Resistenza, qui ci
vuole un ripassino
Berlusconi si atteggia a Presidente della Repubblica: il messaggio per il 25
aprile col quale ha
rubato il flash a Napolitano sembra, nella liturgia, il messaggio di Capodanno
ed è tutto un inno alla
libertà e alla concordia. I suoi ministri gli fanno da corte e ripetono; la
locuzione che però non gli
esce di bocca è «giustizia sociale», cioè «libertà dal bisogno» come è detta
nella Carta delle Nazioni
unite, della quale debbono tener conto se vogliono fare uno stato "moderno".
Il vicesindaco di Bolzano non prende parte alle celebrazioni
per il 25 aprile perché sostiene che per
lui la liberazione avvenne quando la Wehrmacht arrivò a Bolzano dopo l'8
settembre: lui peraltro
non era ancora nato. Qualcuno gli spieghi che se Hitler e Mussolini, oltre ad
avere scatenato la
seconda guerra mondiale, la avessero anche vinta, tra i due si sarebbe trattata
la amichevole
spartizione del Voralpenland e Mussolini si sarebbe tenuto il Sudtirolo e
Hitler avrebbe chiesto il
porto di Trieste, per avere uno sbocco al mare e una testa di ponte verso gli
odiati e disprezzati
Slavi. Meglio comunque che abbiano perso.
Sciocchezze molto più pericolose hanno sostenuto un ministro e
un deputato in carica. La Russa ha
detto che gli Imi (internati militari italiani) «non vollero combattere». Dopo
il peso della guerra e
della sconfitta e un armistizio molto malcondotto, l'esercito italiano si
sfasciò. Hitler catturò su tutti
i fronti circa 750.000 militari italiani e li ribattezzò Imi, mandandoli in
campo di concentramento.
Vi furono alcuni gloriosi casi di resistenza (Cefalonia, porta san Paolo). Tra i
militari catturati molti
erano meridionali che si erano trovati a nord della linea gotica e furono quelli
che più patirono nei
campi, perché non potevano avere nemmeno rapporti epistolari con le famiglie, né
ricevere qualche
pacco. Mio padre fu un Imi e quando per fortuna tornò (circa 80.000 morirono di
stenti, fatica,
freddo, fame, malattie) ci raccontò che dividevano con i meridionali tutto il
pochissimo che le
famiglie del nord riuscivano a mandare. Dal campo ci scrisse che gli avevano
sottoposto da firmare,
in cambio della liberazione dalla prigionia, un documento del quale si sarebbe
vergognato per tutta
la vita, se lo avesse firmato: chiedeva di aderire alla Repubblica di Salò e di
mettersi agli ordini di
Hitler, insomma, militarmente, il tradimento del giuramento dato, oltre al
ribrezzo per Hitler.
Centinaia di migliaia non firmarono. Sembra da sfiduciare un ministro della
Difesa che non sa
queste cose.
Quanto al presidente della commissione Difesa della
Camera, che è contemporaneamente presidente
della provincia di Salerno, (...) non riconosce il 25 aprile perché vuole
ricordare solo «gli Americani
che sono venuti a liberarci». Ancora questa favola? L'Italia di
Mussolini dichiarò guerra -tra gli altri
- anche agli Usa, che vennero a farla con grandi mezzi loro, e grandissimi guai
nostri: città
bombardate, strade, ferrovie, ponti fatti saltare ecc. Dopo l'armistizio, cioè
dopo che gli americani ci
ebbero sconfitti, ci riservarono un trattamento migliore che alla Germania in
seguito, appunto
perché in Italia c'era stata la Resistenza, vi erano numerosi politici
antifascisti e c'era il Cil (corpo
italiano di liberazione) che risalì la penisola combattendo insieme agli
Alleati. Un qualche ripassino
di storia non guasterebbe, forse rinunciando a una delle due cariche.
A questo punto anche l'idea balorda che la Resistenza sia
stata un fenomeno del nord, dovrebbe
essere stata cancellata: ci furono meridionali tra gli Imi, tra i partigiani,
nel Cil. Posso ricordare un
glorioso episodio della Resistenza, la Repubblica partigiana dell'Ossola, della
quale i comandanti
militari furono due ufficiali di carriera, che morirono ambedue combattendo e si
chiamavano Di Dio
ed erano di Avellino. Incidentalmente ricordo che la Giunta di governo
dell'Ossola cominciò a
scrivere una Costituzione e che ne fece parte Gisella Floreanini, una compagna
comunista, che fu
ministra prima che le donne avessero il voto.
Così si può ricordare, tutto in una volta: che la Resistenza è il fondamento
della Costituzione; che
ne fecero parte meridionali e donne, cosa che viene volentieri "dimenticata".
Lidia Menapace Liberazione 27 aprile 2010