Il salto all'indietro della chiesa


Ecco, il vero volto del pontificato di Ratzinger si rivela finalmente fino in fondo. L’opposizione,
annunciata in pompa magna, contro la richiesta presentata all’Onu dal governo francese (e firmata
anche dal nostro governo) di depenalizzare l’omosessualità nel mondo, è il chiaro segno della vera
natura antropologica di una gerarchia ormai talmente spaventata da diventare cattiva, nemica degli
uomini e delle donne, dei loro diritti fondamentali. L’osservatore vaticano presso l’Onu tenta di
giustificare la presa di posizione in difesa degli stati che non riconoscono le unioni gay e lesbiche,
perché una volta passata la richiesta sarebbero messi alla gogna. Si tratta di una enorme, inaudita
bugia. La richiesta parla esplicitamente della necessità che nei 91 paesi dove l’omosessualità è
ritenuta un reato sia cancellata questa infamia. Di questi una cinquantina prevedono il carcere, la
tortura, i lavori forzati; in una decina l’esecuzione capitale. E di omosessualità si muore
abbondantemente in Iran, dove proseguono nel silenzio generale del mondo, le esecuzioni contro
ragazzi omosessuali, di solito impiccati sulla pubblica piazza.
E come non avere davanti agli occhi,
al tempo del regime talebano in Afghanistan, i corpi dei rei omosessuali legati ad un muro e
schiacciati da camion che in corsa li investivano? E cosa dire delle lapidazioni, con piccoli sassi per
renderle più crudeli, subite da giovani lesbiche? Ecco a cosa si oppone il Vaticano: alla possibilità
che questi nostri fratelli e sorelle abbiano salva la vita. Che nessuno possa più toccare una persona
omosessuale e seviziarla, torturarla, rinchiuderla per anni in orrende prigioni.


Questa chiesa ha con la dichiarazione di ieri fatto il definitivo salto indietro che tanti prevedevano.
D'ora in poi non saranno più possibili furbeschi giri di parole. Chi avrà, anche all'interno, il
coraggio di condannare apertamente questo atto contro l'umanità allora non sarà complice. Chissà
cosa ne pensano in questo senso la Comunità di Sant'Egidio, le tante associazioni cattoliche
pacifiste, impegnate nel volontariato internazionale. E il silenzio è sempre corresponsabilità,
così
come è avvenuto ieri, quando la gran parte dei mass media si è "dimenticato" che ricorreva la
Giornata Mondiale di lotta contro l'Aids, rimozione probabilmente dettata dai tempi, dalle
opportunità politiche, per tacere quello che il nostro paese non fa da decenni. Stare zitti è colpevole
e nessuno si potrà sottrarre. Il Vaticano ha superato il limite, nessuna scappatoia è possibile: i
politici di sinistra, centro sinistra, destra e centro destra, devono dire con chiarezza cosa ne pensano,
senza arrampicarsi come al loro solito sugli specchi!

A niente vale l'obiezione che il Vaticano ha uno status di semplice osservatore e, quindi, non vota.
Sappiamo bene quale profondo e continuativo lavoro di lobbing svolge in quel palazzo, in alleanza
proprio con quei paesi dittatoriali, teocratici che negano la libertà alle donne e alle persone lgbt.
Attendiamo con grande curiosità le parole che si sapranno pronunciare in queste ore da parte del
mondo politico, ma anche da quello culturale, della comunicazione. Da oggi lo spartiacque è
finalmente stato delimitato e non è necessario essere anticlericali per provare un moto di sdegno
contro un'azione che di cristiano, di messaggio evangelico, non ha proprio nulla.
Questa è la stessa
gerarchia che piange (giustamente) quando i preti vengono uccisi, quando i cattolici vengono
perseguitati, ma non fa altrettanto contro tutte le altre ingiustizie del mondo. E' la stessa gerarchia
che ha stretto la mano a Pinochet, che ha taciuto sull'omicidio del vescovo Romero, che si è collusa
con la mafia, con la P2, con le deviazioni criminali dello Stato italiano. E' la stessa gerarchia, che,
strumentalizzando un profondo senso religioso, che è ben altra cosa rispetto ai giochi di potere del
palazzo, utilizza i soldi per l'8 per mille per organizzare milizie reazionarie di contrasto alle libertà
individuali, contro l'autodeterminazione delle donne, contro ogni possibile vita degna per le persone
gay e lesbiche.
E noi viviamo nella stessa Italia, che da quasi vent'anni non ha una classe politica
adeguata a difendere la laicità dello Stato, che ha permesso lo spadroneggiare in tutti gli ambiti di
una casta di uomini, eunuchi per il regno dei cieli, che senza averne titolo e mandato, continuano ad
opprimere ogni volontà di vera riforma sociale e civile. Speriamo, che almeno in questa occasione,
non siamo lasciati soli a difendere non solo noi stesse e noi stessi, ma a difendere il principio di
libertà, salvaguardia delle vite, vera e quotidiana democrazia!

Aurelio Mancuso     Liberazione  2 dicembre 2008