Se la Chiesa vieta l’aborto alle donne violentate
risponde Corrado Augias
Egregio Dott. Augias,
sabato 25 Aprile, verso le 18, mi sono sintonizzata sull'emittente cattolica
Radio Maria. Un professore spiegava perché i cattolici devono essere contrari
alla cosiddetta "pillola del giorno dopo". Il professore ha toccato anche il
dramma delle donne che subiscono violenza ribadendo con forza il no alla pillola
del giorno dopo anche dinanzi a simili circostanze. Motivava il rifiuto con il
fatto che è difficile che una donna violentata resti incinta e che comunque non
si può reagire al male con una mancanza di bene; inoltre ricordava il secco
"no", espresso dal vicepresidente della Pontificia Accademia per la Vita
monsignor Jean Laffitte in un articolo sull' Osservatore Romano . Queste
motivazioni mi hanno turbato; offendono tutte le vittime di stupro che a seguito
della violenza sono rimaste incinte. Come si fa a dire che la pillola del giorno
dopo è una mancanza di bene dinnanzi ad un male così atroce qual è lo stupro?
Semmai è negare tale farmaco che rappresenta un ulteriore male che si aggiunge
ad un male devastante! Mi chiedo se questa non è un'ulteriore violenza che viene
fatta sul corpo e sull'anima di queste povere creature!
Danielle Ferri d.ferri@fastwebmail.it
Radio Maria è una stazione nota per le sue posizioni ultraconservatrici. In
questo caso però ciò che quel professore ha dichiarato è in linea con quanto
proclamano le gerarchie vaticane. Ricordo per esempio che un paio di anni fa il
cardinal Bertone, Primo Ministro vaticano, partecipando al Meeting di Rimini,
attaccò con decisione Amnesty International che aveva inserito tra i diritti
umani l'interruzione di gravidanza per le donne violentate. Poche settimane fa
ha suscitato scandalo nel mondo la scomunica inflitta dall'arcivescovo
brasiliano José Cardoso Sobrinho al medico che aveva fatto abortire una bambina
di 9 anni (del peso di 33 chili!) violentata e messa incinta dal patrigno. La
legge brasiliana consente l'aborto in caso di stupro o di problemi per la salute
della madre. La sventurata bambina rientrava in ambedue le categorie essendo
incinta di due gemelli, dunque a rischio della vita. L'implacabile
arcivescovo di fronte alle proteste ha dichiarato: «La legge di Dio è superiore
a qualunque legge umana. Quindi se la legge umana è contraria alla legge di Dio
non ha valore». Chiedere a una donna di portare a termine la
gravidanza in nome del diritto alla vita dell'embrione significa obbligarla a
farsi strumento della violenza per nove lunghi mesi. Diventare poi madre di un
bambino che è figlio anche di un "nemico". Oppure scegliere di affidarlo ad
altri. Drammi che sembrano non interessare l'ideologia. Così come
si trascura che la pillola del giorno dopo non è un abortivo ma un semplice
anticoncezionale come il preservativo o la pillola. Dunque di che mai parlava il
professore?
Repubblica 6.5.09