Se la regina grida "Il re è nudo"


Se a gridare "Il re è nudo!" stavolta è la regina, la notizia fa il giro del mondo. Del mondo più che dell´Italia, anche se il re, anzi l´imperatore, tocca a noi. Tutti i giornali e i siti del mondo titolano con caratteri di scatola le critiche di Veronica Lario al ciarpame politico di Berlusconi e aprono un dibattito sulla democrazia in Italia.
Da noi il dibattito è già chiuso, nascosto dai telegiornali o recintato nell´angusta dimensione del conflitto coniugale, troncato e sopito dai cani da guardia del giornalismo, sommerso infine dal mare della banalizzazione. I regimi sono sempre banali.
Le parole di Veronica Lario hanno aperto una breccia nel muro dell´immagine costruita intorno al potere. Per l´ultima volta, proviamo a guardare dentro e a guardarci da fuori. Che paese stiamo diventando? Siamo un paese dove è considerato normale che il premier scelga veline, ballerine, presentatrici o comunque presunte sue conquiste per fare il ministro, il sottosegretario, il parlamentare italiano o europeo, un paese dove ragazze 18enni nemmeno parenti chiamano "papi" il presidente del Consiglio, dove padri di aspiranti candidate si danno fuoco davanti a Palazzo Grazioli.

In qualsiasi democrazia (e perfino sotto molte dittature) questo modo di selezione della classe dirigente, solleverebbe ondate d´indignazione popolare e magari di semplice schifo. E qui è invece tutto un ammiccare complice, di uomini e donne. La sesta o settima potenza industriale sembra felice di essere rappresentata da un premier che, essendo il più anziano in carica ai vertici internazionali, in quindici anni non ha mai pronunciato un discorso politico decente e viene ricordato all´estero soltanto per gaffe, scherzi, corna, battutacce da vecchio macho, regali da sceicco, vanterie sessuali, e per aver detto kapò, Kakà, cucù. Un´ampia maggioranza di cittadini apprezza che il premier si cambi d´abito quando deve recarsi sul luogo del terremoto, come fossimo a teatro. Sorride alle sue battute da schiaffi, "prendetelo un po´ come un campeggio". Applaude allo spostamento del G-qualcosa dalla Maddalena all´Aquila, invece di nascondersi sotto il tavolo dalla vergogna a una trovata così platealmente demagogica. L´opinione pubblica, anche d´opposizione, si felicita con il premier che si è degnato finalmente di presenziare al 25 aprile, patrocinato ormai dagli ex fascisti, senza tuttavia resistere alla tentazione di cambiarne il nome e soprattutto di demolire nei fatti e ogni giorno il risultato, la Costituzione. Gli uomini sono per natura obbedienti, e alcuni popoli, come il nostro, più della media. Ma l´accettare come normale questo stato di servitù, in un´acquiescenza generale e finanche serena, non sembrava possibile. Berlusconi è stato abile, bravo, furbo, ad assuefare, per non dire a corrompere, un popolo intero o quasi. Ci siamo ridotti così un po´ alla volta, e ora tutto insieme.
Alla vigilia di un regime conclamato, qualcuno ci ricorda ancora che esiste la dignità. La sua, di donna, moglie, madre. La nostra di cittadini. Non si tratta dunque di un affare privato, ma di una questione politica. E´ importante ricordarlo, perché ci sono momenti in cui il fiume della cattiva politica tracima in dato antropologico permanente, e questo è il passaggio che stiamo vivendo. Alcuni il confine l´hanno già superato, basta leggere i commenti di certi giornali o il linciaggio via Internet della destra alla signora Lario. Altri si allenano a farlo e altri ancora, una minoranza, non lo faranno mai. Si ostineranno, magari senza successo, a voler abbattere il muro dell´Immagine, che da quindici anni nel nostro paese ha preso il posto di un altro Muro. Ma quella era la storia, queste sono storielle piuttosto miserabili. Se a gridare "il re è nudo!" è la regina, forse il regno non durerà a lungo.

Curzio Maltese     Repubblica 30.4.09