Ritorno dall'Italia
Per molti nostri compatrioti è difficile lasciar passare un'estate senza
tornare, come in
pellegrinaggio, verso gli splendori d'Italia. Abbiamo preso l'abitudine di
estasiarci, non solo davanti
alle vestigia dell'Antichità e del Rinascimento, ma anche di fronte allo
straordinario dinamismo di
un'economia che si è issata a livello delle élite fino a diventare un
tempo la sesta potenza mondiale.
Ma le buone fate sono solo passate: ci desoliamo constatando che l'Italia di
questo inizio di
millennio è malata, profondamente malata nella sua politica, nelle sue
istituzioni e soprattutto nella
sua società. La constatazione sarebbe dolorosa, ma limitata se i nostri
cugini latini non ci
mostrassero, nel dolore, i sintomi che ci minacciano in Francia, e anche
in Europa.
Le scappatelle e lo stupro attribuiti al presidente del Consiglio italiano sono
solo un diversivo,
ridicola cortina di fumo che nasconde male una serie di crisi ciascuna delle
quali rivela un mancato
ingresso nella globalizzazione. Siamo prima di tutto colpiti dalla febbre
xenofoba che colpisce la
penisola, e trasforma l'immigrato e più ancora il clandestino in vero capro
espiatorio. La stampa
popolare li trasforma in prede da dare ancora calde in pasto all'opinione
pubblica, in particolare Il
Giornale di Silvio Berlusconi che, all'inizio di agosto, metteva in prima pagina
questo titolo: “il
futuro dell'Europa: diventare islamica”. Pietosi quadri di caccia istruiscono
quotidianamente sugli
arresti di clandestini e sui benefici della denuncia, mentre dei trafiletti più
discreti annunciano ogni
giorno le aggressioni fisiche di cui sono stati vittime qui un marocchino, là un
giovane del
Bangladesh...
Per non esser da meno, il terrificante leader della Lega Nord,
Umberto Bossi, oppone gli emigrati
latini di ieri ai migranti di oggi, dicendo che i primi “lavoravano”, mentre i
secondi “uccidono”...
Se si volesse polemizzare allo stesso livello, gli si potrebbe opporre
l'internazionalizzazione della
mafia, Al Capone o Caserio, l'argomento sarebbe scioccante e inaccettabile, ma
renderebbe evidente
nella sua assurdità la stupidaggine della stigmatizzazione. Nel paese
delle filosofia politica,
vorremmo richiamare al rispetto kantiano, quello stesso che il grande filosofo
tedesco riteneva
indispensabile alla costruzione della “città”: l'ardente necessità di
riconoscere all'altro un valore
sociale, soprattutto quando non ci assomiglia... Ma il virus non ha già superato
le Alpi?
La situazione si complica per altre due crisi. Innanzitutto quella che riguarda
le istituzioni: il
ministro dell'interno Maroni non ha esitato a far passare una legge che
autorizza le ronde di
cittadini, la cui missione è braccare i clandestini. Lo Stato perde così il suo
monopolio e l'autodifesa
riprende quota, soprattutto in quelle città del nord dove certe panchine sono
proibite agli
immigrati... Viene incoraggiata la “denuncia civica”... La sinistra
istituzionale tace o parla
sottovoce, mentre l'ultrasinistra si organizza a sua volta in brigate...
A ciò si aggiunge una crisi di
identità nazionale, nel momento in cui l'opposizione Nord-Sud è
diventata una sorta di ossessione: i
dialetti locali devono essere riabilitati, i maestri del Sud non dovrebbero
insegnare al Nord, i salari
dei lavoratori del Sud devono restare inferiori a quelli dei loro compatrioti
del Nord, gli stemmi
regionali devono completare la bandiera tricolore...
Manifestando – o lasciando manifestare – una sfiducia che scuote le loro
istituzioni e l'unità della
loro nazione, malmenando – o lasciando malmenare – i loro immigrati fino a
dimenticare i diritti
umani, i nostri cugini transalpini ci rivelano, nella loro maggioranza
legale o vociante, come una
cattiva politica può condurre una società a rispondere alla globalizzazione
voltandole le spalle e
opponendole la violenza. Fino a dimenticare le proprie sofferenze e i
propri dubbi in un quotidiano
gioco del lotto le cui somme, sempre più alte, sono oggetto dei titoloni di ogni
giornale del mattino
sul molto berlusconiano Canale5 televisivo. Siamo sicuri di non sentire da noi i
primi sintomi dello
stesso male? Quousque tandem abutere...
Bertrand Badie, professore universitario (facoltà di Scienze Politiche a Parigi)
in “La Croix”, quotidiano cattolico francese,
27 agosto 2009