roma, dopo la pace, cioè al tempo di Costantino, volle istituire la festa della nascita di Cristo al 25 dicembre per distogliere le masse pagane dalla festa celebrata in quello stesso giorno in onore del «Sole invitto», il dio Mitra, vincitore delle tenebre, anch'egli venuto alla luce in una grotta. Dunque una resa di conti all'interno della cultura sacrale. Quanto di meno evangelico si possa immaginare.

Un Natale rovesciato

Ma nel secolo scorso c'è stata una svolta storica: il Concilio. L'assise conciliare aveva aperto orizzonti nuovi. Era una promessa. Da lì si doveva partire per una chiesa dei poveri, per una chiesa senza potere e senza privilegi. Un chiesa di tutti, non c'è dubbio, ma a partire dalla base, dai poveri, dai rifiutati.
Dopo quarant'anni dalla chiusura del Concilio, ecco il solito Natale rovesciato: al posto della stalla troviamo il trono di sempre; al posto di Maria, ragazza madre, che vede profeticamente «i potenti rovesciati dai troni e innalzati i senza potere» (così dice il cantico di Maria), troviamo di nuovo arcigni gerarchi repressivi verso le scelte femminili di maternità responsabile; al posto di un padre-non padre, Giuseppe, in una famiglia-non famiglia, troviamo tanti padri agguerriti contro chiunque tenta strade nuove di affettività e convivenza come i Pacs, padri decisi a difendere con ogni mezzo il loro potere patriarcale; al posto dei pastori, metafora dell'emarginazione sociale, che per primi accolgono il fiorire sovversivo della vita coi loro doni di una cultura di semplice sopravvivenza, troviamo l'8 per mille, l'esenzione dall'Ici, e una quantità di altri «doni» sottratti alla gestione laica e pubblica dei servizi e offerti invece alla gestione caritativa privata.
Non sentiamo il bisogno di riflettere insieme su questa schizofrenia?

Il valore della laicità

Il Natale appartiene al desiderio popolare di fare festa per la vita che nasce. Possiamo disinteressarci del suo significato. Bere spumante e mangiar panettoni senza troppo pensare. Ma si va poco lontano. Poi non ci lamentiamo se la laicità non sfonda. La simbologia festiva è un potente veicolo di omologazione. Attraverso di lei passano messaggi potenti e penetranti più di mille discorsi papali.
Oggi le coscienze più sensibili e attente sentono un grande bisogno di riscattare dal basso attraverso il valore della laicità il patrimonio culturale evangelico del cristianesimo. Avvertono l'esigenza di una liberazione globale dal dominio in tutte le sue forme sia clericali che secolari.

La tribù dell'occidente

Proprio l'opposto della tendenza anch'essa assai diffusa dei «laici devoti» che puntano invece alla restaurazione del dominio del sacro per stabilizzare il sistema globale di dominio della «tribù dell'Occidente» sul resto del mondo. Scarseggiano riferimenti e percorsi pratici per tentare quel riscatto. Ma la storia ci dice che prima o poi le strade si trovano se l'esigenza è forte.
Buon laico Natale.

 

ENZO MAZZI    Il manifesto 24/12/05