Tra laici e clericali

 L’Italia soffre della contrapposizione tra clericali e laici, che non corrisponde alla sua viva realtà. Abito in mezzo ai cattolici e non ho mai incontrato sostenitori delle tesi clericali. Viviamo in pace tra cristiani evitando ogni eccesso. L’Italia ufficiale e mediatica è invece piena di questa contrapposizione. Le evidenti “verità” clericali richiamano certo correzioni e messe a punto. Non sono mancati buoni interventi su questo (Rodotà, Zagrebelski). Il fatto è, che tardi si sono svegliati giornali come La Repubblica, che fino a poco tempo fa apparivano piuttosto ossequiosi verso i cardinali. È un ossequio subdolo ai cardinali, comportarsi come se ci fosse solo la loro verità e la sua negazione. È necessaria una strada pluralista.

L’insistenza mediatica è opprimente. Si tenta di far passare per nuovo e indispensabile l’insegnamento della gerarchia cattolica, come se non esistessero altre fonti per una cultura più vasta e plurale. Come se cristianesimo e cattolicesimo romano fossero la stessa cosa e intorno non ci fosse che vuota negazione.

Il cristianesimo include il cattolicesimo, che a sua volta include, anche se non lo vogliamo, il papato. La cosa ci riguarda per le sue conseguenze. Si fa credere che il cattolicesimo romano corrisponda alla verità e ne rappresenti la perfezione, il non plus ultra. Questa è l’eresia. A questa eresia si lega il potere mediatico che deve imporla con i mezzi suoi propri.  Accreditare il proprio giudizio come verità, qui sta l’eresia. Da qui deriva l’uso necessario del mezzo. Da che parte sta il papa? Questo ancora non lo si è capito. Certo alcuni segni ci mettono a disagio.  Quanto più si cerca l’evidenza, tanto più si corre il rischio di attirare a sé gli sguardi, come se Dio non ci fosse, sostituito dai simboli e dai paramenti (e dato che per certi laici Dio non c’è, anch’essi non possono che festeggiare simboli e paramenti). Che il papa cambi la mitra (il cappello da vescovo), come abbiamo potuto vedere, ad ogni apparizione, non è una buona raccomandazione per il suo messaggio. E che si metta in testa quei simboli fiammeggianti, lascia per lo meno interdetti. (E quella cerimonia di apporre i chiodi della crocifissione sul suo abito, come non gridare?). In sostanza, egli vuole far passare il proprio giudizio per verità sacrosanta. Ed è questa torsione alla realtà il cuore della propaganda mediatica e dell’ eresia.

A questo tipo di distorsione della verità, la vera alternativa è quanto si fa nelle scuole libere, cioè ricerca, misura, giudizio, confronto. Cioè cultura. Più ne faremo, meno corda daremo al clericalismo. Occorre un’altra concezione della verità, che solo la cultura più ampia può dare. Ed è anche un antidoto per i fondamentalismi religiosi protestanti, o di qualunque altra parte.

 

Sergio Rostagno  teologo    da Nev n.50/2005