Se Ratzinger rivaluta Pio IX
L´ombra di Pio IX torna ad affacciarsi in Santa Romana Chiesa. L´improvvisa
esaltazione di papa Mastai, indicato da Benedetto XVI come grande pontefice di
esemplari virtù, «indomito e coraggioso» combattente contro la secolarizzazione
dell´Ottocento, non è l´auspicio migliore per un rasserenarsi delle tensioni tra
la società laica e il papato.
Bisogna saper leggere il body-language di Joseph Ratzinger. All´ultimo
concistoro nel novembre scorso, Benedetto XVI si è presentato nella basilica
vaticana con la mitria di Pio IX e il piviale di Giovanni Paolo II. Assiso sul
trono, non evocava l´immagine di un pellegrino della fede, bensì l´icona di un
papato imperiale. Nei pesanti paramenti aurei era riflessa l´ostinata volontà di
tenere insieme la Chiesa del Sillabo e la Chiesa del mea culpa, il papato che
riaprì il ghetto di Roma e il papato che a Gerusalemme nel 2000 ha domandato
perdono per l´antisemitismo, il cattolicesimo dell´assolutismo papale e quello
del "popolo di Dio" celebrato nel concilio Vaticano II.
Non si scelgono a caso le vesti cerimoniali per un rito pontificale. La
sagrestia di San Pietro non è un magazzino di costumi teatrali, a cui si attinge
per mero gusto estetico. La mitria di Pio IX appartiene al pontefice che ha
dichiarato guerra all´Ottocento, che ha esecrato la libertà di coscienza e la
libertà di religione, che ha permesso che i suoi seguaci si servissero al
concilio Vaticano I di manovre totalitarie per imporre l´infallibilità papale.
L´immagine di Pio IX, che preme il piede sul collo di un prelato avverso al
dogma - perché così avvenne durante un´udienza, al momento del bacio della
pantofola - appartiene alla pagine più sgradevoli della storia della Chiesa.
Il recupero della mitria è stato il prologo all´intervento ratzingeriano nel
130° anniversario di papa Mastai. E dimostra che la sua uscita non è
estemporanea. L´immagine di Pio IX, nella descrizione fatta da Ratzinger, è
quella di un pontefice che lotta per riaffermare le verità della fede cristiana
di fronte a una società protesa verso la secolarizzazione. Un eroico baluardo.
Ieri Pio IX, oggi Benedetto XVI è l´equazione presentata istintivamente agli
occhi dei fedeli e del mondo. L´Osservatore Romano conferma. «Oggi si vive in
buona parte dell´eredità di Pio IX - proclama fiero il postulatore della causa
di canonizzazione - e si corrono rischi che il suo magistero intendeva
risparmiare alla Chiesa d´allora e di sempre».
Così si pone sullo stesso piano ciò che conciliabile non è. L´opposizione
frontale alla modernità di Pio IX e l´apertura ai segni dei tempi di Giovanni
XXIII, l´infallibilità papale da un lato e la gestione collegiale della Chiesa
con l´insieme dei vescovi dall´altro. Torna continuamente, insomma, la volontà
di negare il carattere di svolta e, per certi aspetti, di rottura del concilio
Vaticano II. Ma l´operazione può riuscire soltanto affidandosi all´apologetica o
rifugiandosi nella rimozione. Pio IX aborriva la democrazia, il Vaticano II l´ha
fatta propria. Pio IX considerava folle la libertà di religione, il Vaticano II
l´ha riconosciuta. Pio IX riteneva inconcepibile la libertà di coscienza, Karol
Wojtyla ne ha fatto un cardine del suo pontificato, denunciando quanto di
oppressivo si è verificato all´interno della Chiesa. Per non parlare
dell´ecumenismo. Le cronache del Concilio di Pio IX nel 1870 riportano le grida
di condanna, scagliate contro il vescovo tedesco Stossmeyer colpevole di aver
dichiarato che «anche fra i Protestanti c´è chi ama Gesù». E quando lo stesso
presule invoca di non imporre un dogma come l´infallibilità a colpi di
maggioranza, i seguaci di Pio IX si mettono ad urlare: «Anatema, anatema, è un
altro Lucifero, un secondo Lutero».
Non si può recuperare Pio IX e volere il dialogo con il mondo contemporaneo. Sta
qui la grande, sotterranea contraddizione del pontificato di Benedetto XVI:
desiderare sinceramente un confronto fecondo con la ragione e la scienza moderna
mentre si ripropongono le esperienze più autoritarie e dottrinalmente chiuse
della Chiesa. Spesso le mosse ratzingeriane assomigliano ad un battito d´ala
bloccato a metà. In uno spasmo di contraddizioni. Rifiutare le crociate e
sostenere che l´Islam sia intrinsecamente violento. Affermare che la Chiesa non
fa politica e pretendere di dettare il comportamento dei cattolici in
Parlamento. Auspicare il confronto con la ragione e negarne l´autonoma dignità,
se non si abbevera alle fonte del Trascendente.
C´è un brano rivelatore nel suo discorso preparato per la Sapienza. «Varie cose
dette da teologi nel corso della storia o anche tradotte nella pratica dalle
autorità ecclesiali - ammette Ratzinger - sono state dimostrate false». Ma non
viene mai detto da chi. È una rimozione eloquente. Perché coloro, che nei secoli
hanno smontato verità ufficiali sbagliate, sono stati frequentemente cattolici
perseguitati, teologi dichiarati eretici, pensatori non credenti bollati come
nemici della Chiesa.
Difficile dialogare con il mondo moderno se non si ammette fino in fondo la
relatività dell´agire dell´istituzione ecclesiastica, fatta di esseri umani.
Agli uomini e alle donne contemporanei, che siano cattolici o diversamente
credenti, l´ideologia di un papa-re, modello Pio IX, ispira soltanto distanza.
Marco Politi Repubblica 17.2.08