Quella Carta del popolo
Una corazza contro la dittatura nata da una guerra di popolo
Ci sono due recenti dichiarazioni pubbliche del premier Berlusconi che servono a
capire il personaggio e il suo populismo: che Eluana Englaro dopo diciassette
anni di vita artificiale potesse partorire, e che i costituenti italiani del ´48
erano degli stalinisti che s´ispiravano alla costituzione dell´unione Sovietica.
Due dichiarazioni che sono la negazione dell´impossibilità umana di
sopravvivere alla morte della coscienza e dell´intelligenza, e la negazione
della dittatura come annullamento della democrazia.
Generazioni di comunisti europei hanno saputo benissimo, sin dalla sua
promulgazione nel ´36, che la costituzione staliniana era un sogno e
un´impostura per coprire la dittatura, che il socialismo reale era quello dei
piani quinquennali e della modernizzazione forzata, ma nella convinzione e nella
speranza che quello fosse il solo percorso possibile. Come Togliatti scrisse in
risposta alle critiche di Gramsci: «Dobbiamo riconoscere che l´azione del
partito comunista russo, la rivoluzione russa sono stati il più grande fatto di
organizzazione e di propulsione delle forze rivoluzionarie. Oggi questa
propulsione è ancora attiva e crescente nel proletariato mondiale, all´evidenza
è ancora attiva nelle classi operaie del mondo, nel mondo intero c´è la
convinzione che in Russia, dopo la conquista del potere, il proletariato può
costruire il socialismo e sta costruendolo».
Nella generazione dei comunisti dell´era staliniana restava cioè la profonda
convinzione che con tutte le sue deviazioni autoritarie Stalin restava nel
profondo un socialista, e che la dittatura sovietica, nonostante i suoi
spaventosi prezzi, aveva tenuta aperta la via al socialismo, come era stato
confermato dalla vittoria contro il nazismo. Siamo cioè di fronte a uno dei
grandi paradossi della storia: i comunisti europei sanno che il socialismo in un
solo paese si è trasformato in una dittatura spietata, ma pensano che sia ancora
possibile riparare l´errore di percorso, costruire un socialismo democratico.
Togliatti è il testimone politico più autorevole di questa ambiguità.
Rappresentante del Comintern in Spagna durante la guerra civile, detta i tredici
punti di una costituzione repubblicana che entrerà in vigore a guerra vinta
contro il franchismo: autonomie regionali, rispetto della proprietà e
dell´iniziativa private, e dei diritti civili, libertà di coscienza e di fede
religiosa, assistenza alla piccola proprietà, riforma agraria per la creazione
di una democrazia rurale, rispetto delle proprietà straniere non compromesse con
il franchismo, ingresso della Spagna nella Società delle Nazioni, amnistia per
tutti gli spagnoli che hanno partecipato alla guerra di liberazione. In sintesi
il progetto di rimettere assieme un paese diviso fra anarchici, socialisti,
comunisti e conservatori, un paese, si badi, dove la polizia politica stalinista
continuava ad arrestare e fucilare i nemici, presunti o reali.
La costituzione togliattiana fu naturalmente criticata sia dalla sinistra
trozkista come un tradimento della rivoluzione, sia dai conservatori come un
cavallo di Troia dello stalinismo. Ma essa resta nel 1938 come uno dei punti più
alti del rilancio democratico. Aggiungiamo che anche il cinico Togliatti si era
illuso sulla possibilità di correggere lo stalinismo: è proprio di quell´anno la
svolta machiavellica di Stalin, che cessa gli aiuti alla rivoluzione spagnola
per preparare le nuove alleanze con le grandi democrazie minacciate dal nazismo.
Sconfitto in Spagna il riformismo togliattiano ritorna nell´Italia democratica
dopo il ´45, e questa volta è l´intero arco costituzionale, dai comunisti ai
democristiani ai liberali, in un paese che ha conosciuto la ferocia nazista, a
volere una costituzione democratica, di cui Piero Calamandrei può dire "lo
spirito della Costituzione deve tradursi in questi caratteri essenziali: la
democrazia come sistema politico delle libertà, e il lavoro come sostanza di una
libertà non solo formale. In sostanza il programma dei fratelli Rosselli e del
movimento Giustizia e libertà". Il progetto spagnolo di costituzione
scritto da Togliatti deve adattarsi al mutamento della società italiana: il
partito comunista e le sue pretese egemoniche sono state fortemente
ridimensionate dalle elezioni, il primo partito italiano è il socialista seguito
dal democristiano, il peso dei cattolici nella società italiana è determinante,
e il partito comunista ne prende atto facendo approvare anche ai compagni più
riottosi l´articolo sette, cioè la conferma dei patti lateranensi che
riconoscono alla chiesa una posizione di assoluto privilegio.
Due compagni, La Noce e Terracini, negano il loro voto, ma il partito compatto
approva. E qui si chiude il mito del partito della rivoluzione o della "terza
ondata", che ancora turba i sogni del nostro premier, e che viene ripetuto sino
all´ossessione nella sua propaganda elettorale. La Costituzione repubblicana e
democratica non è nata solo da un accordo politico fra i partiti. È nata dalla
guerra di liberazione, dalla presa di coscienza che il paese era socialmente
imperfetto e antico, che l´Italia regia e fascista aveva compiuto una
modernizzazione tecnica e in parte economica, ma non aveva risolto le divisioni
sociali, restava una società divisa in cui gli operai, i contadini e in genere i
poveri restavano diversi anche nel modo di vestire, di parlare, e persino nel
pubblico passeggio, oltre che nella giustizia e nei diritti umani. La guerra
partigiana non fu una rivoluzione politica, ma come guerra di popolo, a cui
partecipavano italiani di ogni ceto, fu una rivoluzione sociale, per fare
finalmente del popolo italiano un popolo unito.
I critici della Costituzione si dividono fra quelli che la giudicano troppo
prudente e quelli per cui è troppo avanzata. È difficile però
disconoscerne i meriti, essa è stata nel dopoguerra una corazza che ha protetto
il paese da cedimenti autoritari, da ipocrisie populistiche e demagogiche, cioè
dalle tentazioni cui il nostro premier spesso cede.
Giorgio Bocca Repubblica 13.2.09