La chiesa tra il V e l'VIII secolo: Personaggi, nascita del monachesimo, eresie e avvisaglie di scisma

Avvenimenti importanti nei secoli VI e VII

In questi due secoli si consolidano o si avviano fenomeni di grande portata, le cui conseguenze giungono fino ai nostri giorni:

Inizia il dramma della separazione tra chiesa d'Oriente e chiesa d'Occidente.

Peggiora la commistione tra elementi teologici e politici: proprio nel VI secolo inizierà il cosiddetto cesaropapismo, l'assunzione, cioè, del supremo potere religioso da parte dell'imperatore.

Soprattutto il VII secolo vede il passaggio dall'epoca patristica a quella della scolastica che caratterizzerà tutto il medioevo.

Nasce il monachesimo occidentale.

Si allarga, nel mondo cristiano, l'attenzione al problema della salvezza.

Nasce l'Islam e finisce definitivamente il paganesimo: un mondo (già morto politicamente) scompare come cultura e come pensiero filosofico-politico.

Si affaccia alla storia il terzo grande distruttore, esterno alla Chiesa, del pensiero cristiano: Giustiniano; i primi due erano Costantino e Teodosio ed il quarto sarà Carlo Magno.

Ricordiamo infine la lotta fra Goti e Bizantini.

Fissiamo, al solito, alcune date importanti:

528 Giustiniano I, imperatore d'Oriente, impone il canto ai monaci orientali. È l'inizio del cesaropapismo: gli imperatori d'Oriente ritengono di dover intervenire sull'organizzazione della vita religiosa.

529. Quest'anno vede tre eventi importanti:

la fondazione del monastero di Montecassino, considerata come la nascita del monachesimo occidentale.

Giustiniano pubblica il Codex Justinianus, che è una raccolta di leggi del diritto romano (l'Impero d'Oriente raccoglie i resti dell'Impero Romano).

Giustiniano chiude la scuola filosofica d'Atene: questo atto segna la fine del paganesimo.

542 Giustiniano impone il battesimo a tutti i pagani che incontra nel suo impero.

552 Giustiniano sconfigge i Goti. Con la morte del re goto Totila, i Bizantini diventano padroni dell'Italia.

553 si svolge, per volere dell'imperatore, il V concilio ecumenico, il Costantinopolitano 2°.

565 muore Giustiniano.

568 scende in Italia Alboino, re dei Longobardi ed inizia il lungo scontro (un secolo e mezzo) tra Longobardi e Bizantini. Dopo un'occupazione iniziale di tutta l'Italia, tranne Roma e Ravenna, da parte dei Longobardi, questi si dovranno contentare del Centro-Nord ed i Bizantini domineranno il Sud. L'Italia è divisa in due, con alcune eccezioni, come Ravenna (bizantina) ed il ducato di Benevento (longobardo).

590/604 è papa per la prima volta un monaco: Gregorio I detto Magno (grande). Nella sua vasta e infaticabile attività c'è anche l'organizzazione del canto sacro. Nel 600 fonda la Schola Cantorum: nasce il canto gregoriano. Forse più di altre parole giova una definizione di Martin Lutero per capire chi era questo grande papa: “Fu l'ultimo vescovo di Roma; tutti gli altri che verranno dopo saranno papi”.

593 Gregorio I scrive il Liber Regulae Pastoralis, primo testo di conduzione pastorale di una chiesa.

601 Emerge il vescovo Isidoro di Siviglia, uno degli ultimi padri della chiesa.

622 Maometto fugge dalla Mecca verso Medina. Questo avvenimento è chiamato dagli islamici Egira, che significa migrazione, anche se, in effetti, si tratta proprio di una fuga.

632 Maometto muore tra le braccia delle sue quattro mogli. Era nato nel 571.

633 Inizia la conquista araba, la cosiddetta gihad (guerra santa, perché ha anche lo scopo di convertire i popoli sottomessi), che porterà ad uno dei più grandi imperi della storia, che si estenderà dal Marocco all'Indonesia. Con Abu Bàkr, genero di Maometto, inizia il califfato, cioè il dominio del califfo, termine arabo che significa discendente.

643 Editto di Rotari (re longobardo). È il primo testo legislativo romano-germanico, interessante perché cerca di far incontrare la cultura germanica con quella romana. È un testo bellissimo, lungimirante, moderno, nonostante l'epoca in cui è concepito.

