Se la Chiesa va contro il Vangelo

Ieri don Alessandro Santoro è stato «sollevato dalla cura pastorale» della Comunità delle Piagge per
decisione dell'arcivescovo monsignor Giuseppe Betori dell'Arcidiocesi di Firenze. E questo dopo
che don Santoro ha sposato con rito cattolico, ma senza usare la formula canonica, Sandra Alvino,
nato uomo e ora donna, con il compagno Fortunato Talotta.
La comunità delle Piagge, una periferia fiorentina in estremo disagio sociale, affidata alla cura
pastorale di don Alessandro Santoro, è una delle realtà di base più vive che ci siano a Firenze e in
Italia. Trae la propria vitalità dalla forza che emana dal prendersi per mano di tante esistenze che
non si rassegnano all'emarginazione propria e degli altri, non si acquattano nell'assistenzialismo,
non si contentano di protestare, ma attuano una specie di dissenso positivo e creativo
. Mentre
denunciano le ingiustizie, al tempo stesso prendono in mano il proprio destino e orientano
concretamente la loro vita su valori opposti a quelli che generano esclusione, disagio sociale,
povertà. La Comunità di base delle Piagge è una fucina di iniziative sociali fra cui un fondo di
solidarietà tipo banca dei poveri, piccola imprenditoria cooperativistica, attività di economia
alternativa, piccola produzione editoriale e tanto altro. Tutto questo trae forza e ispirazione
soprattutto dal Vangelo e da una fede cristiana nel Dio incarnato che s'immedesima con il povero,
non per assisterlo ma per rivelarne il protagonismo nella storia, il Dio che si spoglia della sua
onnipotenza per assumere la condizione della vittima delle ingiustizie, il condannato a morte a
causa delle sue scelte contro il potere e il peccato, come protagonista di una nuova umanità liberata
dal dominio.

È questa vitalità che si vuol colpire e si colpisce duramente. Chi ha deciso il provvedimento
repressivo ha un'idea di Chiesa preconciliare, come realtà di sudditanza verso la gerarchia e di
controllo totale da parte del potere.
Il «Popolo di Dio» per loro non esiste. La vicenda del
matrimonio di Alvina, la donna che ha cambiato sesso, la ritengo marginale rispetto al
provvedimento contro il prete delle Piagge.
E comunque è in sé una vicenda anch'essa grave e inquietante.
È inquietante questa rigidità e durezza della Curia vescovile fiorentina che nega il matrimonio a
Sandra Alvino a causa del fatto che in sede canonica non è riconosciuta l'eterosessualità della
coppia, sancita invece dallo stato civile.
È incomprensibile per chi orienta la propria vita senza fare riferimento alla fede religiosa ed è
inaccettabile per chi fa riferimento al Vangelo. «Il sabato è fatto per l'uomo e non l'uomo per il
sabato
»: questa fondamentale affermazione del Vangelo vale anche anzi a maggior ragione per il
Diritto Canonico e vale per le stesse regole «naturali» che l'ordinamento ecclesiastico ritiene di
interpretare. Chi ha redatto il testo canonico dimostra di averne tenuto conto almeno in parte. Tant'è
vero che proprio il Diritto canonico prevede stati di necessità nei quali le regole sono sospese. «In
caso di necessità - è scritto nell'Indice analitico del Testo ufficiale del Nuovo Codice di Diritto
Canonico a pag. 1056 - si può assistere al matrimonio di determinate persone senza la licenza
richiesta all'Ordinario». E il canone 1116 recita: «Se non si può avere o andare senza grave
impedimento dall'assistente competente a norma del diritto, coloro che intendono celebrare il vero
matrimonio possono contrarlo validamente e lecitamente alla presenza dei soli testimoni». Le
autorità diocesane vogliono essere più rigide e impietose del Diritto?
L'amore di Sandra e Fortunato è sacro dall'intimo. Riconoscerlo è compito delle relazioni
comunitarie che essi stabiliscono, prima e più che dell'autorità.

Ritengo che la comunità ecclesiale, la «Ecclesia», abbia il dovere di far sentire la propria voce nei
modi che si riterranno opportuni perché si sospenda il provvedimento e si convochino gli organismi
della partecipazione per consentire a don Santoro e alla comunità delle Piagge di socializzare i
problemi che si sono creati e per far sentire loro che la Chiesa non è un organismo burocratico ma
una comunità di persone credenti nell'amore, che si parlano, si sostengono, si amano.

don Enzo Mazzi     il manifesto 27 ottobre 2009