Resurrezione e teologia
della liberazione
Sento molte persone parlar bene e altre non molto bene della teologia della liberazione. Io non sono il padrone della verità, ma a partire dalla mia esperienza posso affermare categoricamente che la teologia è liberatrice oppure non è teologia.Gesù si è fatto uomo per liberare l’umanità da qualsiasi tipo di giogo. Negare la teologia della liberazione è negare Gesù Cristo, il suo Vangelo, la sua missione:
Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito Santo e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e tutti ne facevano grandi lodi. Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto:
Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione,
e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto
messaggio,
per proclamare ai prigionieri la liberazione
e ai ciechi la vista;
per rimettere in libertà gli oppressi,
e predicare un anno di grazia del Signore.(Lc 4,14-19).
Ecco qua il fondamento della vita teologia della liberazione. I veri discepoli di discepoli del Signore Gesù non devono domandarsi, nella loro missione, se stanno piacendo agli uomini ma a Dio (cfr. Gl 1,10).
“Ma come Dio ci ha trovati degni di affidarci il vangelo così lo predichiamo, non cercando di piacere agli uomini, ma a Dio, che prova i nostri cuori (1Tess, 2,4).
Evangelizzare significa fare e insegnare tutto quello che Gesù ha fatto e insegnato, riponendo in lui la nostra fiducia. Il cristianesimo, come ha detto bene Dom Oscar Romero, non è un insieme di verità da accettare, di leggi da osservare. Il cristianesimo, prima di tutto, è una persona, è Gesù Cristo, che ci ama e vuole il nostro amore che deve concretizzarsi nel servizio verso tutte le persone, ma specialmente verso i poveri, gli ammalati e gli esclusi (Matteo 25,31ss).
Il tema del V CELAM è: “Discepoli e missionari di Gesù, affinché per lui tutti i popoli abbiano la vita”. Il Papa Benedetto XVI ha fatto una scelta molto felice scegliendo questo tema, perché Gesù ha detto: “Io sono venuto perché tutti abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”. ( Gv 10,10).
In America Latina, nel Caribe in tanti altri paesi una moltitudine vive a margini della vita che Dio vuole per tutti e non solamente per alcuni privilegiati.
Così, è più che il logico che la conferenza di Aparecida sarà fedele a Gesù Cristo liberatore, scegliendo ancora una volta l’impegno di stare al servizio dei preferiti da Dio, i poveri, che reclamano la vita con dignità. L’opzione preferenziale per i poveri è caratteristica essenziale della nostra Chiesa, specialmente delle conferenze episcopali dell’America Latina e del Caribe. Chi avrà il coraggio di rattristare lo spirito di Dio, indebolendo ciò che rende nobile la nostra chiesa?
Evidente che nessuno vuole massacrare i ricchi, ma solo abolire le strutture di peccato che generano alcuni privilegiati a costo delle sofferenze e del sangue di una maggioranza depauperata, che fa crescere il capitale nel mondo, accumulato nelle mani di pochi. Non staremo mai dal lato della povertà, ma dei poveri, per cercare, certi che il Signore sta con noi, per cercare insieme di fare la sua santa volontà: Vita per tutti i popoli e non soltanto per alcune persone.
Se resuscitiamo in Cristo siamo nuove creature, sciolte dall’idolatria del possedere, del potere e del piacere, fonti di morte.
Resuscitati con Cristo, la nostra missione è impegnarci con lui nel servizio della vita, costruendo una società giusta e egualitaria, senza escludere nessuno.
Questa missione è urgente. Non corriamo il rischio di udire il Signore che ci dice: Correvate così bene; chi vi ha tagliato la strada che non obbedite più alla verità? (Gl 5,7)
Assumiamo con coraggio la missione affinché “in quel giorno” possiamo udire: “Venite, benedetti del padre mio, prendete possesso del regno che è stato preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25,34).
Evidente che la missione di lottare perché in Cristo tutti i popoli abbiano la vita va al di là delle dottrine e delle leggi, va oltre la distribuzione di briciole o borse... consiste nel tagliare definitivamente i legami con la disuguaglianza generatrice di morte e con le correnti dell’ingiustizia.
La ragione fondamentale che ci spinge a questa missione proviene dalla fede nella Pasqua di Gesù che ha vinto in mondo (Gv 16,33).
D. Luiz C. Eccel , vescovo Diocesano de Caçador-Stato di Santa Catarina, Brasile Sud 08.05.2007