IL RESIDENCE E LA PALUDE


Nei primi cento giorni scarsi del quarto governo Berlusconi,  la situazione si è fatta sempre più grave e sempre meno seria. Senza inflazionare Flaiano,  per la gravità basta osservare la realtà quotidiana del Paese,  che sprofonda nella palude di bisogni e contraddizioni, palude solcata da caimani e altre specie minori di rettili. E per la (non) serietà, invece,  basta raccontare ciò che sta succedendo nelle stanze di quello che è stato più di trent’anni fa il Palazzo pasoliniano del potere e che oggi va aggiornato in un Residence più stravaccato, incolto,  fondamentalmente amorale. I mezzi di comunicazione a partire dalla tv per lo più raccontano poco e male (e comunque strumentalizzandola politicamente)  la realtà della strada, e invece si dedicano per lo più a polemiche interne al Residence nel quale peraltro e non a caso risiedono.
Teorie di un cialtrone depresso e poco versato negli studi costituzionali?

Vediamo. Cominciamo dal primo in grado per la nostra Repubblica,  senza pelose e spesso sospette premesse sulla sua statura morale. Non ne ha né ne deve aver bisogno. Ebbene,  per giorni si è insistito “sanguinosamente” sulle polemiche a proposito del come e del se rivolgersi in forma critica al Presidente Napolitano,  tacciando chi lo faceva di “volgare intimidatore” e confondendo giudizi e osservazioni,  intemerate ed analisi. Se Grillo, avviato (ahimé in partenza con molte ragioni) sulla strada del “tanto peggio tanto peggio”, dice quello che dice di Napolitano, c’è un codice penale che difende il Presidente della Repubblica. Ma forse almeno andrebbe distinto quello che dice da come lo dice. Neppure questo.
E il Residence nel suo complesso, a partire dal Presidente del Consiglio,  si adonta contro chiunque si rivolga magari anche solo sommessamente al Quirinale per discutere del merito delle polemiche,  cioè della promulgazione del cosiddetto “Lodo Alfano”. Cosiddetto ma in modo errato. E’ovviamente il lodo-Berlusconi. Ad abundantiam cito dalla voce “non reiterabilità” del Lodo stesso, da “Il Giornale”:…Una persona non può godere della sospensione se, cessata una carica (delle quattro massime dello Stato, ndr), ne assume un’altra. Unica eccezione, il capo di governo nella stessa legislatura”. Cioè se capisco bene Berlusconi al posto di Napolitano sul Colle,  eventualmente….
Eppure molti degli stessi che si scagliano contro chi discute o critica il Presidente della Repubblica,  ripeto nei modi rispettosi previsti e dovuti,  sono fans degli Usa,  dove Bush per esempio viene fatto regolarmente a pezzi dalla stampa o da una parte di essa. Come la mettiamo?E già che ci siamo, come la mettiamo con la Costituzione americana e la sua omologa dell’Unione Europea,  che nel bilanciamento tra poteri riservano il posto più pesante proprio alla libertà di stampa, di opinione, di critica?
Per questo il trattamento riservato dalla più parte dei mass media alle “critiche” a Napolitano sembra piuttosto e involontariamente qualcosa tipo “Il Male”, quel settimanale satirico di trent’anni fa i cui pezzi e soprattutto titoli memorabili tanto falsi da parere veri (Giorgio Bocca, editoriale intitolato “L’uomo è una bestia”) fecero scambiare per uno scherzo il titolone diffuso sulla morte di Papa Luciani, Giovanni Paolo I,  avvenuta, lo ricorderete,   un po’ troppo presto…
E difatti il bell’editoriale di Scalfari di domenica su Repubblica aveva un titolo rischioso nell’ottica summenzionata,  benché condivisibile per gran parte dello scritto. Vi si citavano le prerogative del Presidente  e della Consulta, in base a quella stessa Costituzione che ultimamente ricorre spessissimo nelle cronache del Residence, nel disinteresse pressoché totale di molti tra i dannati nella palude in tutt’altre faccende affaccendati (cosucce come la sopravvivenza da bolletta alimentare ed energetica, ad esempio…).

Ora, forse andrebbe detto con chiarezza inoppugnabile come tutto, dico tutto, oggi in Italia derivi dalla politica,  o per meglio dire dalla politica sempre più politicante e affaristica e sempre meno intrisa di valori, e a tale politica politicante rimandi. Prendiamo la Corte Costituzionale,  nell’immaginario distratto e ignorante di noi per strada identificata come un arengo isolato dalle brighe. Ma scusate,  forse che come per i dieci piccoli indiani di Agata Christie anche la Gran Consulta non si è persa i membri per strada, prima quattordici (da quindici) e poi un anno fa tredici addirittura per dimissioni inedite (!!??) di Vaccarella ?Polemiche di allora: quel posto spetta alla destra,  si disse nel maggio 2007. Ma c’era il Governo Prodi. Non si sono ancora messi d’accordo da quindici mesi, anche se il mercato e sottomercato continua indefesso: ma tra chi?Tra giudici?Ma no, via, tra partiti e schieramenti. Come su tutto.
Possono rimanere in undici, è vero, ma è obiezione calcistica, anche le squadre sotto i sette non possono restare in campo…E comunque il fatto della destra o della sinistra non ci riporta anche per la magistrale Corte Costituzionale garante della suprema legalità ai soliti problemucci che ci affliggono per li rami? E’ politica quella, politica allo stato impuro, come è politico/partitica l’elezione di un Presidente, come è ovvio. Come è politica la scelta più che legittima da parte di Napolitano di firmare quel Lodo Berlusconi,  ma senza per esempio contestualmente mandare lettere di accompagnamento al Parlamento che lo raffreddassero,  oppure contestualmente rinunciare all’immunità/impunità che riguardava anche lui stesso contenuta nel Lodo promulgato di cui davvero non ha bisogno.

