Sette partite di coppia
In tv il nuovo segretario
della Conferenza episcopale italiana (Cei) ci ha consigliato d'imparare dalla
Francia, quanto a politica familiare: è vero che monsignor Giuseppe Betori si
riferiva agli incentivi alle nascite, ma quando si propone d'importare una
politica, la si deve valutare nel suo insieme: la Francia incentiva infatti
tutte le nascite. Anzi, le statistiche dicono che di questi finanziamenti
beneficiano assai più le coppie di fatto che i coniugati, visto che in Francia
la maggioranza dei figli nasce da genitori non sposati e le convivenze superano
di gran lunga i matrimoni.
Non è la prima volta che i vertici della Curia ci chiedono
di prendere a modello lo stato «più Pacs» al mondo, che per primo in Europa ha
affrontato e risolto per via legislativa il problema delle convivenze di fatto.
Un tale svarione da parte di prelati tanto accorti è solo
l'ultimo segnale dello sbando di cui è preda il Vaticano: e su ogni terreno, non
solo sulla vita di coppia ma sui temi più disparati, dalla nomina di una spia a
primate di Polonia ai gratuiti insulti contro il profeta di un'altra delle tre
grandi religioni monoteiste. Dietro le infuocate parole da crociata del
pontefice e dei cardinali si nasconde una perdita di contatto con il mondo reale
che fa paura.
E' di questa Chiesa nel pallone che i partiti italiani sono
succubi: si comportano come personale di servizio sempre timoroso d'irritare il
padrone e ricevere gli otto giorni. E la crisi del pontificato ratzingeriano
rende ancora più gratuita questa sudditanza che si esprime sempre uguale a sé
stessa su qualunque argomento. Si può parlare di fecondazione artificiale, di
scuola privata, di coppie di fatto: sempre assisteremo alla replica del medesimo
teatrino, alle stesse, molteplici (almeno sette) partite che si sovrappongono e
s'intrecciano: una partita - primaria - tra il Vaticano e gli assetti
dell'Italia come stato (non più) indipendente; una seconda partita, a cavallo
dei due schieramenti, tra i Clemente Mastella e i Pierferdinando Casini, per
ricostituire la Democrazia cristiana; una terza tra Ds e Margherita per definire
il baricentro politico del futuro Partito democratico; una quarta tra sinistra
«radicale» e sinistra «riformista» per spostare gli equilibri all'interno
dell'Unione; una quinta tra «teodem» e «popolari» all'interno della Margherita;
una sesta, ben più seria, all'interno dei Ds, in cui il segretario rischia di
perdere pezzi da tutte le parti; una settima che mette in rotta di collisione
col Vaticano un Piero Fassino che ci aveva appena rivelato di essere sempre
stato credente, tanto bramava un beneplacito curiale.
Visto come in passato sono andate a finire fecondazione
assistita e scuola privata, sono prevedibili gli esiti che l'incrociarsi di
questi scontri produce. Come sbocco, si delinea un sostanziale mantenimento
dello status quo ante che sarà rivenduto dagli uni come coraggiosa riforma e
dagli altri come sacrilego attacco alla famiglia. Gli unici a uscirne
imbaldanziti saranno i settori più codini, sanfedisti, del nostro parlamento. Ma
non c'è dubbio che sono i Ds la formazione politica più sotto pressione, più a
rischio di esplosione all'interno o di subalternità all'esterno. Per riprendere
un'espressione francese che usa sempre il nostro Valentino Parlato: «Tu l'as
voulu, Georges Dandin!»
Marco d'Eramo il manifesto 30/1/2007