Se la Resistenza deve essere ripescata
Il rischio mortale è consegnare la
democrazia all´unità nella corruzione
Il fatto che i fondatori del Partito democratico abbiano dimenticato la
resistenza nella carta dei valori è un errore politico del partito che nasce e
un segno deludente del machiavellismo italiano. Veltroni è dovuto intervenire in
zona Cesarini per correggere l´errore. Ma bisognerebbe capire come sia stata
possibile una simile amnesia.
L´antifascismo era stato forse dimenticato per rendere più facile il dialogo con
i moderati italiani guidati da Berlusconi, l´unico premier che non abbia mai
partecipato alle celebrazioni della Resistenza e che abbia sdoganato i
neofascisti?
Nella Resistenza italiana, che da parecchi si vuol dimenticare come qualcosa che
disturba nell´età del globalismo e del dio denaro, ci sono due momenti decisivi
su cui alcuni storici hanno erroneamente sorvolato: l´attendismo dei generali e
la «pace» dei vescovi. L´attendismo predicava il rinvio della lotta partigiana a
un vago futuro. I gruppi dei resistenti non dovevano attaccare i nazisti
occupanti subito, come invece si doveva fare, anche in condizioni d´inferiorità
numerica e di armi, per dimostrare che c´erano degli italiani pronti a pagare
subito quel biglietto di ritorno alla democrazia. La «pace» dei vescovi dava un
consiglio analogo, invitava i fedeli a evitare lo scontro aperto con l´occupante
e a lasciare ai vescovi, cioè alla Chiesa, il compito di arrivare pacificamente
alla fine della guerra. La Resistenza, fosse garibaldina comunista o di
Giustizia e Libertà o degli autonomi di matrice cattolica e liberale, rifiutò
questo attendismo, fu per la lotta subito e fuori da ogni calcolo. C´è
naturalmente chi sostiene l´opportunità di far calare il silenzio sulla
Resistenza; la Resistenza, si dice, è un passato che molti italiani, specie i
giovani, ignorano. Si dà per certo, per un fatto consolidato l´esistenza in
Italia di una democrazia condivisa in uno Stato di diritto, mentre stiamo
assistendo a uno sfascio dello Stato, mentre crescono le associazioni mafiose e
criminali.
Certo è difficile ricordare e rivendicare l´intransigenza partigiana. C´è il
rischio della retorica e dell´utopia, ma il rischio opposto, il rischio mortale
è di riconfermare trasformismo e machiavellismo, il rischio mortale di
consegnare la debole democrazia che ci ritroviamo all´unità nella corruzione,
alla concordia nel servizio dei più forti e più furbi. Un magistrato che fu al
centro della rivoluzione morale di Mani Pulite non a caso esortava i cittadini a
«resistere, resistere, resistere». Che cosa voleva dire quel suo appello di
sapore resistenziale? Voleva dire che sui valori laici che furono anche quelli
della Resistenza, i valori del rispetto della legge, dell´onestà nel pubblico
servizio, della lotta alle organizzazioni criminali non si poteva transigere,
voleva dire con grande preveggenza che se non si resiste su questi valori si va
inevitabilmente alla diffusione della Mafia, se non si pratica l´onesta pulizia
delle nostre città si arriva inevitabilmente alle strade napoletane invase dalla
spazzatura.
Giorgio Bocca Repubblica 3.2.08