687 Pipino di Héristal, maggiordomo (o maestro di palazzo) del regno di Austrasia (una regione dell'attuale Germania) si ribella al re franco della dinastia dei Merovingi (discendenti del re Meroveo). Lotta, a fianco degli Austrasiani, contro il regno di Neustria (gran parte dell'attuale Francia) di cui sconfigge il maestro di palazzo ed assume tale carica per entrambi i regni. È un tempo in cui questi maggiordomi (una sorta di viceré o cancellieri o, se vogliamo, corrispettivi del prefetto del Pretorio) si sostituiscono, di fatto, ai rispettivi re. Il figlio di Pipino di Héristal, Carlo Martello (il nonno di Carlo Magno), diventa re e dà inizio alla dinastia dei Carolingi che segneranno pesantemente la storia della Chiesa. A loro volta, alla fine del IX secolo, i Carolingi saranno sostituiti dagli Ottonidi.

685-711 Giustiniano II, re di Bisanzio, convoca il 6° concilio ecumenico (il Costantinopolitano III, che sarà l'ultimo concilio ecumenico antico) detto Trullanum I, perché convocato nella sala a cupola del palazzo dell'imperatore di Bisanzio e, nel 692, un concilio non ecumenico, nello stesso luogo, per cui viene chiamato Trullanum II.

700 viene pubblicato l'Oratoriale di Verona: è un testo di preghiera che citiamo perché è il primo documento conosciuto che contiene una vera e propria notazione musicale.

Infine ricordiamo le eresie che attraversano questi due secoli:

1. Monofisismo

2. Duofisismo

3. Monotelismo

4. Monoenergismo

Le ultime due saranno combattute dal 6° concilio ecumenico.

Alcuni personaggi

La teologia, in questi due secoli di passaggio alla scolastica, sta morendo. I teologi greci si rivolgono verso l'ascesi (esercizi di pietà e di meditazione) ed il culto. Diminuiscono le discussioni sulla natura di Gesù. Ricordiamo:

Lo pseudo Dionigi l'Areopagita, un personaggio conosciuto solo con questo soprannome derivato dalla collina a sud dell'agorà di Atene, è autore di alcune opere di teologia.

Massimo il Confessore, martire (muore nel 662 in maniera infame, un vero martire) e teologo importante.

Severino Boezio, segretario di Teodorico, caduto poi in disgrazia, è un teologo di lingua latina di altissimo spessore. Con lui inizia la scolastica. È autore del libro più letto di tutto il Medioevo, il “De consolatione philosophiae”, che scrive nel carcere dove morirà nel 524.

Gregorio di Tours (muore nel 594): autore dell'Historia Francorum ed inventore dell'agiografia miracolistica di cui infarcisce il primo capitolo della sua opera, descrivendo storie di santi con apparizioni e miracoli. Questo testo ha avuto molto successo nel medioevo. Le storie di santi, che si sono continuate a scrivere fino ai giorni nostri, risentono tutte dell'agiografia miracolistica inventata da Gregorio di Tours.

Magno Aurelio Cassiodoro, segretario di Odoacre (re degli Eruli) e di Teodorico, viene definito il primo enciclopedico della storia. Ha scritto su tutte le materie: musica, istituzioni divine, scienze varie (tra cui anche quella che oggi chiamiamo biologia), storia della letteratura.

Dionigi il Piccolo, monaco nativo della Scizia (tra Danubio e Mar Nero), ma vissuto lungamente a Roma, (muore nel 540) decide, in base ad un calcolo storico, che Cristo è nato nell'anno 753 ab urbe condita (cioè dalla nascita di Roma, come si contavano gli anni fin allora) e fissa così l'anno zero, con il noto errore che ora gli studiosi ritengono sia di circa 6-7 anni. Nascono i primi calendari.

La scolastica e i monaci

Con Boezio e Cassiodoro comincia la scolastica, un termine che è arduo definire in breve, perché indica insieme filosofia e teologia e deriva da una parola che nel medioevo indicava il maestro che dirige una scuola e in genere lo studioso delle arti liberali.