Nel frattempo qualche italiano un po’ più sveglio, non necessariamente antiberlusconiano ma anche semplicemente rispettoso di sé e di una democrazia ormai già più che screpolata, magari sta pensando che l’art. 3 della Costituzione che ci vuole tutti uguali davanti alla legge ha subito-come lo chiamiamo?uno scossone?- un vulnus che è forse ormai meta-costituzionale. La legge ha perso, la politica (ma ahimé quella politicante di cui sopra) ha vinto. Non ha solo vinto Berlusconi, e i corifei che sottolineano come “adesso può finalmente governare in santa pace”, ma abbiamo perso tutti.

Nel frattempo nel Residence succede di tutto: un Ministro della Repubblica attento alle Riforme, come Bossi, prima dà lo spunto a Ryan Air per farci fare la figura che facciamo in tutto il mondo con il dito medio alzato fanculando l’inno di Mameli, poi va in Romania per la prima, leggendaria fiction padana girata là grazie alla sensibilità leghista della Rai. Ma da dove viene questa sensibilità particolare, sulla fiction come sulle nomine, le veline ecc. ? Viene dalla politica che ha occupato l’ Azienda culturalmente di certo più importante del Paese, anche in negativo. Come la governa, la indirizza, vigila su di essa?Attraverso la Commissione bicamerale apposita.
Chi c’è mentre scrivo in quelle stanze dei bottoni radiotelevisivi che è Palazzo San Macuto?La Commissione con il suo Presidente dopo tre mesi di Governo?Macché,  Pannella e i radicali che meritoriamente occupano modello movimento studentesco di una volta per costringere il centrodestra a non scappare dal conclave per eleggere il Presidente della suddetta Commissione, solo perché “non piace il candidato”. Forse i giornali dovrebbero trarne le conseguenze, anche perché la delicatissima materia ha qualche cosetta a che fare con il Premier del lodo omonimo. La cosa è grave, come leggete, ma tutt’altro che seria.

Nel frattempo l’ex deputato Udc rieletto con il Pdl, Emerenzio Barbieri, dà luce e smalto al Parlamento come aveva già fatto nella precedente legislatura da autentico cavaliere pretendendo il parrucchiere gratis per le elette,  questa volta gridando “all’ingiustizia, somma ingiustizia” contro i senatori che volano in business e non in economica come i deputati e di loro hanno 700 euro in più in busta paga. E’ grave, è seria, tutt’e due o nessuna delle due?

Rimarrebbe da analizzare perché i mezzi di informazione (ma per la tv forse è già perspicuo…) paiano una riedizione involontaria de “Il Male”. Del tipo “ma ci sono o ci fanno?”. Attingiamo al meglio, dai piani superiori, visto che poi è tutto di conseguenza fino alle dipendenze da cantina, e cioè ad un editorialista prestigioso de “Il Corriere della Sera”, come il prof.  Panebianco. Prendendo spunto da come la sinistra si occupa delle varie vicende, giustizialista a senso unico, oppure amica di Bossi quando conviene ecc. , lo studioso torna sul tema dei due standard e/o della doppia morale. Temo proprio che di fondo il fondo abbia ragione. Ma il fondo non tocca il fondo, rimane lì. Perché non completa il quadro, professore?
Perché non ci dice che il contesto in cui si muove lui, i giornali e la politica del Residence che raccontano mentre nella palude solcata dal Caimano e c.  si sprofonda,  è sempre quello di Craxi del ’92? Ma sì, la famosa orazione  alla Antonio in morte di Cesare in Parlamento sul finanziamento illecito dei partiti, del “chi è senza peccato scagli la prima pietra”,  che nel silenzio generale divenne “siamo tutti colpevoli” e immediatamente dopo nella vulgata e nei comportamenti degli ultimi tre lustri “ergo, siamo tutti innocenti”: ci dica, professore,  il Paese non è forse ridotto così ben oltre (formuletta magica…) la doppia morale che attribuisce alla sinistra,  per questo clima di complicità allargata per cui l’innocenza penale ed etica è ormai una colpa politica? Tanto che chi non abbozza viene considerato “fuori mercato”, inutilmente onesto, ormai del tutto inattuale?

P.S. A proposito di sinistra,  nel frattempo la sua parte periferica,  immagazzinando il grave e il poco serio della situazione ma sempre dall’interno del Residence,  si scanna senza ironia al grido del perdente Vendola: “Così finisce Rifondazione Comunista”. Ma perché, lo decide lui?

Oliviero Beha      l'Unità  30 luglio 2008