Razzismo, il partito dell’odio


La storia in sé purtroppo non è maestra di vita, lo abbiamo ripetutamente constatato tuttavia, pur nella differenza dei contesti sociali e dell’evoluzione dei tempi, dagli eventi storici è possibile trarre ammaestramenti utili a valutare la nostra epoca laddove si manifestino delle inequivocabili ricorrenze. I rigurgiti di razzismo e di xenofobia che emergono con sempre maggiore virulenza e ferocia nel nostro paese trovano precedenti in altri periodi ed altri luoghi del nostro recente passato. La logica che fermenta e fomenta questa ideologie primitive e apparentate si fonda su assunti palesemente falsi, su presunzioni statistiche distorte e manipolate ma su sinistri schemi di verificata efficacia: l’uso strumentale di sentimenti diffusi come la paura e l’insicurezza già incrementate dalla crisi economica, la ricerca del capro espiatorio, la sua individuazione nello straniero soprattutto se la sua diversità è visibile ad occhio nudo, la sua criminalizzazione tout court, la spoliazione della sua dignità con il cambiamento giuridico del suo status per mezzo di leggi criminali travestite da difesa della gente per bene. Così fecero i nazisti con gli ebrei, così, mutatis mutandis si fa oggi con i rom, con i clandestini e con i rumeni o altri. Non facciamoci ingannare dalle argomentazioni ragionevoli sono solo un ipocrita travestimento delle vere intenzioni, ovvero la semina dell’odio. Un’autentica sicurezza alla quale ogni persona nessuna esclusa ha diritto può nascere solo dalla solidarietà e da un giustizia uguale per tutti. I politici che vellicano e alimentano gli istinti più bassi sanno che l’operazione paga politicamente e per questo se ne servono con cinismo. È patetico e inutile scandalizzarsi per una scritta schifosa. Il pesce puzza dalla testa.

Moni Ovadia    l’Unità 29.8.09