Razzismo la
protesta dei valdesi
Dopo la strana «euforia securitaria» dell’ultima campagna elettorale oggi siamo
arrivati alla tragica
realtà che non era difficile immaginare. I metodi auspicati o auspicabili
e spesso invocati dal
“ministro della paura” (il personaggio televisivo interpretato dall’attore
Antonio Albanese) hanno
avuto attuazione, la giostra di rigurgiti razzisti soprattutto dopo
l’approvazione del “pacchetto
insicurezza”, con tutto ciò che comporta, segue ora il suo corso: rimpatrii
forzati, respingimenti in
mare aperto verso la “democratica” Libia e ronde pseudo squadriste.
È vero che molta delinquenza trova terreno fertile proprio nel disagio sociale
delle comunità
straniere non inserite, proprio per questo si dovrebbero attuare politiche
sociali adeguate e non
politiche repressive. Invece le politiche securitarie di questi tempi
avvalorano l’idea che siano solo
gli immigrati l’unico segmento di pericolosità del nostro paese e questo lascia
molto perplessi. I
pericoli volendo sono ovunque.
Quando non basta la società civile per esprimere dissenso, vengono in aiuto le
chiese. La chiesa
cattolica che notoriamente fruisce di ampio spazio sui mezzi di comunicazione
nazionali, oltre ai
propri mezzi di informazione, ha in passato criticato il presidente del
consiglio per la sua dubbia
moralità e oggi ci viene in aiuto contestando le scelte in materia di
immigrazione. Ma non solo la
chiesa cattolica si è espressa negativamente sul pacchetto sicurezza, anche il
Sinodo delle chiese
valdesi e metodiste da poco conclusosi a Torre Pellice (To), ha voluto urlare la
sua indignazione per
ciò che il governo ha deciso di portare avanti e lo ha fatto con un documento
che esprime solidarietà
verso i migranti presenti in Italia; attuando una giornata di digiuno. Maria
Bonafede, riconfermata
per il quinto anno consecutivo moderatore della Tavola valdese (organo esecutivo
dell’Unione due
chiese), ha ricordato «la comunione vibrante di cordoglio, di invocazione
e di morale protesta» del
Sinodo per quanto sta accadendo in questi giorni, con una severa critica sui
respingimenti degli
immigrati verso la Libia. Un messaggio per tutti i credenti e non
credenti presenti in Italia. Tuttavia,
e va ricordato, la maggioranza degli italiani si dichiara di religione
cattolica, circa l’80% della
popolazione, e dunque dovrebbe vivere con estrema angoscia queste nuove leggi in
materia di
immigrazione certamente prive di afflato cristiano. Ma sembrerebbe non
essere così, malgrado
l’invito della Cei. Le chiese protestanti hanno dunque ritrovato nella
chiesa cattolica un valido
alleato dopo le battute d’arresto in materia di dialogo ecumenico ed
interreligioso contenute negli
ultimi documenti emanati dalla santa sede. Una sorta di “santa alleanza”
per portare avanti ciò
unisce e non quel che quel divide: contrastare in ogni modo questo insensato e
pericoloso pacchetto
sicurezza.
Gian Mario Gillio, direttore di Confronti, l'Unità 1 settembre 2009