Religione «fai da te»

Nell'apparente immobilità del grande mondo cattolico qualche cosa comincia a muoversi. Vale la pena di prestare attenzione ad alcuni segnali di novità, al di là delle mille dichiarazioni più o meno rituali che esaltano l'attuale pontefice e santificano il predecessore. Attenzione: non si tratta né di contestazioni né di critiche esplicite. Né le né le altre troverebbero posto in un mare di mass media allineati, sia quelli a firma cattolica sia quelli con firme diverse, spesso laiche se non addirittura anticlericali. Ma qualche, anche timida, forma di incertezza è rilevabile e non è poco. Qualche inizio di discussione.
La voce più autorevole è stata quella del cardinale Martini: L'Espresso, in prima pagina, sotto l'ambiguo titolo «Così è la vita» elenca i temi in discussione, dalla fecondazione assistita all'aborto, dalle cellule staminali alle adozioni, alla lotta all'Aids, alla eutanasia. Tutti temi quanto mai scottanti e con i quali la dottrina cattolica si scontra soprattutto nei paesi del terzo mondo. Qui, infatti, è noto da tempo che le prescrizioni vaticane sono in crisi. Sacerdoti e vescovi se non le contestano, spesso e volentieri le disattendono. Clamorosa la disobbedienza nel caso del preservativo per frenare la diffusione dell'Aids. Comunque, nei confronti di Martini «Famiglia cristiana» si affretta dichiarare: «Nessuna rottura, si parla solo di casi particolari».
Un altro segnale arriva dalla autorevole rivista Concilium, espressione della teologia postconciliare (esce in sette lingue; per l'Italia Editrice Queriniana). Il numero 1 del 2006 ha per titolo: «Tempo di cambiamenti? Questioni aperte». Il primo articolo: «La chiesa può cambiare se stessa».
Il Vaticano si trova dunque nella necessità di scegliere fra una rinnovata rigidità dottrinale, soprattutto in materia morale, e un certo accomodamento alle necessità imposte dai tempi. La prima posizione è oggi richiesta da tutti quei settori che invocano l'identità cattolica e lamentano una certa debolezza , un certo cedimento. Così tutta l'area dei lefevriani e non solo; anche settori dei movimenti.
Ma una larga componente di cattolici sia in terra di missione che nei paesi del vecchio mondo vorrebbero un cristianesimo più adatto ai tempi, meno legato alla tradizione.
Non sarà facile per il Vaticano mediare fra le due istanze, senza scivolare in una situazione di religione «fai da te». Proprio quel tipo di religione - religiosità - che l'autorità cattolica ha sempre condannata, ma che si sta sviluppando anche all'ombra del cupolone di San Pietro.

 

Filippo Gentiloni        Il manifesto 30/04/2006