La caratteristica della scolastica su cui va posto l'accento, parlando di storia della Chiesa e quindi anche di evoluzione del suo pensiero, è quella di far entrare nel pensiero cristiano, la ricerca, il confronto con altre scienze, l'approfondimento a 360° di tutto il sapere, l'idea del rendere ragione della fede, non più, come nell'era patristica, basandosi soltanto sull'autorità dei cosiddetti padri della Chiesa, ma chiedendo aiuto alla ragione, al sapere, a tutte le discipline.

È di questi secoli, come accennato all'inizio, la nascita del monachesimo. Nei diversi monasteri si accumulano le pergamene su cui i monaci copiano i classici d'ogni epoca (greci, latini, cristiani) e le fitte, copiose note a margine testimoniano il vivo interesse che la scolastica accende intorno al sapere.

Anche l'interesse per la data di nascita di Gesù rientra in questo clima, è un'attenzione allo scorrere del tempo; nascono anche i calendari astrologici.

Altro che secoli bui!

Con Tommaso d'Aquino, nel Trecento, la scolastica evolve nella neoscolastica. Il tramonto si avrà nel Seicento con la Controriforma che segnerà un ritorno autoritario alla patristica.

Le eresie: monofisismo e monotelismo

Il concilio di Calcedonia, nel 451, aveva affermato che in Gesù Cristo, dopo l'incarnazione, le due nature, la divina e l'umana, hanno conservato ciascuna le proprie caratteristiche. Pertanto Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo. Questo per combattere il monofisismo, partito da Eutiche nel V secolo, il quale affermava esservi nel Cristo una sola natura, quella divina. Calcedonia però non fermò questa eresia, contro la quale si continuò a combattere anche nel VI e VII secolo. Sul fronte opposto, il duofisismo affermava che in Gesù c'erano due nature, sì, ma separate.

Nel 518 viene eletto imperatore di Bisanzio Giustino I che lotta contro duofisisti ed ariani. Apparteneva a questi ultimi (un po' come tutti i re barbari) Teodorico che, in realtà, fino a quel momento aveva mantenuto buoni rapporti con la chiesa di Roma, come anche con l'imperatore d'Oriente che rispettava e considerava unico sovrano, tanto da limitarsi a sottoporgli i candidati alla carica di consoli che poi venivano da lui nominati. A dispetto di questo clima, Giustino I nel 523 decreta l'esclusione degli ariani da tutte le cariche militari e civili, preoccupato, più che dell'ortodossia da difendere, della potenza del re barbarico. La cosiddetta pax ostrogothica è guastata dai contrasti religiosi. Boezio, accusato di intese segrete con la corte di Costantinopoli, viene imprigionato e condannato a morte. Due anni dopo anche il papa Giovanni I finisce in carcere, non essendo riuscito ad ottenere dall'imperatore l'abrogazione delle leggi contro gli ariani. A Verona scoppiano disordini tra Goti ariani e Romani cattolici. Teodorico vieta ai cattolici di tutta Italia di portare armi, mentre nel senato comincia a delinearsi un partito bizantino.

Non è lecito tuttavia affermare che questi singoli fatti, scarsamente rilevanti, indichino una svolta improvvisa della politica di Teodorico e l'inizio di una persecuzione contro i cattolici. Sin dall'inizio il re dei Goti si era atteggiato a difensore delle tradizioni di Roma e dell'Impero e aveva sempre saputo distinguere tra cattolicesimo e romanità. È utile osservare anche che tra il ritorno all'ortodossia da parte della corte di Costantinopoli e la crisi del 523 passarono tre anni e che immediatamente prima della pretesa ripulsa da parte di Teodorico della tradizione di tolleranza e di reciproca intesa, l'imperatore cattolico aveva colmato di onori il re ariano che proprio allora si trovava al culmine della sua potenza. È molto più probabile che Boezio sia caduto vittima della vendetta di alcuni dignitari ostrogoti, ai quali egli aveva rimproverato oppressive esazioni fiscali. I burocrati avrebbero quindi persuaso il sovrano che Boezio aveva tradito la sua fiducia. Occorre poi rilevare che a Roma non tutti erano favorevoli a Boezio. Il papa era stato messo in prigione perché aveva fallito l'incarico che il re gli aveva affidato. Senza dubbio Teodorico si sentì offeso soprattutto perché l'imperatore lo aveva beffato e diede sfogo alla sua collera che non dovette certo esaurirsi in breve tempo. Ma questo bastava per la tradizione cattolica che, alla improvvisa morte del re, riallacciò leggende fantastiche e considerò quella morte come una punizione. Più rispettosi della verità furono i Romani d'Italia che dieci anni dopo si rifiutarono di ravvisare i loro liberatori nei soldati di Belisario, confermando così che i benefici della pax ostrogothica non avevano corso alcun rischio neppure negli ultimi anni di Teodorico.

