Religione: il dogma in aula, un'ora che vale un miliardo (4)
L´insegnamento
in classe è la seconda voce di finanziamento dello Stato
Sono infinite le
diatribe legali intorno al "regalo" del posto fisso ai docenti
La Spagna studia la
revisione degli accordi con la Chiesa, in Italia non se ne parla
L´ultimo dato
ufficiale (2001) parla di 650 milioni di stipendi agli insegnanti ma nel
frattempo sono diventati più di 25000, dei quali 14mila di ruolo
L´ultima ondata di bullismo nelle scuole ha convinto il governo a istituire dal
prossimo anno due ore di educazione civica obbligatoria, chiamata Cittadinanza e
Diritti Umani, in ogni ordine d´insegnamento, dalle materne ai licei. Durissima
la protesta dei vescovi, che hanno parlato di «catechismo socialista» e invitato
le associazioni di insegnanti e genitori cattolici a scendere in piazza e
avvalersi dell´obiezione di coscienza.
Il presidente del consiglio ha risposto in televisione che, nel rispetto totale
della maggioranza cattolica del paese, la laicità dello Stato resta un valore
fondante della democrazia e l´educazione civica non è né può essere in
competizione con l´ora facoltativa di religioni (cattolica come ebraica,
islamica o luterana) già prevista nei programmi. Il premier ha aggiunto di voler
confermare i tagli ai finanziamenti delle scuole private cattoliche e non,
definiti «un ritorno alla legalità costituzionale» rispetto alla politica del
precedente governo di destra.
A questo punto forse il lettore si sarà domandato: ma dov´ero quando è successo
tutto questo? In Italia. Mentre la vicenda naturalmente si è svolta altrove,
nella Spagna del governo Zapatero, otto mesi fa. Il braccio di ferro fra stato
laico e vescovi è andato avanti e oggi il governo spagnolo studia addirittura
una revisione del Concordato del 1979. Una realtà lontana da noi. Nelle scuole
italiane, più devastate dal bullismo di quelle spagnole, l´ora di educazione
civica è abolita nelle primarie e quasi inesistente nelle superiori. Lo Stato in
compenso si preoccupa di tutelare il più possibile l´ora di religione, al
singolare: cattolica. Quanto ai finanziamenti alle scuole private cattoliche, in
teoria vietati dall´articolo 33 della Costituzione («Enti e privati hanno il
diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo
Stato»), l´attuale governo di centrosinistra, con il ministro Fioroni
all´Istruzione, è impegnato al momento a battere i record di generosità
stabiliti ai tempi di Berlusconi e Letizia Moratti.
L´ora facoltativa di religione costa ai contribuenti italiani circa un miliardo
di euro all´anno. E´ la seconda voce di finanziamento diretto dello Stato alla
confessione cattolica, di pochi milioni inferiore all´otto per mille. Ma rischia
di diventare in breve la prima. L´ultimo dato ufficiale del ministero parla di
650 milioni di spesa per gli stipendi agli insegnanti di religione, ma risale al
2001 quando erano 22 mila e tutti precari. Ora sono diventati 25.679, dei quali
14.670 passati di ruolo, grazie a una rapida e un po´ farsesca serie di concorsi
di massa inaugurati dal governo Berlusconi nel 2004 e proseguita dall´attuale.
Il regalo del posto fisso agli insegnanti di religione è al centro d´infinite
diatribe legali. Per almeno due ordini di ragioni. La prima obiezione è di
principio. L´ora di religione è un insegnamento facoltativo e come tale non
dovrebbe prevedere docenti di ruolo. Per giunta, gli insegnanti di religione
sono scelti dai vescovi e non dallo Stato. Ma se la diocesi ritira l´idoneità,
come può accadere per mille motivi (per esempio, una separazione), lo Stato deve
comunque accollarsi l´ex insegnante di religione fino alla pensione.
L´altra fonte di polemiche è la disparità di trattamento economico fra
insegnanti «normali» e di religione. A parità di prestazioni, gli insegnanti di
religione guadagnano infatti più dei colleghi delle materie obbligatorie. Erano
già i precari della scuola più pagati d´Italia. Nel 1996 e nel 2000, con due
circolari, i governi ulivisti avevano infatti deciso di applicare soltanto agli
insegnanti di religione gli scatti biennali di stipendio (2,5 per cento) e di
anzianità previsti per tutti i precari della scuola da due leggi, una del 1961 e
l´altra del 1980. Il vantaggio è stato confermato e anzi consolidato con il
passaggio di ruolo, a differenza ancora una volta di tutti gli altri colleghi.
L´inspiegabile privilegio ha spinto prima decine di precari e ora centinaia di
insegnanti di ruolo di altre materie a promuovere cause legali di risarcimento.
Nel caso, per nulla remoto, in cui le richieste fossero accolte dai tribunali
del lavoro, lo Stato dovrebbe sborsare una cifra valutabile fra i due miliardi e
mezzo e i tre miliardi di euro.
A parte le questioni economiche e legali, chiunque ricordi che cos´era l´ora di
religione ai suoi tempi e oggi chiunque trascorra una mattinata nella scuola dei
figli non può evitare di porsi una domanda. Vale la pena di spendere un miliardo
di euro all´anno, in tempi di tagli feroci all´istruzione, per mantenere questa
ora di religione? Uno strano ibrido di animazione sociale e vaghi concetti etici
destinati a rimanere nella testa degli studenti forse lo spazio d´un mattino.
Pochi cenni sulla Bibbia, quasi mai letta, brevi e reticenti riassunti di storia
della religione.
