Rubrica: Risponde Umberto Galimberti
LA VOCE INASCOLTATA
Scrive Erich Fromm in Psicoanalisi della società contemporanea (Ed.
Comunità): La salute mentale non può essere definita in termini di adattamento
dell'individuo alla sua società, ma, al contrario, in termini di adattamento
della società ai bisogni dell'uomo".
Il quasi silenzio del Vaticano di fronte ai campi Rom dati alle fiamme vicino
Napoli ha turbato cattolici e non, per cui ci si è chiesti: "Perché tanta
prudenza? Cristo si è fermato in Piazza San Pietro?" (Maurizio Chierici, l'Unità
19/5/08). La risposta forse può essere trovata se si tiene conto del tipo di
assetto mentale delle gerarchie vaticane e non solo. Già la psicoanalista
cattolica Francoise Dolto (Psicanalisi del Vangelo, Rizzoli) aveva affermato che
l'educazione "cosiddetta cristiana" può far ammalare le persone, mentre Gesù le
guarisce. Ma è stato lo psicoanalista cattolico Pierre Solignac (La nevrosi
cristiana, Boria) a formulare una precisa diagnosi: "L'autorità romana si
comporta come una personalità paranoica" in perenne contraddizione con Gesù, il
cui messaggio "è stato quello del-l'antinevrosi". Così può accadere che il
cardinale Bagnasco, presidente della Cei, veda "estremismi" là dove a Ponticelli
divampa un pogrom. Non vede donne e bambini in fuga verso l'ignoto. Lo sguardo
di Gesù era diverso. Dove l'occhio del fariseo "vede" un "peccatore e
pubblicano", Gesù "vede un uomo" (Matteo 9, 9-11). Al fariseo Simone che "vede
una peccatrice" che gli insudicia la casa (Luca 7, 36-50), Gesù corregge lo
sguardo: "Vedi questa donna?". E una donna vede Gesù quando incontra la
samaritana, appartenente a un'altra etnìa (Giovanni 4, 1-29), a lei regala
"l'acqua vìva" ovvero l'amore di Dio, sicché anche lei alla fine non vede più in
lui un "giudeo", ma un "uomo"; lo sguardo di Gesù aveva abbattuto le barriere
etniche e religiose.
Il fatto è che tra il Tempio cattolico e il Cesare berlusconiano, sussiste un
connubio mentale, che "il guardo esclude". Ascoltiamo Eugenio Scalfari (la
Repubblica 17/5/08): "Dopo la vittoria di Berlusconi è scoppiata la sindrome
delle ronde di strada, della repressione fai-da-te... C'è una logica nella
follia di aver cavalcato la paura: poiché di miracoli in economia non se ne
potranno fare, bisognava suscitare un nemico sul quale scaricare le tensioni".
Suscitare un nemico: un meccanismo che la psicoanalisi chiama "identificazione
proiettiva". Per essa - che è in relazione con la posizione paranoide/schizoide
(Melanie Klein) - il soggetto nega il proprio "cattivo", lo espelle e lo incarna
in un Altro, il quale, trasformato in discarica di rifiuti psichici altrui,
viene suscitato come nemico, che fa paura e da cui occorre difendersi, magari
con le ronde, ma che va anche attaccato, magari con i raid, perché incarnazione
del Male. Di fronte a un inconscio collettivo malato che sta tracimando, non è
urgente che maturi la consapevolezza dei rapporti tra politica e psicoanalisi,
tra religione e psicoanalisi, visto che le sole categorie della politica
sembrano insufficienti?
Francesco Natarelli, Pescara m.natarelli1@virgilio.it
II suo invito è nobile, ma penso che nessuno lo raccolga. La psicoanalisi,
infatti, non può aiutare né la religione né la politica perché, a differenza
degli anni '60 e 70 in cui la psicoanalisi svolgeva un ruolo anche di "analisi
del sociale" (come già per altro era negli intenti di Freud, autore de //
disagio della civiltà), oggi è stata relegata o sì è relegata nell'ambito della
cura individuale.
Per effetto di questa riduzione la psicoanalisi è diventata funzionale al potere
sia politico sia religioso, ai quali non dispiace la medicalizzazione della
condizione umana, perché questa comporta un'autolimitazione degli individui i
quali, una volta persuasi di avere un sé fragile e debole, saranno loro stessi a
chiedere non solo un ricorso alle pratiche terapeutiche, ma addirittura la
gestione della loro esistenza, che è quanto di più desiderabile possa esistere
per i poteri costituiti. E qui non sì fatica a intravedere le potenziali
implicazioni autoritarie a cui inevitabilmente porta la diffusione generalizzata
dell'etica terapeutica, che è la versione secolarizzata dell'etica della
salvezza, con cui le religioni hanno sempre tenuto gli uomini sotto tutela.
Anzi, per Frank Furedi, sociologo ungherese che insegna all'università di Kent a
Canterbury, autore de // nuovo conformismo. Troppa psicologia nella vita
quotidiana (Feltrinelli), la patologizzazione di esperienze umane, fino a ieri
ritenute normali, risponde all'esigenza di omologare gli individui non solo nel
loro modo di "pensare" (a questo ha già provveduto il "pensiero unico" per cui,
come già ammoniva Nietzsche: "Chi pensa diversamente, va spontaneamente in
manicomio"), ma soprattutto nel loro modo di "sentire". Questo nuovo
"conformismo emotivo", come lo chiama Furedi, è un governo degli uomini più
sottile e pervasìvo dì quanto le religioni e le ideologie del passato siano mai
riuscite a fare, perché attutisce le tensioni sociali, spegne i possibili
conflitti, riduce al silenzio le voci che rifiutano di uniformarsi al sistema,
risolve quelle che, in tutta evidenza, sono questioni pubbliche in problemi
privati degli individui, i quali, se dissentono con le loro idee o con i loro
comportamenti, possono sempre trovare un cognitivista o un comportamentista che
li persuade che, non potendo cambiare il mondo, per vivere con meno problemi è
meglio che cambino se stessi. E, in nome dì questo "sano realismo", il mondo
resta tale qual è.