Tempi duri per il cattolicesimo italiano


Giorni difficili per il cattolicesimo italiano. Un’impressione piuttosto diffusa, confermata da alcuni
dati piuttosto significativi. In calo, prima di tutto, la frequenza alla messa domenicale. Ma in calo,
anche, il numero dei matrimoni in chiesa, mentre aumentano i matrimoni civili e le unioni di fatto.
Aumentano le separazioni e i divorzi: è proprio la famiglia a essere in crisi, nonostante le insistenze
di tutte le autorità, soprattutto ecclesiastiche.
Dati che sono sotto gli occhi di tutti e non dipendono certamente da un eventuale laicismo dei
media nostrani A questi dati bisogna aggiungere il successo di alcuni volumi che discutono gli inizi
del cristianesimo e il suo valore. Volumi che non sono mai mancati nel passato ma che oggi sono a
livello di bestseller, come non era mai avvenuto prima. La discussione raggiunge livelli e consensi
mai toccati ieri in un paese come il nostro, con una maggioranza cattolica assolutamente fuori
discussione.
Un’ondata di fronte alla quale come si sta comportando l’istituzione ecclesiastica? Come reagisce?
Qualche osservazione può essere interessante. Scarse le condanne, prima di tutto. Forse perché
giudicate inutili. Anche nei confronti di libri di grande successo, come quelli di Vito Mancuso. La
polemica si concentra su alcune questioni che l’autorità ecclesiastica giudica centrali, ma che,
invece, l’opinione pubblica tende a ridimensionare: tipica, in questo senso, la questione della morte
di persone inguaribili, come la povera ragazza Englaro. Il Vaticano sembra privilegiare gli interventi
che si situano nella difficile zona di confine fra la vita e la morte. La sottolineatura di questioni di
questo tipo inevitabilmente ne mette in ombra altre, più gravi e anche più evangeliche: penso, ad
esempio, al dramma della povertà di larghe fasce di cittadini e a quello dell’immigrazione.

Questioni che sarebbero più evangeliche, ma che la nostra autorità ecclesiastica, forse, non
sottolinea abbastanza.
Si può aggiungere che, nel complesso di una situazione di crisi, l’autorità
cattolica confida soprattutto nel «carisma» pontificio, affidato ai mass media. Un successo
indiscutibile, come è stato confermato anche di recente, nel viaggio del papa in Francia. Un
successo, però, pieno di incertezze e di fragilità, come è fragile tutto il mondo dei media.
Il cattolicesimo, d’altronde, deve fare i conti con un tipo di religiosità «fai da te», come si suol dire:
una religiosità che si sta diffondendo non soltanto nel terzo mondo, ma anche da noi e che il
protagonismo pontificio non intacca, tutt’altro. Tempi duri, dunque, aperti a tutte le possibilità e a
tutti gli esiti.

Filippo Gentiloni     il manifesto 2 novembre 2008