Stato e Chiesa, la lezione (in)attuale di Gramsci
Il trionfo elettorale di José Luis Rodríguez Zapatero, alla fine di un durissimo braccio di ferro con i vescovi spagnoli, potrebbe forse suggerire un po' più di coraggio alla sinistra italiana nell'affrontare la questione vaticana. Vero che la Spagna, Paese giovane e aperto all'innovazione, non è la vecchia Italia. Ma non bisogna mai cadere nell'errore di confondere la massa dei cattolici con i vertici del clero.
La Chiesa, che a parole si vanta di controllare le opinioni dei fedeli, e la prima in realtà ad averne paura. In quello che il Papa e i vescovi chiamano il «gregge dei fedeli» il numero di pecorelle dotate di pensiero autonomo riguardo ai temi etici o sessuali e da tempo larga maggioranza. La differenza principale tra l'Italia e la Spagna è che da noi la difesa della laicità non è rappresentata da nessuno. Con la piccola riserva indiana dei radicali, s'intende. La destra berlusconiana non è neppure lontana parente della destra storica e liberale che ha costruito l'unita nazionale anche, o soprattutto, sulla linea di un deciso anticlericalismo. La sinistra si trascina la vecchia Realpolitik di Togliatti, l'ultramoderatismo dell'ex Pci sulla questione cattolica.
Gli ormai estinti socialisti si erano venduti la laicità per molti piatti di lenticchie ai tempi del Concordato di Craxi. In generale la cultura politica italiana, in larga misura di matrice autoritaria, ha volentieri copiato dalla Chiesa l'idea di «gregge dei fedeli». Eppure, la nostra cultura laica ha avuto espressioni altissime e non solo nelle minoranze illuminate. Tempo fa, parlando delle iniziative di legge sulle unioni di fatto, il segretario di Stato vaticano Tarcisio Bertone aveva detto a Famiglia Cristiana: «Il vecchio Pci di Gramscî, Togliatti e Berlinguer non avrebbe approvato simili derive laiciste». Ora, su Togliatti e Berlinguer si può discutere, ma su Gramsci proprio no. I Quaderni del carcere sono un inno alla laicità. Non esiste forse nella letteratura politica italiana un'analisi altrettanto profonda degli effetti dell'ipoteca vaticana sul fallimento dell'Italia come nazione. Fino al definitivo giudizio sulla Chiesa come «la forza più reazionaria esistente in Italia». «Per la Chiesa sono dispotici i governi che intaccano i suoi privilegi e provvidenziali quelli che, come il fascismo, li accrescono». Forse il cardinal Bertone non ha letto i Quaderni. Ma il guaio è che non li hanno letti neppure i politici della sinistra. Oppure si vergognano a citarli. Come quelli di Rifondazione che, nei convegni gramsciani, censurano le pagine sulla Chiesa. Questi si vergognano di Gramsci e quelli non si vergognano di Ciarrapico. Continuiamo così, facciamoci del male.
Curzio Maltese Venerdì di Repubblica 27/02/08