Con il passare del tempo il pensiero del papa Ratzinger si fa sempre più
chiaro, anche se con
accentuazioni più o meno sfumate. Tesi sempre piuttosto decise, sia in
negativo che in positivo.
I discorsi più recenti negli Stati uniti hanno confermato le impostazioni
precedenti, sia quelle da
cardinale che quelle da papa. Basterebbe un confronto fra due dei discorsi
più importanti e
significativi, quello alla Sapienza di Roma (pubblicato ma non pronunciato)
e quello alle Nazioni
unite a New York.
Il punto di partenza del ragionamento pontificio è sempre lo stesso: il
disastro di un mondo che ha
perduto la bussola, che non sa più dove poggiare le necessarie certezze. Un
mondo senza un'etica
universale e assoluta. Perciò i mille e mille disastri: il papa tiene sempre
presenti in primo piano gli
sfaceli della famiglia, sotto tutti i loro aspetti. Perciò il necessario
ritorno a un'etica assoluta e
sicura, per tutti. Proprio quella - qui il discorso si fa meno esplicito ma
non assente - che al mondo
Roma può assicurare.
Si tratta di un discorso non certamente nuovo e ben radicato nella
tradizione secolare cattolica.
Un discorso che ha resistito ai tempi e alle tempeste. Il papa lo ripresenta
in termini più nuovi, più
adatti al secolo presente e alle vicende che lo hanno caratterizzato.
Non molte le contestazioni, quelle che ci potremmo attendere soprattutto dal
mondo e dalla cultura
laici.
Più forti, logicamente, quelle di matrice islamica. L'aspetto negativo del
discorso pontificio è forse
più deciso di quello positivo: la condanna del relativismo etico incontra
facili consensi.
Se tutto è incerto e discutibile è difficile impedire i disastri: difficile,
impossibile. La storia recente lo conferma.
Si è alla mercè del vincitore. È assolutamente necessaria una legge
valida per tutti e
sempre. Qui, però, le difficoltà. Quale legge e chi la può promulgare?
La risposta classica ricorreva alla
famosa «legge naturale», ma oggi questa risposta vacilla, come vacilla una
«natura» eguale per tutti
e sempre.
Un'incertezza che ha avuto inizio già da quando le grandi scoperte
geografiche avevano dimostrato
che il mondo non si riduceva all'Europa e alla eredità cristiana.
Il problema si ripropone (famiglia, matrimonio, nascita, morte, ecc.).
Il papa cerca di riproporre una legge che dovrebbe essere eguale per tutti,
quella di Roma. La sua
voce, però, si fa sempre più debole, anche se molti mass media sono disposti
a raccoglierla e
divulgarla. Molti, non tutti. Si fa sempre più strada quella libertà di
coscienza che il cattolicesimo
teme, a differenza del protestantesimo. Per Roma il relativismo è ancora,
dietro l'angolo, il pericolo
maggiore.