In Europa il tema dell´insegnamento religioso nelle scuole pubbliche è al centro
di un vivace e colto dibattito, ben al di sopra delle vecchie risse fra
clericali e anticlericali. Nello stato più laico del mondo, la Francia, il
regista Regis Debray, amico del Che Guevara e consigliere di Mitterrand, a suo
tempo ha rotto il monolitico fronte laicista sostenendo l´utilità d´inserire nei
programmi scolastici lo studio della storia delle religioni. In Gran Bretagna la
teoria del celebre biologo Roger Dawkins ( «L´illusione di Dio»), ripresa dallo
scienziato Nicholas Humprey, secondo il quale «l´insegnamento scolastico di
fatti non oggettivi e non provabili, come per esempio che Dio ha creato il mondo
in sei giorni, rappresenta una violazione dei diritti dell´infanzia, un vero
abuso», ha suscitato un ricco dibattito pedagogico. Ma è un fatto, sostiene
Dawkins, che «noi non esitiamo a definire un bambino cristiano o musulmano,
quando è troppo piccolo per comprendere questi argomenti, mentre non diremmo mai
di un bambino che è marxista o keynesiano, Con la religione si fa un´eccezione».
In Germania, Spagna, perfino nella cattolicissima Polonia di Karol Woytjla, il
dibattito non si è limitato alle pagine dei giornali ma ha prodotto cambiamenti
nelle leggi e nei programmi scolastici, come l´inserimento di altre religioni
(Islam e ebraismo, per esempio) fra le scelte possibili o la trasformazione
dell´ora di religione in storia delle religioni comparate, tendenze ormai
generali nei sistemi continentali.
In Italia ogni timido tentativo di discussione è stroncato sul nascere da una
ferrea censura. L´ora di religione cattolica è un dogma. La sola ipotesi di
affiancare all´ora di cattolicesimo altre religioni, come avviene in tutta
Europa con le sole eccezioni di Irlanda e dell´ortodossa Cipro, procura un
immediata patente di estremismo, anticlericalismo viscerale, lobbismo ebraico o
addirittura simpatie per Al Quaeda. Quanto ad abolirla, come in Francia, è
un´ipotesi che non sfiora neppure le menti laiche. Gli unici ad avere il
coraggio di proporlo sono stati, come spesso accade, alcuni intellettuali
cattolici. Lo scrittore Vittorio Messori, per esempio: «Fosse per me cancellerei
un vecchio relitto concordatario come l´attuale ora di religione. In una
prospettiva cattolica la formazione religiosa può essere solo una catechesi e
nelle scuole statali, che sono pagate da tutti, non si può e non si deve
insegnare il catechismo. Lo facciano le parrocchie a spese dei fedeli… Perciò
ritiriamo i professori di religione dalle scuole pubbliche e assumiamoli nelle
parrocchie tassandoci noi credenti». Messori non manca di liquidare anche gli
aiuti di Stato alle scuole cattoliche, negati per mezzo secolo dalla Democrazia
Cristiana, inaugurati con la legge 62 del 10 marzo 2000 dal governo D´Alema con
Berlinguer all´Istruzione, dilagati nel periodo Berlusconi-Moratti (con il
trucco dei «bonus» agli studenti per aggirare la Costituzione) e mantenuti
dall´attuale ministro Fioroni, con giuramento solenne davanti alla platea
ciellina del meeting di Rimini. «Lo Stato si limiti a riconoscere che ogni
scuola non statale in più consente risparmio di danaro pubblico e di conseguenza
conceda sgravi fiscali. Niente di più».
Il cardinale Carlo Maria Martini, da arcivescovo di Milano, aveva dichiarato che
l´ora di religione delle scuole italiane doveva ritenersi inutile o anche
«offensiva», raccomandando di raddoppiarla e farne una materia seria di studio
oppure lasciar perdere.
La Cei ha sempre risposto che l´ora di religione è un successo, raccoglie il 92
per cento di adesioni, a riprova delle profonde radici del cattolicesimo in
Italia. Ma se la Cei ha tanta fiducia nei fedeli non si capisce perché chieda (e
ottenga dallo Stato) che l´ora di religione sia sempre inserita a metà mattinata
e mai all´inizio o alla fine delle lezioni, come sarebbe ovvio per un
insegnamento facoltativo. Perché chieda (e sempre ottenga) il non svolgimento
nei fatti dell´ora alternativa. In molte materne ed elementari romane ai
genitori è stato comunicato che i bambini di 5 o 6 anni non iscritti all´ora di
religione «potevano rimanere nei corridoi». Prospettiva terrorizzante per
qualsiasi madre o padre. D´altra parte la sicurezza ostentata dai vescovi si
scontra con l´allarme lanciato nella relazione della Cei dell´aprile scorso sul
progressivo abbandono dell´ora di religione, con un tasso di rinuncia che parte
dal 5,4 delle elementari e arriva al 15,4 per cento delle superiori (con punte
del 50 non solo nelle regioni «rosse» come la Toscana o l´Emilia-Romagna ma
anche in Lombardia e nelle grandi città), man mano che gli studenti crescono e
possono decidere da soli.
Alla fine nessun argomento ufficiale cancella il dubbio. L´ora di religione,
così com´è, costituisce davvero un insegnamento del catechismo («che in ogni
caso ciascuno si può portare a casa con poche lire» ricordava don Milani) o non
piuttosto un altro miliardo di obolo di Stato a san Pietro?
Curzio Maltese Repubblica 24.10.07