Storia di quest’Italia
volgare
Dal
Pnf alla videocrazia un saggio di Guido Crainz
Quando e come nasce l’Italia volgare di questi anni? Uno storico, Guido Crainz,
ha scritto un saggio per capirlo. E individua un filo che unisce il fascismo, la
partitocrazia, i «dorati» anni ‘80, la videocrazia.
Lo scopo
dichiarato dell’ultimo libro di Guido Crainz, Autobiografia di una
Repubblica, (Donzelli, euro 16,50, pp. 239), è ambizioso e suggestivo. La
domanda, in soldoni, è la seguente: quand’è che l’Italia ha cominciato a
diventare un paese così volgare? La risposta non è semplice, la causa
del mutamento non è una sola. Crainz delimita il campo d’azione. È convinto
che la risposta non vada cercata nei pressi di Machiavelli e Guicciardini, né
che si debbano scandagliare i fondali dell’unità d’Italia («continuità
ingannevoli»). È sufficiente, a suo parere, risalire al crollo del fascismo e
alla nascita della Repubblica, momento a partire dal quale si possono viceversa
individuare «continuità intriganti». Ecco una prima pista: la «compenetrazione»
tra partito e Stato nasce prima della democrazia, con il partito nazionale
fascista. È difficile sostenere – scrive Crainz – che il suo carattere
«onnivoro» sia scomparso senza lasciar tracce all’indomani della Liberazione. Al
partito unico subentrano i partiti, alla dittatura la democrazia, ma la
commistione tra partiti e Stato resta. Così come il medesimo codice
penale, i medesimi questori, prefetti, magistrati e alti gradi dell’esercito.
L’occupazione dello Stato da parte dei partiti negli anni diventerà così
opprimente, che si parlerà di «partitocrazia» e toccherà alla magistratura
attivare la «valvola di sfogo» di Mani Pulite. Per evitare che il malato muoia
sotto i ferri, il pool di Milano è tuttavia costretto a frenare l’utilizzo del
bisturi, quasi a fermarlo. Di qui una seconda pista per rintracciare le radici
della crisi morale di oggi: la mancanza di reale discontinuità tra Prima e
Seconda Repubblica.
Con quell’elemento di novità: una mutazione antropologica orientata all’egoismo
e alla volgarità. Perché?
Crainz passa in rassegna con particolare attenzione gli anni ‘80, l’epoca in cui
politica e impegno cedono il passo al privato, al divertimento, al corpo, alla
moda, complice una «falsa tolleranza edonistica», come aveva previsto
Pasolini. Dal punto di vista culturale, non sono che una reazione agli
eccessi ideologici e all’assemblearismo degli anni ‘70, un tentativo di
liberazione individuale dalla cappa di piombo formatasi con lo stragismo di
Stato e la lotta armata: «È un sabato qualunque, un sabato italiano, il peggio
sembra essere passato», diceva una canzonetta del 1983. Negli anni ‘80 si
afferma quel «protagonismo senza qualità», che dura tuttora. Ammesso e
non concesso che il ’68 in Italia sia durato un decennio, la sottocultura della
tv commerciale dura da 25 anni almeno, come dimostra anche Videocracy.
DC SENZA
ALTERNATIVA
Le responsabilità non sono solo della destra, ma anche della sinistra, il cui
declino, secondo Crainz, ha inizio nel 1979: «Per la prima volta dopo il ‘48 il
Pci perdeva consensi alle elezioni politiche, soprattutto tra i giovani che ne
avevano garantito il successo». La causa principale del distacco? La scelta del
«compromesso storico», che escludeva per la prima volta ogni ipotesi di
alternativa politica alla Dc. Proprio in quel momento cominciarono «i
sotterranei percorsi che porteranno alla tendenziale scomparsa della sinistra».
Mollata la cima della questione morale, la nave Italia comincia ad affondare.
Attraverso le testimonianze quotidiane soprattutto di due grandi giornalisti –
Bocca e Scalfari – Crainz dimostra che da metà degli anni ‘70 la politica
utilizza sempre di più la leva pubblica come strumento d’interesse privato. La
cosa più grave è che manca ormai una cultura diffusa dell’onestà che faccia
da contrappeso. Se Berlusconi cade poi si rialza. I suoi successi
elettorali hanno molte spiegazioni, non ultima quella della rapida diffusione di
una «corruzione inconsapevole», come dice Saviano.
Riccardo De Gennaro
l’Unità
20.10.09