Nel 527 sale al trono di Bisanzio Giustiniano che, con il progetto “guerra contro gli eretici” pensa di riunire i due imperi (Oriente ed Occidente). Ci riuscirà in parte conquistando Italia e Spagna, ma questo nuovo impero si sfascerà alla sua morte. Non solo, ma questa sorta di crociata contro gli ariani, la cosiddetta guerra gotica, sarà un orrendo genocidio di due popoli che avevano raggiunto un buon grado di civiltà.

Nei confronti dei monofisisti, invece, Giustiniano usò per un certo tempo un atteggiamento più tollerante, perché la moglie Teodora li proteggeva e spingeva per far eleggere dei vescovi fedeli a quell'eresia. Poi cominciò a perseguitare anche i monofisisti, insieme con i nestoriani.

Un altro intervento, in linea con la politica cesaropapista di Giustiniano, è quello relativo alla controversia detta dei “Tre Capitoli”, perché contestava appunto tre capitoli del concilio di Calcedonia, scritti da due vescovi: Teodoro di Mopsuestia e Teodoreto di Ciro. L'imperatore, sobillato dal vescovo di Cesarea, l'origenista Teodoro Aschida che voleva vendicarsi dei suoi nemici antiorigenisti, condanna i due vescovi e, con loro, anche i tre capitoli con un editto imperiale. Da Roma, però, il papa Vigilio, insieme con altri vescovi occidentali, si oppone. Giustiniano lo fa catturare, portare a Costantinopoli (gennaio 547), dove, dopo sette anni di coercizioni, pronuncia l'anatema contro i “Tre Capitoli”, a condizione però che si dichiari salva la dottrina di Calcedonia. Questo fatto suscita una protesta da parte di tutti i cattolici, addirittura alcune chiese scomunicano il papa. Così Giustiniano convoca il concilio di Costantinopoli (il II). Vigilio non partecipa e si rifugia a Calcedonia. I padri conciliari, che quando stavano al sicuro avevano deplorato la debolezza del papa, approvano Giustiniano. Così il concilio Costantinopolitano II condanna i Tre Capitoli perché scritti da due vescovi monofisiti (quest'ultima era una menzogna perché i due vescovi erano stati riabilitati dal concilio di Calcedonia, dopo una controversia con Cirillo). Solo tre vescovi (di Milano, di Grado e di Aquileia) si opposero al concilio e furono scomunicati; sottoposti a carcere e maltrattamenti, però, non cedettero. Giustiniano evitò di farli uccidere per non rischiare troppo.

Alla morte di Giustiniano l'impero piomba in una nuova crisi politico militare; i Longobardi scenderanno a riconquistare l'Italia. I successori di Giustiniano perseguiteranno i monofisiti, incolpandoli della disgregazione dell'impero.

Con la conquista araba, nel 630, i monofisiti troveranno un po' di pace, perché gli Arabi li tollereranno e, sotto il loro dominio, non potranno essere raggiunti dai Bizantini. È il colmo: sono più tolleranti gli “infedeli” arabi dei “fratelli” cristiani! Tuttora, nel Libano, i cristiani maroniti sono in certo senso gli eredi dell'antica eresia monofisita.

Nel 631, Sergio, patriarca di Costantinopoli, tenta un compromesso con i monofisiti, affermando che in Cristo sono due nature, la divina e l'umana, ma in lui la volontà e la finalità delle opere sono unicamente quelle divine. Così, pur mantenendo la tesi calcedoniana delle due nature (vero Dio e vero uomo), fa un passo verso i monofisiti, affermando che Gesù è monotelita (in greco telos è la volontà), oppure monoenergita, perché in greco energhèia è l'esercizio della volontà. In altre parole, pur non potendo accettare la tesi monofisita dell'unica natura divina, fa sparire la volontà umana, lasciando a Gesù solo la volontà di Dio. Da qui nasceranno i monoteliti. Questo compromesso provoca la reazione del patriarca di Gerusalemme Sofronio.

