Stefano, troppi misteri
Non
leggete le storie di
Stefano Cucchi, Mariano Bacioterracino ed
Elham come se fossero brutte storie tipiche del caotico vivere
di massa. Non pensate che a loro “qualcosa è andato storto”, che succede, che è
sgradevole, ma la vita, adesso come nel passato, è piena di brutte sorprese.
Le vittime di questo elenco sono un giovane uomo arrestato senza ragione, un
pregiudicato nella lista di esecuzione della camorra, un uomo del tutto
innocente impigliato nella rete di un’odiosa burocrazia persecutoria.
Sono la
stessa persona, privata all’ improvviso di diritti umani e civili.
Quella persona siamo noi, mentre
moriamo di
botte, moriamo uccisi sui marciapiedi, moriamo di sciopero della fame in un
campo di concentramento
detto
“Centro di
Identificazione ed Espulsione”.
Siamo noi
persino nello sdoppiamento da malattia mentale che si vede nel video del delitto
di camorra: i passanti scavalcano il corpo della persona appena uccisa fingendo
di non vedere. Siamo noi che diciamo per bocca del responsabile
carcerario che Stefano Cucchi (faccia sfondata, schiena spezzata) “ha preferito
dormire, rifiutando il ricovero in ospedale”. Siamo noi quando i medici
di un grande ospedale civile vedono per due volte il marocchino Elham detenuto
senza reato e senza sentenza, senza avvocati e senza tribunale. Nessun medico fa
domande, nessuno ascolta, nessuno vuole sapere. Lo rimandano, un essere umano
ridotto a quaranta chili dal suo ostinato sciopero della fame, nel lager di
Gradisca, dove è ancora detenuto e morente, mentre io scrivo e voi leggete.
Vorrei
essere capito.
Sto dicendo che noi, noi
tutti vittime, colpevoli e testimoni siamo scesi al livello in cui
si pestano a morte i detenuti,
si
scavalcano di fretta i cadaveri,
si
lascia morire di fame in perfetta indifferenza l’ immigrato testardo.
Siamo la stessa gente che ammazza di botte gli omosessuali e ammazza di cavilli procedurali la legge che difende gli omosessuali in modo che questa legge non ci sia mai. Siamo noi il disperato Elham che muore nel lager costruito per punirlo di essere venuto in Italia in cerca di un Paese civile. Siamo noi il carceriere e il medico senza dignità che- per quieto vivere - lasciano morire chi cerca nella morte l’ unica fuga. Siamo l’uomo abbattuto dalla camorra, con pochi gesti agili, senza concitazione. Siamo l’ assassino che va via senza nascondere la pistola, siamo i passanti che non fanno caso ai cadaveri sui marciapiedi. Siamo i poliziotti che hanno massacrato il giovane Stefano Cucchi e continuano a restare ignoti. Siamo dunque allo stesso tempo il terrore e le vittime del terrore perché i nostri diritti e la nostra decenza sono precipitati in un buco nero immorale e illegale insieme a Cucchi, Bacioterracino, a Elham e ai loro assassini. Poiché ci siamo lasciati degradare fino a questo punto, non ci resta che dire un grazie riconoscente ai genitori e alla sorella di Cucchi che non hanno ceduto; ai giudici del delitto di camorra, che hanno diffuso il tremendo video, affinché tutti vedessero una scena di vita in una città italiana ai nostri giorni; a coloro che hanno fatto arrivare l’ annuncio di prossima morte dell’ immigrato Elham. Queste tre notizie servono almeno a ricordarci quanto siamo arrivati lontani dalla nostra Costituzione e dai fondamenti della Carta dei diritti dell’uomo. In Italia. Oggi.
Furio Colombo Il Fatto quotidiano 1/11/2009