Razzismo: possiamo dirci cristiani?


Molti continuano a sostenere che l'Italia non è un Paese razzista. Purtroppo abbiamo continue
dimostrazioni del contrario: l'assassinio dei sei africani a Castelvolturno ci ha messi davanti a uno
specchio in cui non possiamo non guardarci. La faccia profonda del Paese ci osserva ostile e
imbronciata, spaventata di perdere privilegi anche grossolani, pronta a sfruttare la situazione con
furbizia tartufesca. Slogan del tipo «Italiani brava gente», in cui ci crogiolavamo assolvendoci dai
doveri di ospitalità, non sono più veritieri, ammesso che lo siano mai stati...
Ma provate a parlare
con un africano che vive nel nostro Paese. E' inutile ribadire teorie astratte, bisogna sentire, dalla
voce di chi le vive quotidianamente sul proprio corpo, le conseguenze di una stupida e volgare idea
del mondo che sembrava essere stata sepolta con le catastrofi della Seconda guerra mondiale.
Gli africani, anche italiani di nascita e di passaporto, raccontano storie dolorose, di esclusioni,
rifiuti, umiliazioni, sfruttamenti, paure e misere manifestazioni di razzismo conscio e inconscio da
parte dei nostri connazionali. Molti fra l'altro parlano di un crescendo minaccioso. Le due
fotografie: quella che ritrae la prostituta nera abbandonata come un cane nel corridoio di una
questura e quella del nero legato con le manette a un palo, danno una idea del clima di intolleranza
razzista che si sta innescando nel Paese.

Per fortuna ci sono italiani che reagiscono e si rimboccano le maniche per aiutare chi non ha diritti,
organizzare incontri, manifestazioni, proposte di legge. Da diversi mesi è in corso una Campagna
antirazzista che parte da città meridionali come Caserta e Napoli. Per il 4, il 5 e il 6 ottobre sono
previsti a Caserta incontri e manifestazioni, cortei antirazzisti col coinvolgimento di istituzioni
locali e nazionali. Del Comitato promotore fanno parte gruppi come il Movimento dei migranti e
dei rifugiati, la Caritas Diocesana di Caserta, l'Ex Canapificio, Casa Rut, i Padri Sacramentini, la
Cgil, l'Associazione culturale Movimento, la Cidis, l'Arci, Legambiente, l'Opera Nomadi e tante
altre associazione sia cattoliche che laiche.
Cosa chiedono? Le richieste più urgenti sono 6 e molto precise: «1) Regolarizzazione dei migranti
che loro malgrado sono ancora irregolari e che di fatto vivono e lavorano in Italia senza alcun
riconoscimento. (Basta stragi nei mari: è ora di prevedere canali di ingresso regolari e permessi di
soggiorno per ricerca di lavoro). 2) Ritiro del pacchetto sicurezza (reato di ingresso illegale, 18 mesi
di permanenza nei Centri di identificazione ed espulsione, esame del Dna per accertare la parentela,
gravissime restrizioni sul diritto di asilo). 3) Garanzia del diritto di asilo e accoglienza secondo le
direttive europee. 4) Chiusura dei Cpt. (E' scandaloso sperperare denaro pubblico per militarizzare
mari, coste e città al fine di detenere persone che non hanno commesso reati. 5) Introduzione del
diritto al voto. 6) Rafforzamento dei ricongiungimenti familiari e possibilità per i bambini nati in
Italia di ottenere la cittadinanza». Non sembrano richieste rivoluzionarie ma di puro buon senso. Per
un Paese che si dichiara cristiano cose veramente elementari. Ma siamo davvero cristiani?

Dacia Maraini      Corriere della Sera  23 settembre 2008