Sinistra cristiana
Nel deserto creatosi in Italia con le ultime elezioni, già popolato però dai
fantasmi dell'intolleranza
e del razzismo, molti cantieri sono all'opera per una ripresa in diverse forme
del discorso politico.
C'è un cantiere aperto nella destra, per costruire l'immagine di un "nuovo"
Berlusconi e di uno
squadrismo non fascista; c'è un cantiere aperto nella ridotta veltroniana, dove
sembra annunciarsi
una riconversione alle alleanze e il desiderio di un "nuovo centro-sinistra";
c'è un cantiere aperto
nella sinistra, dove è in gioco il futuro di Rifondazione e di tutti i colori
dell'arcobaleno.
Non c'è un cantiere per i cattolici: non avrebbe senso perché i cattolici non
sono una categoria
politica e la loro aggregazione non è un partito ma una Chiesa. Non che essi non
siano influenti:
molti di loro sono presenti nell'uno e nell'altro schieramento, e quanto a
influenza nella società e
nelle istituzioni la Conferenza episcopale italiana non è seconda a nessuno. Ma
la stagione
dell'unità politica dei cattolici è per fortuna conclusa, e ci sono buone
ragioni politiche,
teologiche ed ecclesiali che ne sconsigliano fermamente ogni possibile
restaurazione.
Mentre sono al lavoro tanti cantieri, nella politica italiana si avverte
tuttavia un vuoto pauroso,
derivante dall'assenza di soggettività politiche che furono in altri momenti
assai importanti e
anche decisive per la crescita democratica e spirituale del Paese. Nessun
problema di identità
perdute, che sarebbe sterile e regressivo rivendicare. Ma c'è un problema di
contenuti di
elaborazione e di lotta politica che, soprattutto dopo la crisi e la sconfitta
delle sinistre storiche nel
tempo della globalizzazione, rischiano di essere gravemente compromessi nella
progettazione del
futuro. Se ne possono fare diversi elenchi; noi ne facciamo uno traendolo da
fonti insuperabili della
nostra tradizione comune; è l'elenco risultante dalla somma dei "segni dei
tempi" della Pacem in
terris e del privilegio attribuito ai poveri, ai sofferenti e ai militanti per
la giustizia dalle
Beatitudini evangeliche.
Si tratta di contenuti che sono assunti dal linguaggio profano e riguardano
realtà storiche e
temporali, proiettate però verso una pienezza di umanità quale è desiderata da
Dio. L'elenco che ne
risulta è questo: ascesa delle classi lavoratrici e riscatto personalista del
lavoro; dignità realizzata
della donna, liberazione dei popoli dal dominio; pace come alternativa
complessiva alla guerra
illegittima e contraria alla ragione; democrazia internazionale e sviluppo
dell'ONU, regole per il
potere, diritti fondamentali e loro garanzia nelle Costituzioni; eguaglianza per
natura di tutti gli
esseri umani e anche delle comunità politiche; rovesciamento in una felice
condizione umana
dell'afflizione dei poveri, dei perseguitati, dei piangenti, delle vittime
d'ingiustizia.
Non si tratta di postulati ideologici, si tratta di contenuti politici che di
fatto, nell'attuale
bipartizione politica che schiaccia la realtà sui due poli di destra e di
sinistra, figurano come
contenuti di sinistra. Per sostenerli ed attuarli potrebbero riunirsi in forma
organizzata e "in modo
onesto" dei gruppi di cattolici e cristiani disponibili all'impegno politico:
non tutti, perché sulla
sostanza e sulla realizzazione di queste cose ci sono tra i cristiani,
legittimamente, come dice il
Concilio, opinioni diverse e d'altronde, ponendosi questi cristiani apertamente
come parte, né
pretenderebbero con piglio integristico di rappresentare tutti i fedeli, né
potrebbero in modo
clericale rivendicare a proprio favore l'autorità della Chiesa.
Ma con quale nome potrebbero affacciarsi alla scena? Un pregiudizio fondato su
una errata
accezione della laicità (fare finta che la fede non ci sia), e il linguaggio
oggi "politicamente
corretto", porterebbero questi credenti a restare anonimi, prendendo nomi di
fantasia, tipo «Pace e
diritti», «Pace e lavoro» e simili. Ma anche questa stagione è passata. Se il
nome deve corrispondere
alla cosa, a contenuti di sinistra e al lottare per essi come cristiani,
conviene il nome di «sinistra
cristiana». È un nome che si può assumere, nel deserto di cui abbiamo detto,
senza infingimenti e
senza autocensure. Non esprime un'ideologia: una sinistra cristiana è stata
presente in Italia sotto
diversi nomi e in diverse forme: perfino l'Opera dei Congressi fu di sinistra
quando approdò
all'antitemporalismo; e così fu l'«Avvenire d'Italia» di Rocco d'Adria; di
sinistra cristiana furono
l'intransigentismo, il proporzionalismo e la posizione anti-clericomoderata di
Sturzo, lo sono stati
poi i partigiani cristiani, i professorini che hanno scritto le pagine più alte
della Costituzione
repubblicana, la sinistra cristiana di Ossicini e di Rodano e quella
democristiana di Vanoni, Mattei,
Pistelli, Granelli, la Sinistra Indipendente del 1976 e la scelta politica
finita nel martirio di Moro.
È una tradizione antica, che si può riproporre oggi per pensare di nuovo la
politica e farla di nuovo.
Non senza alleanze, incontri e salutari meticciati. Non per il potere di pochi
ma per la salvezza di
molti.
Raniero La Valle in
“GRILLOnews” del 22 maggio 2008