Sergio allora abbandona l'espressione “una energia” e scrive una lettera al papa Onorio I ottenendo una generica adesione alla sua dottrina, poi compone una lunga professione di fede chiamata Ecthesis (esposizione) pubblicata dall'imperatore Eraclio nel 638; in essa si accantona la dottrina del monoenergismo, ma si afferma quella del monotelismo, si afferma, cioè, che in Cristo c'è una sola volontà divino-umana. Con questo editto, l'imperatore impone il monotelismo a tutto l'impero. Nello stesso anno, però, muoiono il papa Onorio ed il patriarca Sergio; Nel 640 il papa Severino e poi Giovanni IV che gli succede nello stesso anno, per reagire a questa imposizione imperiale, scomunicano Sergio ed accusano il monotelismo di essere una eresia. Minacciano di scomunica anche l'imperatore il quale, in punto di morte, si piega e ritratta l'editto Ecthesis.

Il problema del monotelismo però rimane. L'Ecthesis era stato accettato dalla maggior parte dei vescovi orientali, quindi il successore di Eraclio, Costante II, pubblica nel 648 il cosiddetto Tipo, un nuovo editto dogmatico che ripropone la dottrina monotelica come tipo di fede. Nel 649 il papa, Martino I, convoca un concilio in Laterano che dichiara che in Cristo vi sono due volontà e scomunica tutti gli autori della nuova eresia, da Sergio fino al vivente patriarca di Costantinopoli e poi anche l'imperatore. È la prima volta che un papa scomunica un imperatore. Costante II fa arrestare il papa e lo esilia in Crimea. Un'altra vittima di Costante II è Massimo il Confessore il quale, a fianco del papa, si era schierato contro il monotelismo. Esiliato in Tracia nel 662, non volendosi piegare al volere dell'imperatore, viene chiamato in giudizio e condannato all'amputazione di mani e lingua. Confinato poi nel Caucaso, muore poco dopo per le ferite riportate.

Nel 668 Costante II viene assassinato e sale al trono il figlio Costantino IV il quale, per ristabilire l'unità della Chiesa e rinsaldare di conseguenza un impero che da una parte rischiava di perdere l'Italia e dall'altra era sempre più minacciato da vari popoli, tra cui anche gli Arabi, decide, d'accordo col papa Agatone, di convocare un concilio. Così tra il novembre 680 ed il settembre 681 si celebra il Costantinopolitano III. Delle diciotto sessioni, le ultime due sono dedicate alla condanna del monotelismo:

“Predichiamo anche in lui [Cristo] due volontà naturali e due operazioni naturali, indivisibilmente, immutabilmente, inseparabilmente, inconfusamente, secondo l'insegnamento dei santi padri. Due volontà naturali che non sono in contrasto fra loro (non sia mai detto!), come dicono gli empi eretici, ma tali che la volontà umana segua, senza opposizione o riluttanza, o meglio, sia sottoposta alla sua volontà divina e onnipotente. Era necessario, infatti, che la volontà della carne fosse mossa e sottomessa al volere divino, secondo il sapientissimo Atanasio.”
Si ripropongono, quindi, e si perfezionano le tesi di Calcedonia. In un vero uomo (come è Gesù) la volontà umana segue (sottinteso liberamente) quella divina.

Si conclude così la vicenda del monotelismo, durata quasi un secolo. Le ripercussioni, però, si avvertiranno su una questione di tutt'altro tipo: quella dell'infallibilità del papa. Nel 16° secolo, protestanti e giansenisti ricorderanno che il concilio di Costantinopoli III, condannando il monotelismo, aveva dichiarato eretico un papa canonicamente eletto: Onorio I, perché aveva sostenuto le tesi di Sergio, patriarca di Costantinopoli. Questo, però, era un precedente che minava l'autorità del papa. Più tardi, quando il Concilio Vaticano I sancirà definitivamente l'infallibilità del papa quando parla ex cathedra in materia di fede, i protestanti risolleveranno la questione. La risposta dei cattolici sarà quella di sostenere che però Onorio I non aveva parlato ex cathedra

