Il ripensamento
della fede, secondo Mancuso
Anche se non ne condividiamo tutti i ragionamenti, dobbiamo essere grati a Vito
Mancuso per avere
riportato in primo piano il dibattito teologico, al di là da quelle misere
schermaglie nelle quali si era
da tempo arenato. Di questo ritorno Mancuso (professore di teologia moderna e
contemporanea
nell'università San Raffaele di Milano, un ateneo senza legami con la chiesa)
non è stato il solo, ma
certamente il principale protagonista, con i suoi libri (soprattutto «L'anima e
il suo destino»,
Cortina, sette edizioni in poco tempo) e i suoi articoli. Anche il «divino» ne
ha già parlato, ma vale
la pena di tornare a occuparsene.
Spero di riuscire a sunteggiare il suo pensiero senza falsarlo. Mancuso non
rifiuta i dogmi e i
misteri del classico insegnamento cattolico, ma non li mette in primo piano.
Dove, invece, pone la
ragione. La ragione ci dice la validità del pensiero religioso cristiano e
soprattutto la sua capacità di
giovare al bene comune. Una forma, quindi, di «religione civile»,
proprio quella che, invece, nel
nostro paese stenta ad affermarsi, lasciando il posto a tutti i mali, dalla
corruzione alla violenza.
Mancuso cita continuamente, fra gli altri, Simone Veil: «Bisogna ripensare da
capo la nozione di
fede». Moltissimi, anche fra i cosiddetti credenti, gli danno ragione. Come
probabilmente gliela
darebbero i vari, spesso citati, «Pavel Florenskij, Dietrich Bonhoeffer, il
Mahatma Gandhi,
Giovanni Falcone e Paolo Borsellino».
Stenteranno, invece, a dargli ragione, le autorità vaticane, benché lo stesso
Cardinale Martini abbia
firmato la prefazione a «L'anima e il suo destino».
Scrive l'«Osservatore romano»: «Non è teologia cristiana, ma gnosi». La gnosi,
infatti, molto florida
nei primi secoli del cristianesimo, sosteneva la possibilità di «salvarsi da
sé». Bruno Forte, autore
dell'articolo, vede «smantellato da Mancuso, il peccato originale, la
risurrezione di Cristo, l'eternità
dell'inferno, la salvezza che viene da Dio».
Mancuso ha anche criticato l'etica della «Humanae vitae»: «Occorre guardare in
faccia la realtà per
quello che è, e non per quello che si vorrebbe che fosse e la realtà è che i
rapporti sessuali sono
praticati largamente al di fuori del matrimonio e a partire da giovanissima
età».
Comunque lo scontro fra la teologia di Mancuso e quella cattolica ufficiale è
destinato a continuare
(da sentire anche i protestanti). Dobbiamo continuare ad occuparcene.
Filippo Gentiloni il manifesto
18 gennaio 2009