Ratzinger, il rammarico non basta
Il Movimento popolare
cristiano ''Noi siamo Chiesa'' si esprime sulle reazioni al discorso papale di
Regensburg
Una
profonda preoccupazione ha coinvolto in modo improvviso tutti i cattolici per le
reazioni del mondo islamico all’intervento di Benedetto XVI a Regensburg. Sono
concreti i rischi che si creino fratture a livello di massa e radicalizzazioni
destinate a creare le premesse perché il tanto paventato scontro di civiltà si
trasformi in una guerra di religione.
Bisogna cercare di superare, subito e con gesti coraggiosi, questo momento
difficile.
Davanti alla gravità dell’ora, ci sembra che, a partire dall’esplicito e
positivo rammarico espresso dal Card. Bertone e soprattutto dal Papa nel corso
dell’Angelus di domenica per le reazioni suscitate dalle sue parole (a noi parse
subito, oggettivamente, infelici e, sotto molti profili, criticabili) sia
necessario compiere passi ulteriori all’insegna di un sereno e concreto dialogo
interreligioso..
Ci sembra che il Papa e la Curia debbano compiere senza indugio atti espliciti
in grado di testimoniare che lo spirito dell’incontro di preghiera di Assisi del
1986 con tutte le religioni (e in particolare con l’islam) non viene messo in
discussione. In particolare bisogna rivedere la decisione di sopprimere di fatto
il “Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso” e di allontanare da Roma
il suo responsabile Mons. M. Fitzgerald.
Inoltre deve manifestarsi una nuova consapevolezza che le reazioni in tutto il
mondo islamico, ai nostri occhi forse esasperate ed eccessive, sono in gran
parte fondate su una approssimativa identificazione del papato e della Chiesa
cattolica con l’”Occidente” ritenuto in toto responsabile della guerra
preventiva in Iraq, della situazione in Palestina, dell’intervento in Libano e
dell’uso della forza per garantire il predominio degli interessi del Nord del
mondo.
Giovanni Paolo II era riuscito a evitare che la Chiesa cattolica si confondesse
coi protagonisti di queste azioni militari contrarie ad ogni etica umana e
cristiana oltre che allo stesso diritto internazionale.
Il nostro auspicio è che, nei fatti e nelle parole, Benedetto XVI, abbandonando
il suo silenzio o le sue posizioni diplomatiche o generiche su queste
situazioni, ed in nome del supremo valore evangelico della pace fondata sulla
giustizia, riprenda in modo esplicito la linea precedente. Ciò potrebbe anche
ridare credibilità alla denuncia concreta ed esplicita dei tanti crimini
compiuti dal terrorismo fanatico dei kamikaze e di chi li guida perché, in
questo caso, essa non apparirebbe come fatta a senso unico.
Con questa “svolta” necessaria si potrebbero creare - noi pensiamo- le premesse
per la continuazione di un dialogo vero con l’islam che trovi nelle radici
autentiche delle due religioni le tante ispirazioni che vi sono per una comune e
generalizzata ricerca, teorica e pratica, della pace nei cuori e nella politica.
*“Noi Siamo Chiesa” fa parte del movimento internazionale We Are
Church-IMWAC, fondato a Roma nel 1996. Esso è impegnato nel rinnovamento della
Chiesa Cattolica sulla base e nello spirito del Concilio Ecumenico Vaticano II
(1962-1965). IMWAC è presente in venti nazioni ed opera in collegamento con i
movimenti per la riforma della Chiesa cattolica di orientamento simile.
da AprileOnLine n.226 del 19/09/2006