I prodromi della separazione fra chiesa d'occidente e chiesa d'oriente

Nella sintesi iniziale è stato menzionato il cesaropapismo, il fenomeno che si consolida in questi secoli, per il quale la chiesa d'Oriente sta diventando sempre più uno stato-chiesa, dove l'imperatore è il detentore di entrambi i poteri: politico e religioso. Quando nel 1453, con l'ingresso di Maometto II a Costantinopoli cadrà l'Impero Romano d'Oriente, il cesaropapismo si trasferirà in Russia e nei piccoli regni dell'orbita bizantina. Lo Zar di tutte le Russie sarà il vero erede dell'imperatore di Bisanzio e pretenderà fin quasi ai nostri giorni d'avere l'ultima parola su ogni questione religiosa.

Di contro in Occidente si prepara quel dualismo papa-imperatore che segnerà nel bene (poco) o nel male tutta la storia medioevale. D'altra parte l'iniziale assenza di un forte potere imperiale favorirà la crescita del potere temporale della Chiesa.

Quindi già si profila una sostanziale differenza tra le due chiese: sotto l'imperatore, l'orientale, sotto il papa (sia pure con continui conflitti di potere) quella occidentale.

Un avvenimento che comincia a rendere pesante questa distinzione è il concilio Quinisesto (il cosiddetto Trullanum II, come s'è accennato) indetto nel 692 dall'imperatore Giustiniano II, successore di Costantino IV. Le motivazioni di questo concilio sono da ricercare nell'osservazione, fatta dall'imperatore, che nei due concili precedenti si è discusso troppo di argomenti teologici, mentre sarebbe necessario preoccuparsi della disciplina del clero, della conduzione delle masse (dei fedeli, naturalmente) dei contenuti delle preghiere e delle omelie. In una parola di questioni disciplinari.

Così nel 692 viene convocato il Trullanum II (il termine ufficiale Quinisesto voleva indicare che il concilio sarebbe stato l'appendice dei due precedenti, il 5° ed il 6°). Partecipano un gran numero di vescovi orientali ed una minoranza di vescovi occidentali. Le decisioni vengono prese a maggioranza, quindi prevale sempre la tesi orientale.

Si decidono ben 102 canoni tutti disciplinari. Così sarà tutto il medioevo; bisognerà arrivare al XII secolo per avere i concili Lateranensi che tornano ai problemi teologici.

Ciò che più è da notare è che le varie decisioni sono tutte antioccidentali. Vediamo alcuni canoni: Il più problematico è quello che decide che il patriarca di Costantinopoli è pari al vescovo di Roma.

Disapprovazione del celibato. In Occidente si raccomandava il celibato per il clero: gli sposati potevano ancora essere ordinati preti, ma un prete celibe non poteva più sposarsi.

Il canone 55 proibisce, sotto pena grave, l'uso romano di digiunare nei sabati di quaresima. Il canone 67 sancisce la proibizione apostolica di cibarsi di sangue. Questa proibizione, mutuata per lo più da usanze giudaiche che nella questione di Antiochia, per una sorta di compromesso si decise di mantenere (capitolo 15 degli Atti degli Apostoli), in Occidente era stata superata. Qui viene invece ribadita. Cibarsi di sangue sottintende naturalmente carni sanguinolente, sanguinaccio, ecc.

Il canone 82 vieta di rappresentare Cristo sotto forma di agnello. In breve possiamo affermare che la scissione tra chiesa occidentale (cattolica) e chiesa orientale (che si chiamerà ortodossa), che avverrà ufficialmente nel 1054, trova il suo punto iniziale nel concilio Trullanum II del 692.

Un altro motivo di scontro si avrà nell'8° secolo con il problema delle icone. La chiesa orientale, sostenuta dall'imperatore, sosteneva, in forza della prima parola data da Dio a Mosè (Esodo 20,4-6), che non si dovevano fare immagini di Dio, né di altre cose che sono in cielo, in terra e sotto terra (quindi anche del Cristo, della Madonna, ecc.). La chiesa occidentale non era dello stesso avviso. La lotta che ne seguì durò un secolo e fu detta iconoclastica, parola di origine greca che significa rompere le icone, le immagini. Vincerà la tesi occidentale (anche in Oriente si faranno bellissime icone), però tra il 9° e il 10° secolo maturerà definitivamente lo scisma. Con due scomuniche reciproche le due